Non è un candidato ma un paracadutato. Il paracadute è il nuovo simbolo della classe dirigente: più si è in alto nella gerarchia del potere più si aprono ombrelli di riparo affinché nessuno dei maggiorenti risulti escluso dall’elezione, fatto fuori dai giochi. Non c’è un leader finora, di nessun partito, che abbia rinunciato alla doppia candidatura, con numerosi e spassosi fenomeni di triple e quadruple esposizioni al voto finto, alla scelta che non sceglie, all’elettore che non elegge, alla conta che non conta un bel niente essendo vietata la scelta. Al massimo è concesso di votare il partito (ma con le coalizioni anche i simboli sono di carta velina). Pacchetti chiusi, prendere o lasciare. Il paracadute è dunque il nuovo vero vitalizio della politica: l’iscrizione in uno o più listini proporzionali produce – ope legis – l’elezione. Sul giornale leggete ogni mattina le cronache marziane di leader nascosti ovunque, trasferiti da Nord a Sud, celati alla vista: meno si sa e meglio è. Congiunti di forza al candidato del maggioritario, lui solo – spesso peone – a giocarsi il tutto per tutto.
Nella perfidia del Rosatellum, che promette di non far vincere nessuno, c’è anche l’odioso inganno, lo ripetiamo, di far credere libero un voto obbligato, chiedere alla gente di contare senza che la conta esista, di scegliere senza poter scegliere. In questo la nuova legge elettorale supera perfino il grado di iniquità promossa dal Porcellum che almeno nel nome mostrava il suo vero volto.
Ancora qualche ora ci separa dalla chiusura delle liste, ancora qualche ombrello da aprire, qualche altro da chiudere per il mondo nuovo che verrà. Deputati mai, solo paracadutati.
Da: Il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2018