Matteo Renzi ha posto il Partito democratico fuori dai confini del centrosinistra. Con lui il Pd ha subìto un mutamento antropologico e questo giovane leader, tra l’altro assolutamente legittimato dal voto degli iscritti del suo partito, dimostra di essere cresciuto in ben altre temperie. Come lui si pensi nel confronto politico non dice, dove egli si pensi non sa”. Inizia con un de profundis all’identità del partito che tuttora è l’erede testamentario della grande mamma – il Pci –il colloquio con Alberto Asor Rosa, letterato e pensatore, sulle speranze, le parole e i confini della sinistra in Italia. “Parlare dei confini della sinistra significa volermi chiedere dei confini dell’universo. È una richiesta irricevibile”.
Professore, le chiedo se la sinistra ha una ragione per continuare a vivere, un modello da emulare, un pensiero da difendere e dei volti da proporre.
Potrebbe mai darsi che io le rispondessi di no?
Potrebbe però darsi che lei spiegasse perché la sinistra trova vigore e un ruolo nella battaglia politica solo quando si affida a leader piuttosto vintage. Dapprima l’ottima performance dell’americano Sanders, poi la vitalità dimostrata da Corbyn in Gran Bretagna. In Italia chi appare più in sintonia con il linguaggio di sinistra appare Pier Luigi Bersani, non proprio un giovincello.
Buona domanda da fare a un 84enne. La più grande sciocchezza è immaginare che per rappresentare i giovani ci vogliano i giovani. Ci vogliono le idee, un pensiero accettabile: chi vuoi rappresentare, in quale mondo mi vuoi portare, e come vorresti edificarlo e poi difenderlo. Detto che anche in Germania i socialdemocratici non sono rappresentati da un ragazzo di primo pelo, la risposta è dentro il senso di ciò che è accaduto negli Usa o in Gran Bretagna. Il popolo ripone la sua stima in coloro che hanno una storia personale credibile, una reputazione inappuntabile. Si appoggia chi si ritiene essere capace di rispondere alla crisi straordinaria – che è insieme economica, culturale e civile – che stiamo attraversando.
In Italia invece la sinistra non sembra avere idee, né volti da spendere. Ma ha ancora un popolo che la voterebbe.
I volti seguono le idee. Ho appena proposto quella che ho chiamato una Costituente della sinistra, o come la si voglia definire. Si ritrovino insieme, si mettano a discutere, raggiungano un accordo su quel che c’è da fare, come farlo e soprattutto quali ceti rappresentare. Vedrà che poi il nome lo trovano.
Quali domande dovrebbero farsi?
Piuttosto direi: quali risposte dovrebbero dare? Prendano allora le grandi questioni sollevate dai grillini. Sono temi necessari per costruire una sinistra nuova. L’altroieri sera ho ascoltato per dieci minuti l’intervento conclusivo di Grillo a Genova: in che mani siamo caduti! La protesta targata Grillo è quanto di più sbagliato ci possa essere, ma le domande che avanza, i temi che affronta meritano una risposta. Ecco: una sinistra efficiente, contemporanea, attiva dovrebbe impegnarsi a dare le disposte che i grillini non sanno offrire.
E nulla proprio da fare con il Pd?
La permanenza di Bersani e compagni in quel partito sarebbe stata suicida. Il regno di Renzi fa fuoriuscire completamente il Pd dalla fisionomia della sinistra italiana. Le stesse modalità con cui attua la sua politica destano sconcerto. Prendiamo le ultime mosse sulla legge elettorale: una volta opera con Berlusconi, poi passa a un accordo con Grillo, fallito il quale gli fa ritenere opportuno lanciare un amo a Pisapia. Ma chi sei? Dove pensi di portare il tuo partito? Quale campo pensi di rappresentare?
Lei prefigura al centro della scena un solo partito, quello del Nazareno?
Alla luce degli ultimi risultati elettorali direi che il Nazareno è fuorigioco. Il centrodestra percepisce una sua rinnovata vitalità, una capacità di aggregazione nonostante tutto. Vede che il potere gli si avvicina e non intenderà spartirlo con estranei.
Dopo il suo ventennio, dopo gli scandali, le condanne, l’inadeguatezza della sua proposta politica, siamo ancora a parlare di Silvio Berlusconi, un signore ottantenne che si fa le foto con l’agnellino e attende i voti sulla sponda del fiume, senza nulla fare. Si chiama rendita parassitaria.
Sull’età le ho ricordato che sta parlando con qualcuno che vanta qualche annetto in più e non crede che sia questo il problema. Sul resto invece la questione è più seria. In una parte del Paese non si è purtroppo mai prodotto in un senso comune la condanna di Berlusconi. Egli anzi proprio in virtù (mi scusi se la parola risulta poco propizia) dei suoi peccati gode di un consenso molto largo.
Ma questa volta con Salvini e la Lega come soci di maggioranza.
La leadership affidata a Salvini o alla Meloni? Ma che sciocchezza! Sono dei gregari e tali resteranno, la pretesa di Salvini di guidare il centrodestra mi sembra irrealizzabile.
Fatta questa premessa.
E aggiunto che conterà capire quale legge elettorale avremo, perché cambia molto se sarà maggioritaria, proporzionale o un singolare ibrido, la rivincita del centrodestra è possibile e, dunque, il patto del Nazareno diviene meno visibile, meno certo.
Un sicuro trionfo per la sinistra! Quanto ha pagato secondo lei la diffusa percezione che la sua l’integrità morale fosse una speranza mal riposta?
L’esercizio del potere ha molto corrotto l’intero ceto politico. Ne hanno fatto le spese anche i movimenti che parevano dover essere meno infiltrabili, come è accaduto in taluni casi finanche con i cinquestelle. Non c’è dubbio che la sinistra paga – rispetto ai suoi competitori – in modo molto salato questa sua opacità. Bisognerebbe dare un segnale molto forte.
La sinistra avrebbe pure i voti, come ci dicono i sondaggi, ma manca dell’essenziale: chi la rappresenta?
No, no. Prima ancora bisogna che ci chiediamo: cosa rappresenta?
Da: Il Fatto Quotidiano, 14 giugno 2017