Molti muscoli e niente paura. Bisogna dire che l’uomo è proprio di questo tempo: ama il calcio, ha il cranio rasato, indossa la felpa con su scritto il nome di Amatrice. Sergio Pirozzi, allenatore del Trastevere, sindaco e voce del terremoto amatriciano, sta nutrendo i telespettatori del suo slang rudimentale e super pop. Al microfono della Rai, nella sua prima intervista: “Barcollo ma non mollo”.
DA ALLORA l’eccitazione degli inviati per averlo in voce è salita di parecchio, cosicché anche la considerazione di Pirozzi per se medesimo è andata lievitando. “Il mio popolo sa che il suo capo è ferito, ma non cede né scappa”. Il Capo, cioè lui. Di più: “Ho detto a Renzi che sarebbe il caso di indossare una felpa con su scritto Italia”. Due sere fa al ministro dell’Interno. “Avete operato bene” e Angelino Alfano lo ha ringraziato con devoto sussiego. “Il popolo della felpa” si chiama il suo gruppo su Facebook e di destra sono le sue simpatie politiche. Gianni Alemanno gli è andato subito a far visita, Il Secolo d’Italia lo accudisce e Il Tempo ammonisce: Giù le mani da Pirozzi. Non c’è problema, il sindaco non tentenna: “Se mi arriva un avviso di garanzia? Atto dovuto, ma me ne frego”. Se ne frega. La ricostruzione deve passare per le sue mani e per quelle dell’ufficio tecnico. Il Comune di Amatrice si troverà a essere indagato e a indagare. Singolare condizione di ente propulsore e attuatore delle misure anti scossa e soggetto destinatario delle attenzioni della Procura per i mancati adeguamenti sismici. “Il Comune di Amatrice si costituirà parte civile perché è parte lesa”, ha detto e nel modo più sbrigativo possibile a proposito della scuola del paese alla quale 700 mila euro di finanziamento pubblico non sono bastati per restare in piedi. Non volendo perdere tempo e avere fastidio per domande inutilmente curiose, giacché “devo pensare ai miei fratelli e non rispondere ai magheggi, lei è un mago che sa cose che io non so”.
AMATRICE, classificata come area ad alto rischio sismico, è terra tremula per eccellenza e in questi anni di ogni terremoto ha conosciuto il rombo. Perciò le sono stati concessi in tempi successivi alle scosse che colpirono prima l’Umbria (1997) poi L’Aquila (2009) finanziamenti per adeguare strutture pubbliche e private. 700mila euro alla scuola, 568 mila per alcuni edifici privati, due milioni per l’ospedale, e ancora, sembra, altri quattro milioni disponibili ma non spesi.
Proprio sulla scuola primaria la teoria del sindaco di aver fatto le cose in modo giudizioso è andata piegandosi al dubbio. Il cartello comunale affisso al tempo dell’inaugurazione delle opere segnalava che l’edificio avesse subìto, in meno di tre mesi, “sontuose opere” di miglioramento e abbassamento della vulnerabilità sismica. Opere sconosciute però all’impresa esecutrice conservata al Genio civile a Roma sia quella custodita nella sede della Provincia di Rieti. Da quest’ultima, si apprende, emerge un altro elemento utile. Il sindaco di Amatrice aveva chiesto e ottenuto di poter essere “ente appaltante” per poter accelerare l’esecuzione dei lavori sulla scuola. Nell’estate 2012, ormai prossimi anche alla tornata amministrativa, ha accelerato i tempi per poter riaprire l’istituto a inizio anno scolastico ma per riuscirci ha dovuto utilizzare parte dei 500 mila euro destinati al Comune dal Provveditorato senza aspettare lo stanziamento dedicato di 200 mila euro da parte della Provincia. Nel luglio 2016, quindi un mese prima del terremoto, ha ricordato alla Provincia di mandargli i fondi mai ricevuti per poter rendere esecutivo un secondo appalto sulla scuola, ma l’ente gli ha risposto che non poteva dare seguito alla sua richiesta perché non aveva rendicontato l’avanzamento dei lavori. Questo quanto ricostruito dall’ufficio tecnico e che ora sarà approfondito dai magistrati. Dal canto suo il sindaco di Amatrice, assistito gratuitamente dall’avvocato Mario Cicchetti di Rieti, ha chiesto l’incidente probatorio.
Da: Il Fatto Quotidiano, 1° settembre 2016