LA RINASCITA della discussione sul Ponte dello Stretto è la perfetta anteprima di questo libro. Perché il Ponte, usato soltanto per mischiare le carte della ragione e della logica, serve a far capire che del Sud non frega più niente a nessuno. Appendice oramai stanca e afona, terra che non è più nemmeno di conquista ma soltanto linea di confine tra chi conta e chi no, chi esercita diritti e avanza pretese e chi assiste da sconfitto alla vita che scorre. I tremila chilometri che Carlo Puca ha compiuto dentro il reticolo delle vergogne ma anche delle mirabilie di cui il Mezzogiorno è custode e testimone, sono la via maestra che completa la carta d’identità di chi si è reso responsabile dell’omicidio. Il Sud deve morire (Marsilio) è titolo adeguato, giusto, perfino prudente. I luoghi visitati, e sono tanti i paesi e le città, gli episodi e le malversazioni prese in esame, rappresentano la scena, il teatro del crimine. La forza di un saggio sta nel documentare i fatti ed essere inesorabile ad indicare i motivi, le responsabilità, i nomi e i cognomi. Quello di Puca è un compendio mirabile, anche se scabroso, di ciò che accade quando la responsabilità annega in mare e giace, come quei corpi di migranti che tentano di raggiungere Lampedusa, tra i fondali incustoditi della nostra smemoratezza.
Da: Il Fatto Quotidiano, 5 ottobre 2016