Ci vuole talento e il presidente del Senato Pietro Grasso l’ha finalmente dimostrato. Tenendo dritta la barra del contenimento dei costi, ha fatto imputare agli orfanelli del collegio Salviati le grandiose spese che le casse pubbliche hanno dovuto sopportare per adeguare la precaria e cadente dimora destinata secoli e secoli fa ai bimbi derelitti dal cardinale Salviati, a sede per gli uffici di una cinquantina di senatori in esubero a Palazzo Madama. E così, finalmente il 29 luglio 2015 il Senato, con un contratto di transazione con gli Istituti di Santa Maria in Aquiro, la struttura – anch’essa pubblica – che gestisce il patrimonio devoluto alla cura dei deboli tra cui questo edificio in piazza Capranica, ha pattuito di non pagare alcun canone di locazione dal 1° gennaio 2018 fino al 31 maggio 2029.
EH GIÀ, undici anni gratis per recuperare il di più che il Senato ha fatto sborsare allo Stato in ragione dei lavori sopportati. Per undici anni i bimbi derelitti, i bisognosi, i disabili stringeranno la cinghia, e sul punto Pietro Grasso in persona è stato irremovibile. I fatti d’altronde non danno adito a equivoci.
Nel 2003, sotto la presidenza di Marcello Pera, il Senato affitta l’edificio. Sono tremila metri quadrati dietro il Pantheon. Ubicazione pregiata ma in abbandono. Si affitta lo stabile e si pattuisce un canone annuo di 853 mila euro oltre aggiornamento Istat per 36 anni. Nei primi 18 anni però il Senato verserà la metà, e cioè 426 mila euro, in ragione dei lavori che serviranno per rendere utilizzabile il bene. È uno sconto enorme, di circa 7 milioni e 668 mila euro. Una parte di questa cifra (4 milioni 164 mila) servirà a rendere agibile l’immobile, e l’Agenzia del Demanio ritiene che il costo della ristrutturazione (1.338 euro per metro quadrato) sia ragionevole e plausibile. Giudizio che evapora nel giro di un anno perché ai 4 milioni 422 mila che il Senato destina, si aggiungono il 20 febbraio 2004 altri 17 milioni che il ministero delle Infrastrutture affida, senza gara, a una Srl, la Carpineto Nicola Costruzioni.
La dimora dei senatori diviene “opera strategica” e ricorrendo a “particolari misure di sicurezza e riservatezza” l’ente appaltante, cioè il Provveditorato alle Opere pubbliche all’epoca retto dal già noto Angelo Balducci, affida intuitus personae. Totale parziale, 21 milioni 456 mila euro. Costo di ristrutturazione al metro quadrato senza gli arredi pari a 7.152 euro.
La dependance del Senato inizia a prendere la forma di uno sceiccato. Rubinetti d’oro, porte di castagno pregiato, parquet dell’Amazzonia, ceramiche soffiate, armadi basculanti, poltrone di pelle umana, luci psichedeliche, ascensori supersonici? Cosa mai ci sarà in questo bellissimo immobile? Mentre i giornali iniziano a incuriosirsi del fatto che gli orfanelli sono stati buttati in strada e il Collegio è divenuto altro e fioccano gli articoli di denuncia, il presidente del Senato prende in mano le redini della questione. Il 27 dicembre 2013, due giorni dopo Natale, quindi in emergenza assoluta, invia una nota all’Istituto proprietario nella quale comunica intanto di sospendere i pagamenti dei canoni di locazione intimando la proprietà a voler prendere in esame l’ipotesi transattiva: cioè offrire l’immobile in uso gratuito. “Ospite non pagante!”, ha detto scandalizzata, e giustamente, Olivia Salviati, erede del cardinale che aveva destinato l’edificio ai poverelli d’Italia.
Qui c’è tutto l’enorme talento di cui dà prova il presidente Grasso perché fa risalire alle tasche degli orfanelli il comfort dei colleghi senatori. A nessuno viene in mente di incuriosirsi dell’enorme costo dei lavori, di cosa sia stato fatto per davvero, dell’identità della ditta appaltante.
Non c’è la Raggi di mezzo, che ancora deve giungere al soglio del Campidoglio, e quindi non c’è ragione perché l’Anac di Cantone s’in – trufoli nei dettagli, e non c’è motivo perché il Senato mandi alla Procura della Repubblica le carte di un appalto che lo riguarda e che odora di marcio lontano un miglio, non c’è Corte dei Conti che approfondisca il quadro di un possibile, enorme danno erariale. Tutto perfetto, e a norma di legge!
Nel solenne Consiglio di presidenza del Senato si statuisce che sono gli orfanelli a doversi far carico del tempo impiegato per portare a compimento i lavori, circa otto anni, e a sopportare le spese faraoniche impegnate per dare una poltrona ai 50 senatori. Tutte le spese, che adesso raggiungono la vertiginosa cifra di “circa” 26 milioni di euro (circa!!! così scrive il Senato), e dunque un costo a metro quadrato della strabiliante somma di 8.666 euro, devono essere partecipate da Isma, l’Istituto che cura le anime derelitte. Quindi: 7 milioni 683 mila euro come sconto per i primi 18 anni di locazione, più altri 9 milioni 390 mila, per gli anni nei quali il Senato sarà ospite non pagante. Totale 17 milioni 73 mila euro a carico dei poveri e in favore dei ricchi.
MAGNIFICO lavoro da parte di Pietro Grasso che il 29 luglio 2015 fa sottoscrivere al l’Istituto il contratto di transazione. A nome degli orfanelli firma il presidente Massimo Pompili, ex deputato del Pds, sulla scorta di un parere del segretario generale dell’ente di carità, Sergio Basile, consigliere della Corte dei Conti fuori ruolo a cui il presidente della Regione Lazio Zingaretti, nella qualità di vigilante (sic!), si era rivolto per far quadrare, per l’appunto, i conti. Basile relaziona entusiasta al consiglio di amministrazione: “L’apprezzato ed essenziale intervento diretto del presidente del Senato ha così determinato che si addivenisse, attraverso una serrata ma sempre rispettosa dialettica tra gli Uffici, alla stipula del contratto transattivo da cui certamente Isma ha tratto un oggettivo rilevante vantaggio economico con un arricchimento del proprio patrimonio immobiliare di circa 22 milioni di euro”.
Ridere prego.
Da: Il Fatto Quotidiano, 27/12/2016