È sbucato dal computer di Francesca Archibugi, regista intimista, il tweet della trasgressione: “Mi pare che quelli orientati al Sì al referendum non si espongono per non essere mangiati vivi da destra e da sinistra”. Esponendosi quel poco che si è inteso non ha approfondito per non correre rischi ma ha certo scagliato la pietra nella direzione indicata da Fedele Confalonieri qualche giorno fa: “Oggi fa fino votare No. Come al tempo della Dc quando sembrava che nessuno la votasse”.
L’evocazione della maggioranza silenziosa, cappelli oltre la linea degli occhi per mimetizzare la cornice del viso e bocche cucite per il timore del nemico (“Zitto, il nemico ti ascolta!”) è tale che alcuni followers della Archibugi si sono fatti coraggio e hanno iniziato a confessare. Uno, si fa chiamare Matt e forse è un pensionato di Forlì che combatte sotto copertura, le ha spiegato nella sofferta discussione che ne è seguita: “Con amici e conoscenti non mi espongo. Grillini e sinistra estrema son pronti con risposte a memoria”. La paura di esporsi per il governo e il suo capo è una novità di cui lo staff renziano dovrebbe prendere urgentemente nota. Perché il silenzio stride con il lifestyle di Matteo, il rumore della sua presenza, lo spaccio quotidiano delle sue parole e del suo ottimismo. Come sia stato possibile in soli due anni ritornare alle abitudini democristiane sarebbe questione da approfondire. Ma il timore serpeggia e solo alcuni coraggiosi, come la scrittrice Elena Stancanelli, si ribellano al clima di terrore che le agita: “Io voto Sì e adesso sbrana temi”, ha detto, e qui l’audacia l’ha avuta vinta.
In effetti la somma aritmetica dei vip che dichiarano il No al referendum costituzionale è maggiore di coloro che invece ammirano le ragioni del Sì. Bisogna dire che per il campo della maggioranza si è schierato un big, Roberto Benigni, che sulla Costituzione (la più bella del mondo, eccetera) ha innestato la sua arte e l’ha fatta decollare verso vette altissime e dunque il corto circuito che poi ha provocato è stato tremendo. Al punto che Carlo Verdone è rimasto terrorizzato: “Uno dà un giudizio e si scatena l’inferno, vedi Benigni. Io vorrei starne fuori”, e ha chiuso la bocca.
Che il Sì abbia tifosi più prudenti e silenti è l’auspicio di Renzi. Non è più il tempo garibaldino del grande Eduardo che in “Questi fantasmi” dal balcone di casa invitava al voto. Ora è pericoloso. Infatti Fiorello diligentemente se l’è cavata con un Forse, scegliendo la mediana del Nì. Ed è un caso che Jovanotti, dal quale si attendeva il propellente pop per dare al Sì quello scatto di reni, ancora non si è visto in campo.
La paura è di finire fregati come Gianni Morandi che si è scusato per essere andato al supermercato di domenica. Gianni è italiano vero e siamo sicuri che si sarebbe scusato ugualmente se, mettiamo il caso, le foto che si fa scattare in ogni dove e poi pubblica su Facebook, lo avessero immortalato, sempre di domenica, su un treno o, per dirne un’altra peggiore, nella hall di un albergo all’atto di consegnare al fattorino domenicale la valigia. Non si fa.
E non si dice Sì. Bocche cucite e cuore in tumulto. Il 5 dicembre faremo i conti.
Da: Il Fatto Quotidiano, 11 ottobre 2016