Maddalena inciampa sui sordi

Cos’è l’uguaglianza? Maddalena Crippa, che pure è un’attrice di sperimentato talento, domenica sera ha dato prova di non saperlo. Impegnata al Teatro Nazionale nell’ultima replica del Riccardo II, ha fatto sloggiare dalle loro postazioni le traduttrici del linguaggio dei segni, impegnate a rendere possibile ai non udenti presenti in sala di seguire l’opera. “Occupavano il mio campo visivo”, ha spiegato. Arrecavano cioè disturbo al suo talento. Così mostrando di disprezzare il valore civile di quel disturbo. La Crippa ha dimenticato che stava esibendosi in un luogo che come claim ha appunto “il teatro uguale per tutti”. Bene hanno fatto il presidente e il direttore del teatro a ricordarglielo e a chiedere scusa agli spettatori non udenti che però hanno visto tutto, forse troppo.

da: Il Fatto Quotidiano, 19 dicembre 2017

Spelacchio, l’albero disabile

Già il nome, Spelacchio, ricorda quei bastardini raccolti per strada, cani senza fissa dimora, bruttini e bisognosi d’affetto. E Spelacchio, da simbolo della goffaggine della giunta capitolina che persino in botanica si è fatta bocciare, sta lentamente acquisendo una sua insospettabile dignità.
Perché Spelacchio non è solo o non è più unicamente il segno dell’incompetenza di chi ha ordinato, pagandolo profumatamente, un abete natalizio improvvisato e stanco, ma un albero colpito dallo stress del lungo viaggio dalla val di Fiemme a Roma. Fosse stato di buona e robusta costituzione, fosse cioè morto lontano dai nostri occhi, appena dopo il Capodanno, non avremmo speso una parola. Invece sta cedendo ora, agonizza in piazza Venezia, proprio davanti all’Altare della Patria. Colpisce questa disabilità che coglie la natura al pari dell’uomo. Non siamo uguali noi, non lo sono gli abeti.
Spelacchio, riposa in pace.

da: ilfattoquotidiano.it

Diritti civili e incivili: se il Parlamento con una mano dà e con l’altra toglie

Davvero non si può dire che, in tema di diritti civili, questo Parlamento e il Pd non meritino approvazione e stima. Molte sono le norme divenute leggi dello Stato e che attengono alla nostra vita, alla libera scelta di ciascuno, alla dignità che deve assistere ogni nostro passo, fino alla fine dell’esistenza. Ma sappiamo che ogni diritto – all’apparenza assoluto e pieno – sa essere diseguale. La nostra condizione economica, il nostro statussociale, la capacità di conoscere, di sapere e semmai di resistere sono presupposti essenziali affinché ogni diritto sia vero.

E questo Parlamento, che con la mano sinistra ha consegnato alla società diritti sacrosanti, con la destra ha ridotto le basi perché essi siano pienamente esercitati. Il lavoro oggi fa sempre più rima con sfruttamento, la buona salute è il risultato della ricchezza familiare, la pensione pare oramai il privilegio di una generazione. Lo spreco e la corruzione restano un indiscutibile esercizio di potere, la politica un bonus per pochi intimi, le pari opportunità un effetto ottico, persino la modernità tecnologica è nelle mani di un monopolio inattaccabile, al quale nemmeno le tasse sono richieste.

Perciò i diritti, compresi quelli di civiltà, si perdono se si è più poveri e più deboli. E questo il Parlamento non lo sa. Oppure se lo sa non lo dice.

da: ilfattoquotidiano.it

Marcello Dell’Utri martire (e forse santo)

È in corso la settimana di celebrazione per l’elevazione alla santità di Marcello Dell’Utri e un ciclo di preghiere per commemorarne il martirio. Come è noto il teologo Gianfranco Micciché ha rivelato – suffragando l’affermazione con circostanze e dati – che la Corte di Cassazione non può sostituirsi a Dio, l’unico che – in teoria – dovrebbe giudicare sul bene e sul male. Vittorio Sgarbi, autore, tra le altre mille cose, del nuovo codice penale ha spiegato, sfogliando le sue nuove norme, che il reato per il quale è stato condannato Dell’Utri – associazione esterna alla compagine mafiosa – non esiste.

