Gad Lerner: “Il nuovo Prodi è Pisapia: solo con lui si torna a vincere”

Giuliano Pisapia sarà il nuovo Romano Prodi, parola di Gad Lerner.

Non è solo questione di fisiognomica, c’è il profilo culturale la caratura morale e anche la qualità politica che mi spingono a questo paragone. È il solo che può federare, allargare il campo del centro sinistra.

Vuol dire che con Renzi si perde e con Pisapia si vince?

Giuliano non è Mandrake che arriva e spacca tutto. Ma io so che con Renzi non è certo nemmeno che il Pd esista ancora da qui a qualche mese. Ha scelto di tenere il partito in ostaggio dopo che ha perso il referendum. Lo vedo disorientato, senza un orizzonte avanti a sé e un processo di atomizzazione delle istanze e dei profili. Correnti su correnti, minoranze che si distinguono e si sovrappongono.

Ecco Pisapia che ci salva.

A Milano ha mostrato come si governa. Gentilezza e rigore. Mai dato adito a un’inchiesta, ha attraversato la città con i suoi piedi e le sue opere si vedono. Lasciatemi poi dire che Giuliano, del quale confesso un’amicizia antica e salda, è l’unico che può raccogliere il vasto campo di una sinistra delusa, dispersa, ora silente.

Ma la sua candidatura non è troppo figlia dell’élite milanese, della cintura stretta della città dove vive e lavora?

È un’obiezione ragionevole. Vedrete però che inizierà presto a girare l’Italia, viaggio che ha già in parte compiuto.

Pisapia c’è ma non si vede. Sembra sempre nascosto dietro un cespuglio ad attendere.

Non si vede perché non raccoglie folle di cronisti, non è mediatico come un Renzi. Ma è solido, portentoso nella sua cifra civile. Raccoglie simpatie ovunque ed è sempre là dove non te l’aspetti. Lo dico anche, se mi permette, per fare in modo che i lettori del Fatto conoscano il suo profilo un po’ meglio di quanto fino ad oggi non abbiano potuto. Sempre e solo a dire che è stato l’avvocato di De Benedetti, come fosse chissà cosa. A parte il fatto che quella difesa di anni e anni fa fu meritoria…

Milano gode di ottima stampa. Non è che la giudichiamo più pulita di quanto sia, più in ordine di ciò che appare?

Questo no. Milano con Pisapia ha fatto un enorme salto di qualità rispetto al passato in termini di – come posso dire – tutela del patrimonio civile, assoluta integrità e rigore nella prassi amministrativa e scelte da un punto di vista urbanistico e ambientale assolutamente positive. Pisapia non è solo figlio della borghesia milanese ma della grande famiglia della sinistra non comunista italiana. Non è un Dc né un Pci, perciò forse è amato poco…

Eppure ha mancato di dire la sua durante i due renzianissimi anni che tante divisioni hanno creato.

Accetto l’osservazione. Forse ha esagerato con la prudenza, forse il suo carattere l’ha spinto a tenersi a distanza di sicurezza.

Poteva fare di più, dire di più quando Matteo Renzi correva verso l’ignoto.

Poteva.

Ora si candida contro Renzi. Che però è il segretario di un partito con una forza organizzata notevole. Pisapia dove becca i voti?

Dimentica cosa accadde a Milano nel 2010. Il partito investì nella candidatura di Stefano Boeri col timbro ufficiale di Bersani. Pisapia scese in campo da outsider e raccolse quel che nessuno alla vigilia si aspettava.

È stato fondatore del Pd, adesso saluta la ditta.

Devo dirlo? Non so nemmeno se il Pd resisterà da qui a qualche mese e, sinceramente, non so proprio se potrei votare un partito che conservasse come segretario Renzi.

Pisapia è l’arma giusta contro i Cinque Stelle?

È un costruttore, l’unico che può federare e trovare dentro la società le energie che servono al centrosinistra per dare un governo forte. Dico no ai Cinque Stelle perché non mi pare che sia un buon affare affidare il potere a dei dilettanti.

Lerner si candida?

Per noi giornalisti la politica non è stata mai un buon affare. I colleghi che si sono candidati sono tornati poi delusi da quell’esperienza. Offro il mio libero contributo per la causa. Continuo a fare il mestiere che mi piace, ho in preparazione per Raitre sei puntate sui dipendenti pubblici. Reportage, di talk show ne ho piene le tasche.

Da: Il Fatto Quotidiano, 11 febbraio 2017

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