Napoli e le due città sempre in guerra tra turisti e paranze

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Napoli in cinque anni ha visto aumentare il flusso turistico del 10,7 per cento e il dato ancora non include la performance del 2016, eppure primeggia tra i reati cosiddetti predatori (scippi e rapine soprattutto) con un indice di 326 su 100 mila abitanti, più del doppio della media nazionale che si ferma a 145. Eppure a Napoli e nell’area metropolitana i giorni medi di permanenza dei turisti è giunta al numero magico di 3,5 giorni, al top tra le città italiane, molto al di sopra di ogni speranza e di ogni ragionevole obiettivo.

La sporcizia in senso proprio e metaforico soffoca ancora le tante Scampie, ma Napoli è più pulita di prima e non solo a via Toledo, non solo sui Decumani o in piazza dei Martiri. A Napoli la criminalità la fa da padrona con tredici clan che si dividono il territorio, centro storico compreso, e lo militarizzano asservendo persino chi è chiamato a difendere lo Stato. Eppure, se i conti hanno un senso, l’ultimo studio di due stimati professori della Federico II e della Parthenope – Giacomo Di Gennaro e Riccardo Marselli – che hanno approfondito le cifre fornite dalla Questura aggregandole, ci dicono che nel decennio il tasso criminale medio dell’a rea metropolitana, con i suoi 4426 delitti ogni 100 mila abitanti, risulta migliore di quello di Milano (9118) di Bologna (7411) di Torino (7044). Certo, altrove pesano reati come la violenza sessuale, che sotto il Vesuvio subiscono un affievolimento e mitigano gli effetti della classifica. Che comunque impressiona per la distanza che misura tra l’apparenza, ciò che percepiamo di Napoli, e la realtà.

TRA LE RAGIONI di Roberto Saviano che accusa e quelle di Luigi de Magistris c’è oggi il tema di una città che vive su due binari paralleli. “Per la prima volta – dice Isaia Sales, saggista e studioso del fenomeno camorristico – la pressione criminale sviluppa un circuito parallelo e non incrocia né arresta la voglia dei napoletani di andare avanti, di guardare avanti. Non ostruisce, non la relega più nel disonore come accadeva una volta. Questo è fatto, una cosa nuova che bisogna considerare evitando eccessi di entusiasmo ma evitando anche di strangolare la realtà”. Vero che negli ultimi quattro anni oltre a quattro ragazzi ammazzati, e la bambina ferita solo qualche giorno fa, si sono radicate le paranze, formazioni scolastiche giovanili della delinquenza. La camorra ora si prende anche l’infanzia, arruola alle elementari, ed è una triste e tragica novità.

Ma è certo che l’economia locale, mai così trascurata dal governo nazionale, vive giornate di festa, e non è solo fumo dei forni delle pizzerie. I dati sono consolidati, l’occupazione ha allargato i suoi numeri, e anche questo è un fatto. “L’economia del turismo produce anzitutto civiltà”, diceva ieri su questo giornale Maurizio De Giovanni. Perché dunque non vedere che per la prima volta le mani sono state rubate alla camorra e non viceversa. È vero: se chiedessimo quanti verbali e contravvenzioni la polizia municipale, che Saviano accusa di connivenza e collusione, ha elevato tra i vicoli di Forcella e nelle aree dove l’illegalità si fa regime, il sopruso certezza quotidiana, troveremmo la resa. Ed è anche vero che De Magistris usa nei confronti della devianza una pietas che a volte pare sotterfugio, disertando le questioni cruciali del risanamento come sarebbe un’azione di bonifica ambientale delle periferie. Ma c’è da chiedersi come dovrebbe farlo. Con quali finanze se il comune è in bancarotta, con quali presidi se neanche la polizia, neanche l’esercito riesce a dare un senso al suo compito esclusivo?

NAPOLI, prima ancora di Roma, è stata l’unica città italiana ostile a Renzi. E l’ex presidente del Consiglio le ha risposto a modo suo: commissariando le due uniche fonti finanziarie, il porto e Bagnoli. Espropriando il comune del diritto di scelta e di governo. Sarebbe potuto accadere a Milano? A Torino? A Bologna? Napoli, regina dell’illegalità, finora ha una amministrazione che non è saccheggiata dalle incursioni della Procura. Anche questo andrebbe considerato come un valore nuovo. Certo, De Magistris i suoi difetti ce li ha, e sempre De Giovanni li enumera: “Sono speculari ai suoi pregi. È onesto ma in ragione della sua integrità molto spesso diffida degli altri. È intelligente e consapevole di esserlo gli accade anche di apparire presuntuoso. È innamorato di Napoli, ma a volte questo suo attaccamento deborda e degrada nello sciovinismo”. Napoli non è risanata ma non è più ultima. Vive la doppia morale ma per la prima volta non vede solo streghe nel mare di Posillipo.

Da: Il Fatto Quotidiano, 7 gennaio 2017

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