Sulla Stampa c’è un prezioso articolo di due valenti colleghi che sono riusciti ad ascoltare la lezione di Rocco Casalino, responsabile della comunicazione del M5S, ai neo parlamentari. Elenco i passaggi decisivi: “Non vi fate fregare quando i giornalisti vi diranno: dammi una notizia che sennò vengo licenziato. Pensate sempre che il loro fine è di danneggiarci”. “Non serve a nulla parlare con loro. Serve solo a spaccarci e a dirci che siamo divisi. Non abbiamo più bisogno di giornali e tv. Riusciamo ad arrivare a milioni di persone e già nel 2013 abbiamo preso il 25% senza la comunicazione tradizionale”.
Auguro ogni successo ai Cinquestelle. Se lo otterranno significherà che l’Italia avrà goduto dei frutti del loro impegno. Auguro, insieme al loro successo, che riflettano e bene su cos’è la democrazia, cos’è l’informazione e cosa la libertà. Auguro che sappiano far buon uso della loro parola, e che siano – anche nei limiti della convenienza politica – sinceri nelle intenzioni. Perché se un giornalista dovesse rispondere per le rime al signor Casalino, oggi fantuttone a molte stelle, gli ricorderebbe che senza informazione non c’è libertà, e senza libertà resta solo la manipolazione. E che il mondo non divide i buoni dai cattivi ma purtroppo li mischia: uova, farina, latte e poi impasta. Ci sono cattivi giornalisti, vero. Ma anche cattivi dentisti, cattivi tubisti, cattivi elettricisti. E persino nei Cinquestelle, tra chi li ha votati e, temiamo, persino tra coloro che sono stati eletti, ci sono gli integri e i coccodè, i faziosi e gli impegnati. Gli onesti e i furbacchioni. Casalino, fantuttone di alto rango, ripassi la storia dell’umanità e nei due minuti di tempo libero che gli rimangono da giornate presumiamo intensissime avanzi nell’indagine: pensi a ciò che è stato, ciò che è, ciò che dice e ciò che pensa. Misurerà la distanza esatta che separa la virtù pubblica dal vizio privato e la vicinanza del male al bene, e comprenderà quando la scaltrezza si fa spocchia e la rettitudine si trasforma in dabbenaggine magari – incredibile ma vero – persino a sua insaputa.