Dal momento che in politica non contano i fatti, figurarsi le parole, la ministra per le Riforme e per i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi è riuscita due giorni fa, in un’intervista a La Stampa, a superare i limiti della ragione e della logica. Ha infatti detto, senza curarsi non solo della memoria ma dei divieti che la nostra e anche la sua intelligenza può infrangere, che la legge elettorale, il cosiddetto Italicum, potrà essere cambiato dal Parlamento.
La ministra ha dimenticato che non solo è sua la firma politica sul testo ma per la sua bocca la legge elettorale è stata fatta oggetto della richiesta di fiducia al Parlamento da parte del governo. La fiducia è quell’istituto a cui l’esecutivo fa ricorso quando ritiene la propria esistenza legata indissolubilmente all’approvazione di uno specifico e cruciale provvedimento.
E perché la legge ora può essere cambiata? Perché la giudica pericolosa nella iniqua distribuzione dei seggi, nel diverso peso che il voto dei singoli cittadini produce a seconda che scelgano questo o quel partito, nell’esagerato premio di maggioranza che si affida a chi si piazza primo anche non raggiungendo il trenta per cento dei consensi?
Nient’affatto. La legge si cambia per due considerazioni. La prima è tattica: trascinare al Sì al referendum la riottosa e corposa minoranza del Pd. La seconda, strategica, è che i sondaggisti hanno previsto la vittoria dei 5Stelle con l’Italicum. Si sono fatti la legge e ora rischiano persino di non vincere! Questo a luglio, perché a settembre le cose potrebbero essere già cambiate e chissà, la Boschi, di fantasia in fantasia, potrebbe anche prevedere e proporre, in una nuova mirabile intervista, una validità mensile dell’Italicum, proprio come l’abbonamento all’Atac. Se c’è pericolo che si perda la cambiamo a ottobre. Tanto poi viene novembre…
Da: Il Fatto Quotidiano, 8 settembre 2016