PIETRANGELO BUTTAFUOCO E ANTONELLO CAPORALE inviati a Campobasso
Il canino volitivo di Massimiliano Scarabeo, capogruppo del Pd al consiglio regionale, era sul punto di arpionare il lobo dell’orecchio destro di Domenico Di Nunzio, suo collega di partito, e macinarlo tutto, e poi magari pure inghiottirlo. Come manco neppure San Pietro quando stacca l’orecchio a Malco, il servo del terribile Caifa, l’accusatore di Cristo.
IL CONFRONTO svoltosi nella sala delle adunanze del Molise meno di due anni fa finì dunque a morsi e giustamente il morsicato Di Nunzio valutò che il dissidio “squisitamente politico” non dovesse esondare in tribunale. Il tempo ha fatto il resto e sia Scarabeo che Di Nunzio, con pari gioia, si ripresentano all’elettorato scegliendo, per dare soddisfazione alle esigenze del pendolarismo, le file del centrodestra.
Proprio il caso di dire: “Porgi l’altro orecchio”. I molisani hanno un particolare rapporto col tempo che passa, e se passa lento è meglio per tutti. Cosicché i loro dirigenti hanno scelto di chiamarli al voto con due mesi di ritardo rispetto alla scadenza naturale del 4 marzo.
Si vota domenica 22 aprile. Due mesi in più, due stipendi in più, tutta festa. E Vincenzo Niro, in consiglio regionale dal 2001, è chiamato affettuosamente l’onorevole Pendolo. Non mostra antipatia per l’appellativo giacché di suo ha scelto di confrontarsi con tutti quanti.
Uomo di sostanza, ha sempre vinto con chi era pronosticato vincitore. È stato nel centrodestra (2001) con Democrazia europea, passato nel 2006 con l’Udeur. Confermato da Mastella nel 2011, passato al centrosinistra nel 2013 e oggi trapassato con Popolari per l’Italia (centrodestra). Il signor Pendolo, onorevolissimo, è tra i tanti molisani che si tuffano ovunque ci sia l’acqua. Uno di loro, il più forte di tutti, si chiama Aldo Patriciello, europarlamentare di larga esperienza, che un lago si è fatto fare per conto suo. E si capisce perché.
Patriciello non è un politico, è una srl, un’azienda in transito, un governo autonomo. Patriciello è lepre e non coniglio. Sa con chi stare e chi lasciare. Lui abita a Pozzilli, ha in cura la Neuromed, la clinica che ha in cura i molisani, perché in Molise la sanità pubblica è privata, giustamente la politica ha fatto in modo che i posti letto scendessero dai duemila di un tempo ai 980 di oggi. Scomputando le cliniche, i letti assegnati agli ospedali non equivalgono a una corsia del Policlinico Umberto I di Roma. Ci si ricovera se si è fortunati, altrimenti si attende e si porta pazienza.
GIUSEPPE BIANCHI – cantante, attivista del “Forum per la Difesa della Sanità Pubblica”– indica i 500 metri che dividono l’ospedale “Cardarelli” di Campobasso dalla “Fondazione Giovanni Paolo II”, una struttura di sanità privata ben sostenuta dai soldi dell’ente regione e la misura – ebbene, sì – è proprio colma. E ancora si sente il ruggito della manifestazione del 18 maggio 2016 quando un imponente corteo contestò quei 500 metri: “C’era bisogno di fare un ospedale per chi può pagare per ammazzare l’ospedale di chi non può pagare?”. Quella del “privato accreditato” è formula onnicomprensiva. Spiega un humus e un destino. “Rosy Bindi”, ricordano gli attivisti del Forum, “da ministro della Sanità, col Molise si fece venire i capelli dritti, da presidente della commissione antimafia, perfino peggio…”.
Tutto è nel “privato accreditato”. Avendo bisogno di alleggerire il travaglio di un lavoro che stanca, il clinico Patriciello da tempo ha scelto di mettersi in proprio in politica e rifiutare il subappalto berlusconiano. Ogni cinque anni presenta un partito e si promuove rinnovandosi nel nome. C’era “Rialzati Molise” e oggi l’ha chiamato – pensiamo per puro sfizio, non volendo sospettare una cautela di marketing – “Orgoglio Molise”.
IN OGNI CASO ha lasciato che i suoi due cognati, Vincenzo Cotugno e Mario Pietracupa, sviluppassero sulle fasce laterali della transumanza i loro talenti. L’orgoglio sta con il centrodestra, candidato Donato Toma presidente. Suo alleato il fu presidente della Regione Michele Iorio, che è in politica dalle guerre puniche – ma anche prima, già con Amilcare Barca – si ripresenta pure se sa che non potrà, ancorché eletto, sedere in consiglio causa condanna. Per tenersi in allenamento, e anche per vedere che effetto fa. Essendo il centrosinistra in ambasce, perduto il cavallo di razza e presidente uscente Frattura (naturalmente ex di Forza Italia) il Pd ha chiesto a un altro brav’uomo, Carlo Veneziale, di perdere con dignità.
Domenica sceglieranno. L’attesa gara interna al centrodestra – Silvio Berlusconi che va a prendere un bagno rispetto all’onda vincente della Lega – sconfina negli equilibri del dopo. Le liste di Forza Italia sono forti, e la preferenza conta, ma il voto d’opinione già risponde a chi – cercando voti – bussa casa per casa: “Io sono ottimista”, dice Pierluigi Lepore, “il centrodestra qui vince, ma una casalinga e non di chissà quale navigata esperienza, mi ha detto: io voglio votare a Salvini!”.
Senza più le clientele, col sistema pubblico che non è più in grado di dare posti e stipendio, è un tana libera tutti.
IL PROBLEMA è che potrebbero vincere i Cinquestelle, il cui candidato presidente, Andrea Greco, che da giovane s i narra cubista, nell’età matura tronista – avvistato nel casting più desiderato, quello di Maria De Filippi – e oggi finalmente attore, è molto avanti nel gradimento collettivo. Ed è un capolavoro del contrappasso quello di ritrovare un canone di Uomini & Donne alla presidenza del Molise, la terra che ebbe epica nella Cassa per il Mezzogiorno e oggi – è lo Spirito del Tempo – nel team di Rocco Casalino.
Da: Il Fattto Quotidiano, 20 aprile 2018