AAA Avviso pubblico per Amatrice e dintorni. I guai seri, quelli grossi, ancora non sono in vista. Oggi sembra che il dolore ricevuto dalla morte e dalla distruzione non abbia eguali. Eppure quando il lutto si attenuerà e l’emozione inizierà a svanire, quello sarà il momento di stare all’erta. Perché il pericolo più grande nascerà appena si farà il conto dei danni, dei soldi da richiedere. I soldi, il gran fiume dei finanziamenti pubblici che sta per defluire verso il Reatino, rischiano di essere gli effetti collaterali e negativi del terremoto.
La ricerca etnografica più approfondita è stata realizzata dall’Osservatorio sul dopo sisma della Fondazione Mida in collaborazione con l’Università di Bergamo. È durata otto mesi e ha indagato a fondo le relazioni e la condizione civile di un paese, Caposele, in provincia di Avellino, completamente ricostruito dopo la distruzione avvenuta nel 1980 a seguito del terremoto dell’Irpinia.
Teresa Caruso ha firmato la ricerca. Quando è andata laggiù?
Nel trentennale del sisma. Quando cioè la ricostruzione era più che completata, il dolore sedimentato, e quel terremoto oramai un ricordo.
E cosa ha trovato?
Anzitutto un perenne rimbalzo tra presente e passato. Ogni domanda che rivolgevo riceveva una risposta a elastico. Le considerazioni sul presente e sul futuro, la nuova vita, la nuova casa, rimandavano a quella terribile sera, ai morti, alle pietre.
Ad Amatrice c’è tutto un fermento per fare il prima possibile e ricostruire il paese dov’era e com’era.
Il dov’era e com’era è un refrain che corre tra tutte le popolazioni colpite. È il primo impegno che credo non verrà soddisfatto. È poco più che un sentimento, un proponimento che cozzerà con la realtà dell’adeguamento abitativo.
Adeguamento abitativo?
La normativa per la ricostruzione contiene, come è giusto e ragionevole, un limite entro il quale il finanziamento coprirà totalmente la nuova casa. Si fisserà un tetto e si dirà: una famiglia di quattro persone dovrà vedersi ricostruita un’abitazione – faccio un esempio – di almeno 90 metri quadrati. Ci sarà chi ne aveva di più, e quel surplus rispetto al limite andrà a far parte di ciò che si chiama “accollo spesa”. Devi impegnare le tue risorse per ritrovare l’ampiezza dell’abitazione che possedevi. Però ci sarà chi aveva di meno e dovrà ottenere spazio pubblico per vedere soddisfatto il proprio diritto.
Le case si restringeranno o si amplieranno. Cosicché le cubature precedenti non rispecchieranno la nuova modulazione.
Esatto. Un gonfiamento e uno sgonfiamento. Strade più corte o più lunghe, mediamente più larghe. Zone di nuova edificazione. Chi lascerà il paese e chi resisterà. Soldi che andranno altrove e i soldi saranno purtroppo il cuneo che dividerà le famiglie, renderà nemico chi per una vita ha preso il caffè insieme.
La sua ricerca dice questo?
Nel lavoro ci sono i risultati di un sondaggio di massa, avanzato in forma del tutto anonima per tentare di ricevere risposte credibili e sincere. Ricordo frasi, giudizi che illustrano bene quella condizione di nuova ostilità.
Per esempio?
Una per tutte: “I soldi ci hanno imbarbarito, così tanti e così in breve tempo. Siamo tutti più cattivi. Ognuno ha pensato ad accaparrare più ricchezza”.
Siamo tutti più cattivi. È tremendo.
È il frutto di una corsa a una fraintesa età dell’oro. Chiedere, chiedere sempre e giustificare la richiesta col lutto, il dolore subìto, e avanzare sempre nuovi bisogni. Il terremoto è come una grande guerra e conduce, per un periodo, tutti alla povertà.
Eppure la ricostruzione produce case più ampie, generalmente più comode oltre che più sicure.
Eppure il miglioramento abitativo mi è stato segnalato come effetto principale e più rilevante solo dal 39 per cento degli intervistati.
Come se i soldi avessero avvelenato anche la realtà.
Una piccola comunità che si trova a essere destinataria di ingenti risorse, spalmate in un periodo tra l’altro assai breve, subisce tracollo. Sbanda, si divide e troppo spesso si disperde. Perciò Amatrice deve conoscere a menadito gli effetti collaterali del sisma, quel che può accadere di brutto e avanzare tra i soldi con coscienza ma soprattutto con prudenza.
Da: Il Fatto Quotidiano, 3 settembre 2016