FLAVIA PICCINNI
L’ora, come un vasto fiume, trascina ogni cosa,
Il popolo dei mortali e la razza delle rose.
Renè Maran
Zobar ama l’acqua e ha due anni e mezzo. È un bambino rom, ha origini rumene ed è cresciuto a Viareggio. Anche lunedì pomeriggio era vicino Viareggio. A Massarosa, per la precisione. Era con i suoi genitori e il cuginetto a giocare nella piscina dell’azienda agricola “La Ficaia”. Lo immagino mentre si schizza con il cugino, nuota nella piccola piscina con i braccioli azzurri e bianchi, si stringe in vita il costumino verde.
Lo immagino mentre è contento, ma la cronaca mi dà torto. Perché Zobar da quella piscina non ci è mai uscito.
La ricostruzione dice che Zobar è andato insieme ai genitori a trovare i nonni, ospiti della struttura gestita da don Bruno Frediani, fondatore del Ceis, il Centro italiano di solidarietà. La ricostruzione dice che il piccolo, all’insaputa di tutti, è entrato nella piscina insieme a un cuginetto di quattro anni, nonostante l’impianto fosse chiuso e che insieme, i due, si siano tuffati da uno scivolo. La ricostruzione, la cronaca, le urla di paura, ansia, conferma spiegano poi come siano andate le cose: il più grande dei due è stato salvato da un addetto alla manutenzione, mentre il più piccolo è rimasto nascosto sotto un materassino e, quando è stato scoperto, i soccorsi si sono rivelati inutili. Ancora una volta lo spazio fra l’immaginazione e la realtà.
E adesso c’è tempo solo per i sopralluoghi, per il dolore, per le riflessioni. Al momento poi non ci sono indagati. E intanto Viareggio piange per questo piccolo bambino. A versare lacrime non è però solo la comunità rom, ma anche il comune intero che ha deciso di provvedere al funerale del piccolo che si terranno presto in Romania.
Un segno di fratellanza, di unione fra popoli. Un gesto per non dimenticare.
non solo non basta, ma è assurdo.
ahimè, non basta e non serve, flavia.
siamo sempre stati un popolo di migranti, abituati ad andare non ad accogliere