La montagna non è un muro e le vie di fuga sono infinite, le brecce e i trapassi da un pendio all’altro rendono i confini di carta e il viaggio una promessa mantenuta. La migrazione per Erri De Luca è decisione insieme dolorosa e mirabile, la vita che acchiappa la vita anzi la rincorre e la cerca ovunque finché la trova e le pagine di questo suo ultimo libro sovrappongono il viaggio fisico, il dolore e la necessità di fuggire perché l’acqua è più sicura persino della terra, a un altro metaforico che è l’approdo fantastico, i luoghi della mente dove l’arte ci conduce.
DE LUCA riunisce nella sua La Natura Esposta (Feltrinelli) i propri antichi interessi culturali (lo studio delle scritture sacre, il senso del Crocifisso) e quelli più propriamente politici (l’esodo dal sud al nord del mondo, la povertà che rincorre e mai trova la pace e la ricchezza, la guerra che insegue i nostri giorni e ci porta paura). Lo fa attraverso l’esperienza e la vita di uno scultore montanaro chiamato dapprima a condurre verso la salvezza corpi spaventati e indifesi e poi, per incarico di un prete, a restaurare una statua di marmo, toglierle il panno – pietoso senso del pudore – e riportarla alla nudità senza compromettere la forza divina, il senso religioso di quel gesto.
Corpi di carne e corpo di marmo. I primi che assediano la montagna e la superano, il secondo che giace inerme eppure dà ansia, suggestione, persino erotica, a chi è chiamato a denudarlo.Continue reading