“La politica è una sostanza stupefacente”, dice lui. “Infatti noi siamo sotto metadone”, rassicura lei. Lui, il barese Francesco Paolo Sisto, e tra gli avvocati berlusconizzati il più resistente, vanesio e glamour, galvanizzato dagli eventi e dalla sorte. “C’è troppa fila alla porta di Silvio. Saremo comprensivi ma certo non possiamo accogliere tutti. C’è chi ha diritto ad avere un posto in tolda e chi – senza troppo amareggiarsi – deve accomodarsi sotto coperta. Il destino, le avversità e un pizzico di colpa lo hanno fatto giungere tardi all’appuntamento”. È iniziata l’estate dello sconforto, sono 300 i desperados in cerca di casa, i migranti economici della politica, senza tetto bisognosi di accasarsi.
“Siamo in braghe di tela ma questi sono i momenti dove chi mastica la politica capisce dov’è la trappola, dove si annega e dove invece ci si salva”. Cinzia Bonfrisco è una signora veronese ex del Biscione: “Berlusconi è come il pastore Jim Jones quando mandò felicemente al suicidio 900 suoi adepti facendogli credere che la morte fosse l’unica arma per raggiungere la felicità. Con le cifre dei sondaggi più favorevoli chi vuoi che si salvi? Lui e i famigli, la ristretta cerchia dei devoti. Ma gli altri? Dico di riflettere. Noi con Raffaele Fitto ci battiamo per un ricambio generazionale del centrodestra. Lì è la nostra storia ma lì le cose devono cambiare”.
Fino al 6 ottobre, data in cui si presenteranno le liste per le regionali siciliane e finalmente si capirà con gli apparentamenti dove sia la salvezza, i trecento migranti, parlamentari in esubero contando i cento che pure perderebbe il Pd, navigano in un mare di guai. Terrorizzati dall’idea che – di punto in bianco – del domani non vi sia nessuna certezza. L’avvocato Sisto, sicuro: “Il problema è che si sono mossi tardi, vediamo un po’ come organizzarci, magari con una quarta gamba del centrodestra”.
Cavolo, la quarta gamba? “Ma quella è una bad company, lì si sfracellano tutti”, urla Giuseppe Castiglione, alfaniano e raccoglitore di voti nella Sicilia orientale. “Dico, siamo matti? Se si va col proporzionale l’unica possibilità di ritornare in Parlamento è che Berlusconi ti piazzi capolista. Ipotesi assurda, no? Allora ti salvi solo se hai i voti. Chi starà al centro, chi resisterà con Alfano, vedrà il successo alla portata di mano. Basta essere radicati sul territorio. Angelino ha promesso che a settembre scenderemo in campo noi, il centro schiererà la formazione migliore, e vedrete quale forza saremo in grado di contrapporre sia a Renzi che a Berlusconi”.
La legione dei disordinati, dei fuggitivi non conosce il disonore ma neanche la bussola della ragione. La questione è psicologica più che politica. In Senato c’è la convinzione che il Pd sia il partito dell’astinenza: “Esatto, con loro si perde di sicuro. Guardi sono uscita adesso da una riunione con Zanda, il capogruppo. Appaiono piuttosto afflitti, demotivati, increduli che la stagione del potere sia già finita. E quindi non attraggono i nostri. A destra c’è una sorta di effetto placebo: sembra che con Berlusconi ci sia più pace che con Renzi, più serenità, più ottimismo. Sembra”, annota Bonfrisco.
Sembra? Chiedete a Simona Malpezzi, la deputata renziana appena promossa a responsabile del dipartimento scuola. Gonfia di soddisfazione il giorno prima, gonfia di dolore il giorno dopo, per via di un post su Facebook che elencava, con una dose di sgrammaticature eccessiva, lo sviluppo della formazione scolastica. “Un dispiacere, guardi… So bene che il tacer non fa mai male, quel post era una bozza non corretta, eppure sono stata oltraggiata oltre misura. La politica è cattiva, voi giornalisti non aspettate altro che azzannare il prossimo”. Anche il Pd è pieno di falsi amici: “In politica l’ipocrisia è la regina, ho fatto degli errorucci, ma insomma. Poi insegno italiano, scrivo racconti, chi mi conosce sa che non posso essere l’autrice di quegli errori. È questo tempo pieno di livore, specie nei nostri confronti”.
Chi parte? Chi resta? Renzi procede alla ripulitura del partito: altri amici, altro giro. Se Berlusconi sembra perdonare perfino Paolo Bonaiuti, leggendario portavoce negli anni del potere, Matteo lascia al largo perfino Filippo Sensi, ombra naturale fino all’anno scorso, restituisce all’amico Gentiloni i servigi di Michele Anzaldi, già a capo della comunicazione, destina alla nullafacenza la rapprensetante tv Alessia Morani.
Da: Il Fatto Quotidiano, 28 luglio 2017