Se le anticipazioni fatte filtrare saranno confermate, questo governo compirà il suo primo vero azzardo: allentare i cordoni della borsa e della legge pur di ridar fiato all’economia e agevolare la scelta discrezionale delle singole amministrazioni al momento di affidare lavori di importo anche cospicuo.
Chi giustifica l’azzardo dirà che è divenuto insopportabile osservare la stasi dei lavori pubblici, i 120 miliardi di euro (investimenti pluriennali) disponibili e non spesi, la necessità di far fronte con una cura da cavallo alla oramai esangue industria italiana.
Siamo oramai imbullonati, ogni giorno, nel commento di una burocrazia divenuta all’apparenza solo ostruttiva, delle centinaia di barriere e di codicilli che rendono impossibile una data certa per l’avvio dei lavori e, soprattutto, una data certa per la loro conclusione.
Si può contestare una verità simile?
Nessuno potrebbe. Però nessuno, se davvero dovesse essere licenziata una deregulation così imponente, può nascondere un timore, che domani potrebbe trasformarsi in una triste certezza: quanti casi di malversazioni – presunte o reali – di agevolazioni – vere o fittizie – di compromessi al ribasso, di lavori mal eseguiti, di varianti esose e ingiustificate saremo costretti a contare?
Le condizioni di efficienza e di trasparenza del nostro apparato pubblico si conoscono: sono al di sotto di ogni sospetto.
Si conoscono pure le condizioni della nostra economia, l’espulsione certa di migliaia e migliaia di lavoratori dal processo produttivo.
Queste due enormi crisi – sovrapponendosi – esercitano una pressione che spinge la nave al largo.
E’ purtroppo atteso un moto ondoso. Ed è bene che si sappia oggi.