Egli è in carcere non per un fatto, ma per un misfatto dei giudici che, secondo il nuovo codice sgarbiano, dovrebbero essere immediatamente arrestati. “Insopportabile” (Miccichè + altri) che Dell’Utri sia tenuto in carcere, da condannato in via definitiva, assecondando il giudizio medico del collegio peritale e non quello dei consulenti di parte. La deriva giustizialista (Sgarbi + altri) apre la porta alla tirannia di una “inaudita cattiveria” (Miccichè + altri). Contro il sopruso Berlusconi ha appena schierato le sue televisioni. Presto si spera giungerà a dar man forte la Rai. Il Pd ha intanto offerto un segnale di vicinanza votando, con alcuni suoi deputati regionali, alla presidenza dell’Assemblea siciliana Gianfranco Miccichè in persona.

da: ilfattoquotidiano.it

I capelli di Severgnini e la dichiarazione dei diritti dell’uomo

C’è un ottimo motivo perché Beppe Severgnini tenga in grande considerazione lo shampoo e si vede. Sappiamo anche che le necessità minute, come per esempio i doveri quotidiani alla toilette personale, si sovrappongono fino ad oscurare, in tema di gerarchia dei valori, istanze appena più universali.

È anche colpa della pubblicità. Perché è certo che Severgnini, e tanti italiani come lui, avranno colto – quando si sono imbattuti nel logo e nel nome della formazione di Pietro Grasso – con vivo interesse il refrain shampista, nulla potendo nella scala dei ricordi e della conoscenza la trascurabile Dichiarazione dei diritti dell’uomo (art. 1 “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”).

Se è vero che nel dopoguerra la televisione ha dato una lingua comune a un Paese disunito e con cento dialetti, è certo che di questo passo la televisione – ieri sera Severgnini era ospite di Otto e mezzo – troverà il modo per restituirlo come l’ha trovato: analfabeta. L’unica fortuna, e il dettaglio si colga nella sua giusta dimensione, è che grazie proprio a Severgnini l’appellativo shampista, utilizzato da noi maschi con feroce sessismo nei confronti di donne ritenute di debole intelletto ma di virtuose fattezze fisiche, d’ora in avanti sarà utilizzabile nella versione unisex.

da: ilfattoquotidiano.it

Terremoto di Amatrice e dintorni. Progettisti geniali

Qui è una questione di puro talento. Volendo organizzare una vita decente per i terremotati di Amatrice, Arquata e gli altri comuni del centro Italia, la Protezione civile s’è affidata a un team di progettisti di notevole levatura. Non per nulla le casette, dotate di ogni comfort e di ultima generazione, sono costate un occhio della testa, sfiorando – nel tutto compreso della realizzazione (urbanizzazione e strutture) – i duemila euro a metro quadrato.
Si è pensato, per rendere più avvincente la sfida dell’uomo alla natura, di sistemare gli scaldabagni, i boiler dell’acqua, sui tetti. Il gelo della montagna ha però purtroppo vinto il primo round. Le condotte incredibilmente si sono ghiacciate e i terremotati di Arquata sono rimasti senza acqua calda. Aspettiamo adesso una seconda prova, senz’altro entusiasmante quanto la prima: la prova neve. Sì perché le porte di ingresso si aprono verso l’esterno. Non sappiamo quante, ma certo ci sono. L’idea farà parte anch’essa del pacchetto sfida: riuscirà il nostro terremotato, quando i fiocchi toccheranno terra e si accumuleranno davanti alla porta d’ingresso, ad averla vinta sulla neve? Il team di progettisti ha valutato che oltre i 1500 metri la forza della natura può sinceramente perdere la partita davanti ai Big Jim dell’appennino. Palestrati, muscolosi, molto virili. Non è stata neanche presa in considerazione l’eventualità che nei paesi di montagna s’invecchi.
E, se proprio, cavoli loro.

da: ilfattoquotidiano.it

Ma dai, perché votare?

