Roberto Bolle non inviterà danzatori russi nel suo spettacolo. Anche se non sono correi di Putin, anche se non sono corifei del regime. Anche “se sono senza colpa”. Essere incolpati della propria innocenza, se non ho capito male. Perché Bolle pensa che sia giusto “in un momento come questo, fare pressione sulla Russia anche in questo modo”. Persino nella danza, che è la più formidabile arte con cui il corpo si eleva e diviene suono, disegno, immagine, e a opera di uno dei suoi interpreti più illustri al mondo, la retrocessione tra gli indegni è processo inappellabile. Il salto all’ingiù verso l’abisso della discriminazione razziale (senza per questo ridurre di un grammo il peso dei crimini del governo russo) è appunto che non si discrimina in ragione del tasso di putinismo a cui imputare a ciascuno la ragione dell’esclu – sione, ma del fatto di essere russi. Perché – spiega Bolle – questo momento storico induce a fare pressioni anche di questo tipo. Se Bolle ci avesse pensato ancora un po’ si sarebbe accorto che l’estensione del suo principio produrrebbe la migrazione verso l’inferno di una moltitudine di incolpevoli. Quanti siriani, vittime di Assad, dovrebbero pagare per Assad? E quanti libici, umiliati dai ras locali, sarebbero additati come amici oggettivi dei criminali che gestiscono per mare il mercato dei profughi? E gli egiziani piegati da Al Sisi li trascineremmo sul banco degli imputati accusandoli di non aver fatto abbastanza per battere Al Sisi? E i turchi per Erdogan? Ci dica Bolle chi avrebbe potuto inv i t a r e a l s u o grande spettacolo degli Arcimboldi prossimo venturo. Un danzatore cinese, per caso? Uno coreano? Un filippino, un sudanese? Chi? Troppi sarebbero gli incolpevoli a cui dare una colpa. Una e purchessia.
da: Il Fatto Quotidiano, martedì 2 maggio 2022