Bollini, flash e tette per Silvio: voto stanco (e caos) in Italia

 

I vecchi. Alle sette e mezza, nella scuola che si affaccia sul Colosseo e che dà le spalle a quella che fu la casa di Claudio Scajola, alias Sciaboletta, l’ex ministro dell’Interno di Berlusconi che ora ha candidato suo figlio perché così fan tutti, c’è una piccola coda di capelli bianchi e bastoni. Votano sempre per primi gli anziani, i primi a svegliarsi, e i primi – insieme ai netturbini – a scendere in strada. “Fermo, non si può più!”. Il presidente di seggio afferra la mano del signore che stava per imbucare la scheda. Manco una gioia e questa forse era l’unica per noi elettori: il gesto fisico, volersi contare e soprattutto farsi contare.

Questa volta sembra invece che il voto non conti più. “Tu che dici?” “Te devo di’ pure?”. Il colloquio si spegne prima di iniziare: due berretti, lui col manifesto sotto il braccio (cercavo il Fatto ma l’edicolante ha sbagliato, e oggi me tocca leggere er manifesto), l’altro con la busta di Conad: latte, pane, tre mele Melinda. Una signora di passaggio: “Non mi vergogno a di’ che ho votato Pd”. Sembra infatti dalla circospezione con la quale in tanti volgono lo sguardo sul simbolo del partito di Renzi alla parete, che il Pd si sia trasformato in una ridotta di viziosi e non fa chic farlo sapere in giro.Continue reading

La nuova (e sconosciuta) Italia

È un’Italia nuova e sconosciuta. Sono successe tante cose e tutte straordinarie e storicamente mai accadute: la rivolta silenziosa del Mezzogiorno che ha dato a un Movimento con alle spalle una sola legislatura, una messe di voti mai raccolta da nessuno, dal 1948 ad oggi. E sempre dal ’48 non si ricordava un fallimentocosì totale della sinistra. Sommando le percentuali di quella di governo (Pd) e quelle di opposizione (LeU e Potere al Popolo) si giunge a un risultato, il 25 per cento, che è sotto di dieci punti a quella che i politologi definirono la disfatta del Novecento (Pci e Psi al 35%). Il centrodestra ha i caratteri nazionalisti con venature anche razziste della Lega che fa cappotto al Nord e si mangia quel che resta di Silvio Berlusconi.

È un voto che sancisce la fine politica di Matteo Renzi e del signor B., la fine di ogni possibilità di un grande inciucio perché i due partiti sono stati declassati a comprimari. Un risultato così netto della protesta e così vivo nelle forme in cui essa si è esplicata (voto popolare al M5S e alla Lega) si riduce, grazie ai prestidigitatori della politica a una grandiosa polpettaavvelenata. La legge elettorale, congegnata in modo che nessuno potesse avere la maggioranza, costringe al caos, anzi infila l’Italia nel caos. I Cinquestelle sono il primo partito e a chi possono chiedere i voti, con chi possono allearsi? Se guardano a sinistra è il deserto. Il Pd ridotto al lumicino esprime nel gruppo parlamentare una quota quasi assoluta di fedelissimi di Renzi, il grande sconfitto. Tutti i voti che non si ritrova il Pd sono finiti a Di Maio. E tutti i deputati e i senatori di Renzi sono i grandi nemici del capo dei Cinquestelle. Guardare dall’altra parte, allearsi con la Lega sarà altrettanto problematico. Elettorati vicini nella protesta ma distanti nelle politiche. È impensabile coniugare il reddito di cittadinanza con la flat tax, a meno che non si voglia il default immediato delle casse dello Stato. Resta una terza opzione: governo di centrodestra con Salvini premier più transfughi dal centrosinistra. Ma il risultato della Lega è così imponente e l’alleanza con Forza Italia così fragile da far immaginare la fine di una coalizione che appariva e oggi lo è solo di carta. Vi domanderete: e dunque? Già, e dunque?

da: ilfattoquotidiano.it

Il voto inutile: la capacità del Rosatellum di indebolire le scelte degli elettori

La tecnica legislativa disciplina un atto stabilendo i principi entro i quali si svilupperà il suo esito. In materia elettorale il voto, oltre che essere personale, libero e uguale, dovrebbe vedere garantita la volontà di chi lo esprime: voglio premiare tizio piuttosto che caio. Ma la tecnica può efficacemente derogare dal principio. Il Rosatellum è congegnato in modo da indebolire la forza del voto, al punto da renderlo inefficace, quindi inutile.