Ma perché votare? Al presidente della Repubblica non dispiacerebbe che Paolo Gentiloni restasse premier ancora per molto. A Silvio Berlusconi neanche. A Matteo Renzi dispiacerebbe un po’ ma, visti i tempi, terrebbe il rospo in pancia. E siamo sicuri che i Cinquestelle vogliono davvero governare? E tutti quei parlamentari di centro, di destra, di sinistra, che tra qualche settimana dovranno fare le valigie? Pensate solo a come deve sentirsi Angelino Alfano…
Per questo è stata approvata la sconclusionata legge elettorale: fare in modo che dalle urne esca non un voto ma un boh.
Primum vivere. Votare dopo, per favore. E se proprio si deve, che almeno si faccia per finta. E’ più chic!

da: ilfattoquotidiano.it

Bagnoli, la bonifica della bonifica

La bonifica della bonifica è un caso veramente unico al mondo. Tra qualche mese infatti sarà dato il via agli spettacolari lavori di bonifica dell’area dell’ex Italsider di Bagnoli, compresa quella appena bonificata. Un’opera ciclopica e straordinaria. Per realizzare il miracolo erano però già stati spesi 600 milioni di euro e impegnati venticinque anni di duro lavoro. Purtroppo Invitalia, la concessionaria pubblica che dovrà gestire la bonifica, si è accorta che i precedenti bonificatori avevano bonificato poco e male. E quindi che si fa? Si riparte con la bonifica e si inizia da dove si era appena concluso. Cosicché l’opera si perpetuerà e così serviranno altri venticinque anni, magari altri 600 milioni di euro. E chissà se poi, fatte le analisi…

Monta, smonta, rimonta.
Poi ce la prendiamo con l’antipolitica, eh?

da: ilfattoquotidiano.it

 

Il gelicidio

A prima vista era parso un nuovo reato, frutto dell’instancabile opera del nostro vituperato legislatore. Avevo infatti intuito che col gelicidio non si scherza, peggio dell’omicidio, quasi a pari merito col veneficio. Qualcosa di orribile. Poi ho compreso che invece l’espressione integra il nuovo codice militare della meteorologia, ed è imparentato con l’allerta. Tutto cambia e anche le gelate di una volta non ci sono più.

da: ilfattoquotidiano.it

Basta diritti, per i fortunati ci sono i bonus

Ora che è stato deliberato anche il bonus nonni, un aiutino al parente che assiste il patriarca in difficoltà, è stato completato l’intero arco delle generazioni e delle funzioni. Bonus bebè se nasci, bonus diciottenne se cresci, bonus scuola se insegni, bonus lavoro (gli ottanta euro, ma a certe condizioni) se lavori (ma a certe condizioni).

Tutte decisioni che prese alla lettera sono anche condivisibili. E’ la parola però a inquietare. Perché il bonus ha il sapore di una elargizione, l’una tantum che non ti assiste né ti solleva eppure riconosce le tue difficoltà. Le riconosce ma non le trasforma in un diritto universale, le tiene sospese nell’occasione del momento, pochi spiccioli e a tempo determinato.

Viviamo nella società in cui i diritti svaniscono e la vita corre sempre più sui binari della fortuna. Se siamo fortunati, se abbiamo il reddito giusto, gli anni giusti, il lavoro giusto, il nonno giusto, quel piccolo bonus è nostro. Altrimenti ne saremo esclusi e ci toccherà – da sfigati – militare nella squadra del malus.

da: ilfattoquotidiano.it