A Nicola Zingaretti consigliamo di trovare il tempo di andare al cinema e guardare In the same boat, che non è un film ma una illuminante illustrazione di come siamo messi e soprattutto di come staremo. Molto peggio di oggi, se può interessare. Il documentario si fa largo a fatica nelle programmazioni serali e finora – benché sia da tempo confezionato – è giunto per qualche giorno a Roma e a Milano. Rudy Gnutti, il curatore di questo bel lavoro, ha girato il mondo in lungo e in largo interrogando sul nostro futuro i maggiori pensatori e ricevendo la stessa crudele risposta: siamo sulla stessa barca, ma stiamo messi peggio di come mai avremmo potuto ritenere. La produzione cresce ma il lavoro diminuisce, anche quello intellettuale, ritenuto ora superfluo, eccedente. Il ceto medio si è fatto povero, i poveri sono divenuti poverissimi. I ricchi, ricchissimi. Per la prima volta negli Stati Uniti l’1 per cento della popolazione detiene oltre il 40 per cento della ricchezza, mentre l’80 per cento dei suoi abitanti può avere tra le sue mani solo il sette per cento di quella ricchezza. La rivoluzione tecnologica sostituisce non le braccia ma il cervello dell’uomo, supera i suoi limiti e per la prima volta travolge anche la dimensione della sua esistenza.
Se Zingaretti guarderà questo documentario, avrà ancora altri elementi per comprendere perché la paura ha trasformato il senso comune e la destra, scopertasi sovranista, ora raccoglie i consensi di chi sta peggio, mestiere che avrebbe dovuto fare la sinistra. E capirà che nonostante tutto – incredibile a dirsi – il reddito di cittadinanza è una misura di sinistra, che economisti di grande reputazione ritengono indispensabile. E soprattutto penserà che sia oggi indispensabile studiare e avviare una grande redistribuzione del reddito, e si domanderà, per esempio, perché negli anni la tassazione delle rendite finanziarie è stata ridotta del 50%. Per esempio.
Da: Il Fatto Quotidiano, 5 marzo 2019