L’ipotesi che un partito o una coalizione produca consensi in grado di fargli ottenere una maggioranza di governo è stata minuziosamente sottoposta a una serie di misure ostruttive da renderla implausibile oltre che improbabile. Il Rosatellum dispone e teorizza il voto inutile, lo disossa di ogni vertebra costruttiva, lo dematerializza, lo virtualizza, lo rende ininfluente. Lo elimina cioè dal gioco della democrazia.

Invitare quindi al voto utile, quando la chiamata all’urna è stata progettata per essere largamente inutile, è riconducibile a una pura espressione teatrale. Andremo a votare senza la possibilità di una scelta decisiva e ci troveremo ciò che è stato previsto: l’esito inutile di una prova inutile.

da: ilfattoquotidiano.it

Gentiloni e il caos predittivo

Caro Paolo Gentiloni,

ho letto e apprezzato la cortesia usata e lo stile della lettera che mi ha inviato per illustrare la sua candidatura nel collegio uninominale di cui sono elettore.

Se è vero, come lei dice anche oggi in un’intervista al Corriere, che questo è un voto decisivo, mi spiega però perché ha proposto e fatto votare, con ben otto fiducie e contro l’impegno che aveva preso di lasciar fuori la questione dal programma di governo, una legge elettorale che invece è congegnata per non decidere, per restituire al Paese un carnevale di quasi vinti?

Persino Denis Verdini, uno che ha molti più peli sullo stomaco della criniera di un leone della savana, aveva proposto un sistema più potabile (metà dei seggi attribuiti col proporzionale, metà col maggioritario e sbarramento all’1 per cento per consentire il diritto di tribuna alle minoranze) e più concludente.

Lo so, in tanti hanno fatto pressioni su di lei, e so anche che questo sistema è stato fortissimamente voluto e concordato con Renzi, Berlusconi e Salvini, quest’ultimo bravissimo a lanciare il sasso e nascondere la mano.

Ma aveva il dovere di fermarli, di spiegar loro che l’ingovernabilità è il male assoluto. Oppure – nel caso di diverso avviso – di spiegare a noi oggi che è molto meglio l’ingovernabilità che affidare il Paese a persone che ritiene dilettanti allo sbaraglio.

Nell’uno e nell’altro caso Lei però non può invitare a evitare il caos, che è purtroppo frutto dell’inchiostro della sua penna, dell’intelligenza dei quasi vinti, della resistenza di chi non vuol mai perdere.

da: ilfattoquotidiano.it

Le colpe degli altri e la nostra asineria

Se c’è la crisi economica dobbiamo dire un grazie all’Europa. E se c’è l’emergenza sicurezza, un grazie doppio va dato agli immigrati. Se si muore in ospedale, è logico con quei medici che ci ritroviamo. E la scuola? Vogliamo parlare della scuola? Nostro figlio va male anche perché l’insegnante è isterica. Vogliamo parlare della burocrazia? È una vergogna. E le strade bucate? I binari morti? I treni fermi? Gli avvelenatori di professione? I corrotti e i mafiosi? Il merito che non c’è? I figli di papà? E gli evasori? E i matti che uccidono le mogli?

Ad oggi non è ancora purtroppo stata trovata una cura per far sì che la nostra responsabilità civile, tipo quella che assicuriamo per l’auto, risulti in capo a noi, e a noi soltanto. Se frugassimo nelle nostre tasche troveremmo le risposte che aspettiamo dagli altri. L’euro – per quanto antipatico ci stia – ci ha salvato il culo. Gli africani immigrati e disgraziati che noi trattiamo da schiavi salvano i raccolti. Le arance, le mele, le pere e perfino i cetrioli. Bella la metafora del cetriolo. Siamo sempre noi a beccarlo, vero? E se la sicurezza è quella che è prendiamocela pure un po’ con chi è pagato per garantirla e troppo spesso fa finta di dimenticarlo. Ricordiamoci che abbiamo il più alto rapporto europeo tra abitanti e poliziotti. E quando chiamiamo l’idraulico chiediamogli la fattura. E se noi siamo quell’idraulico, scriviamo sta benedetta fattura. E a proposito dell’ospedale: non dimenticare mai che tuo cugino, si proprio tuo cugino è là e sai come. E di tuo figlio vogliamo parlare? Ricordi finora quanto hai speso di telefonino per lui, quanti ne ha cambiati, quanto studia e quanti casini combina? Devo rammentarti il conto per la festa del 18esimo compleanno? Era indispensabile affittare la discoteca e sganciare tremila euro? E se le strade sono bucate, perché imperterrito continui a votare l’amico del tuo amico che è un cialtrone? A proposito: quando verrà l’ora del processo al merito – che attendi da quel dì – come la mettiamo con la tua asineria?

da: ilfattoquotidiano.it