Come fosse una grande discarica, i leader politici e i loro affezionati fan svuotano nei social ogni veleno, ogni falsità, ogni elemento, vero, verosimile o dichiaratamente falso, che ne possa agevolare il consenso.
Senza internet, dunque senza la preoccupazione di ridurre il coefficiente di baggianate se ci fosse stato ad ascoltarli preventivamente qualcuno (i maledetti giornalisti?) con un minimo di sale in zucca, molte falsità e l’instillazione continua dell’odio e della paura, ce le saremmo risparmiate dai leader.
Questa crisi, per la prima volta, costringe almeno due forze politiche a misurare le parole. Ed è già un successo. Ha almeno il merito di ridurre le contumelie, di circoscrivere il fuoco delle parolacce, di inibire a due dei protagonisti della scena politica (Pd e Cinquestelle, in fase di fidanzamento) l’uso scriteriato del linguaggio. Durerà solo qualche giorno? Magari sì.
Ma è meglio di niente. In questo dirupo che è divenuto internet, anche uno spuntone di roccia a cui aggrappare la mano fa venire la speranza che non è ancora detto che cascheremo all’ingiù e ci sfracelleremo.