Mauro Corona – “C’è musica e musica. Il violoncello di Mario Brunello è carezza”. E sulle prossime elezioni: “Potrei tornare a votare a sinistra”Anche lo scrittore ( e volto televisivo) si schiera contro il concerto a Plan de Corones
“La birra traccia il sentiero, è propedeutica, è dose preparatoria, poi arriva il vino. Gradazione robusta, almeno sopra i 13 gradi. Meglio se Amarone o Barolo”.
Con Mauro Corona non ti puoi sbagliare. Ogni bisbiglio lo trasforma in tuono.
Dicono che sono alcolista, ubriacone, rozzo. Non è questa la motivazione per farmi fuori dallo Strega? Vesto male, sono arruffato.
E se fosse invidia?
Di certo cinque, sei milioni di copie vendute loro se le sognano. Loro, i lettori della domenica. Puah. Vado a bere, che sono salito in cima alla mia montagna e sono stanco morto.
Dopotutto in vino veritas.
Ho scritto un libello sulla necessità della continenza. Imparare a bere. Ma dire ai giovani che l’alcol è il demonio fa semplicemente ridere.
Lei è divenuta una star televisiva.
Funziono perché faccio il cretino con i cretini, divengo idiota con chi mostra di esserlo e parlo di letteratura con colui che è in grado di capirmi. Parlare alla pancia questo significa. Ricordarsi del bar, ad ogni ora del giorno.
Lei disarticola il programma della Berlinguer (che chiama Bianchina)
La sfotto un po’, quel tanto che lei utilmente si incavola. Bianchina è un diminutivo e mi ricorda l’amicizia con tre ragazze del paese, anche loro di nome Bianca, che noi diminuivamo.
Bianca capisce che Corona funziona e lascia fare…
Dico quel che penso senza reti di protezione. Non riduco, perché non ce n’è bisogno, non estremizzo. Parlo al bar.
Il bar oggi scoppia di polemica: Jovanotti deve o non deve suonare al Plan de corones? Rovina il silenzio della montagna, imbratta di rumore gli alberi, dice Messner.
Anch’io lo penso. Un bosco ha un’anima.
Un larice ha un’anima. Sente, vive, comunica. Lei l’ha scritto.
Non c’è solo il corpo umano. Esiste quello animico. Il bosco ha un sentimento, una identità. Un bosco vive.
Una foglia piange.
Un arbusto diventa albero, un ramo si piega o si spezza. La montagna bisogna rispettarla. E le casse armoniche di Jovanotti la percuoteranno invece. Qui non si tratta di rendere intoccabile la natura, ma di averne rispetto. C’è musica e musica. Il violoncello di Mario Brunello è carezza.
I colpi di tamburo di Jovanotti una sberla.
Sberlona.
Lei sempre così liberale, aperto alla novità, antiproibizionista doc.
Forse sono invidioso di Jovanotti, dei suoi capelli, della sua energia, della sua età. Però non mi sento di dargli ragione.
È sceso adesso dalla montagna…
Se vedesse come sto: stanco ma felice. Perciò un buon bicchiere è una grazia di Dio (se penso che mi hanno eliminato dallo Strega mi viene un nervoso. Non hanno nemmeno letto il libro, hanno voluto eliminare me).
Hanno eliminato quello che va in tv.
Parlo alla pancia.
Come Salvini. In un certo senso.
Lei dice?
In un certo senso
Ho votato Cinquestelle.
Dunque è dalla parte del cambiamento.
Mi sa che torno a votare il Pd.
E perché?
Certo non voto il partito dei banchieri, non voto quelli che hanno tolto l’articolo 18, non voto chi ha fatto il jobs act, chi parla la lingua dell’élite, non voto Zingaretti che come primo atto va a genuflettersi ai miliardi del Tav.
Dunque non vota Pd?
Però sono di sinistra e dovrei assolutamente rientrare nei ranghi.
Lo dice come se fosse un dovere.
È un sentimento, una connessione.
Però a volte, se permette, parla come Salvini.
Di lui apprezzo la crudezza del linguaggio. La politica deve servire anche a mostrare le sue nudità lessicali.
È rozzo…
Anche di me lo dicono.
Lei è un talento e loro sono invidiosi. Con la Berlinguer il martedì sera su Raitre c’è complicità.
Se mi invita io vado. Libero di dire tutto quel che mi viene in testa.
Come se fosse al bar…
Esattamente. Farsi capire, prima di tutto.
Anche Salvini parla a volte come se fosse al bar.
Ma io sono di sinistra.
Ex, l’ha tradita per i Cinquestelle.
Ora ritorno nei ranghi.
Ma se non le piace?
Votante e sofferente.
Da: Il Fatto Quotidiano, 9 aprile 2019