Matteo Salvini vende la paura al mercato della politica. E’ una merce richiestissima e lui la offre a buon mercato. La paura dell’altro, la paura dello straniero, la paura del ladro, la paura di restare senza lavoro, la paura di impoverirci. La paura del futuro.
Quando Marco Lillo, che dirige la collana di Paper First, la casa editrice del Fatto Quotidiano, mi propose il lavoro che oggi è il volume disponibile sia in libreria che in edicola, non ebbi motivo per non accettare. Grazie all’aiuto prezioso di Bianca Terracciano, studiosa del linguaggio e della comunicazione non verbale, ho immaginato che Salvini potesse essere raccontato, e con dovizia di dettagli, anche solo attraverso i tweet, i post su Facebook, i video e le foto pubblicate su Instagram negli anni della sua lunga carriera politica. La relazione che il ministro dell’Interno ha con gli italiani si struttura infatti nell’utilizzo sistemico, a volte molte oltre la misura, dei social con i quali evita qualunque intermediazione.
E’ stato il suo successo, insieme alla capacità di entrare nelle viscere profonde degli italiani senza ambire a spurgarle dei cattivi sentimenti. Anzi. Matteo il Capitano, come i suoi fan lo chiamano, è divenuto il potabilizzatore della nostra coscienza sporca e il semplificatore di questioni complesse. Ogni cosa difficile nelle sue mani, meglio dire sulla sua bocca, diviene facile, semplice, persino banale. I Rom? Serve la ruspa (la ruspetta per i bambini nomadi). Non basta una ruspa a far sparire questo popolo, per fortuna. E tutti noi lo sappiamo. Ma vale, per Salvini e per coloro che in lui credono, il non detto: la ruspa è il segnale che si possono asfaltare le loro capanne, distruggere le loro roulotte e in qualche modo, non sappiamo come ma certo lo speriamo, liquidare così le loro vite. Sui migranti abbiamo visto come si è comportato: basta crociere! E tutti hanno applaudito. E davanti all’annosa questione del peso fiscale, delle tasse che ci inseguono e ci fanno ammattire, Salvini ha proposto la flat tax. Abbassarle ai ricchi per aiutare i poveri. Ancora applausi. Nessuno si è fermato un momento a pensare: ma davvero i soldi che i ricchi risparmieranno saranno fonte di gioia per i nullatenenti? A noi basta la promessa, e più grande è, ridondante è, incredibile è, più ci rende felice.
Salvini ci conosce bene, sa quali sono i nostri vizi e le nostre virtù. E vellica i secondi, nascondendo i primi. Ha però qualche buona ragione dalla sua parte. Che il libro, per chi vorrà leggerlo, elenca minuziosamente.