La requisizione delle mascherine prodotte in Germania e Francia da parte dei rispettivi governi nazionali era, nei fatti, l’anticipazione di quanto fosse smarrito persino il senso di minima solidarietà europea verso un alleato storico e fondatore dell’Unione.
Un’anticipazione del disastro prodotto oggi all’economia italiana e ai risparmi dei suoi abitanti da una dissennata scelta della Banca centrale guidata da Christine Lagarde. Un Paese che sta attraversando una gravissima crisi sanitaria avrebbe da attendersi un aiuto per le sue finanze, oggi interamente devolute a sostenere gli effetti diretti e collaterali dell’epidemia da coronavirus. E invece, grazie alla Bce, agli alleati storici, ai nostri soci, a quelli che dovremmo chiamare compagni d’avventura, riceviamo una coltellata. Il tonfo della borsa di Milano non è solo uno choc di proporzioni mai viste, e non è solo un affare dei finanzieri, di chi compra e vende azioni. Quel tonfo segna il registro della nostra stessa tenuta economica. Fa bruciare miliardi a una nazione che già deve spenderne tanti per reggere la disgrazia. E’ dunque un atto di grave inimicizia. Le parole del nostro presidente della Repubblica sono eloquenti. Ci aspettiamo che l’Europa ci sostenga e non che ci intralci, ha detto.
Questa scelta sciagurata alimenterà le proteste sovraniste, darà fiato alle più disparate e cruente forme di isolazionismo, confezionerà mille e mille comizi per Matteo Salvini. E’ venuto il tempo di fermarsi. E poi di rifiutarsi di porgere l’altra guancia.