Le più anziane sono Primavera, Regina, Baronessa, Mattiola, Biancospina. Ma Principessa è sempre stata avanti alle altre per la sua autonomia, il carattere forte, l’assoluta indipendenza di giudizio. È successo che senza attendere l’ultimo giorno di luna piena di maggio e mettersi con le altre amiche in cammino per la rituale transumanza, Principessa abbia lasciato in anticipo la piana pugliese e già arroventata dal sole di San Marco in Lamis per raggiungere le montagne molisane di Frosolone. Al fresco finalmente. Oltre duecento chilometri, quattro giorni di viaggio, senza sbagliare di un metro l’arrivo. “Le nostre mucche sono fantastiche. Sanno cosa fare, sanno dove andare, sanno avere giudizio”
Carmela Colantuono è nata tra le mucche ma non conosce l’odore di una stalla.
Noi le lasciamo allo stato brado. Alleviamo da cinque generazioni e non abbiamo mai avuto necessità di una stalla, di una corda, di un tetto. Loro stanno in estate al fresco sulla montagna di Frosolone, queste rocce molisane piene di vento e di erba.
Quante sono?
Quattrocento mucche adulte e un centinaio di vitelli. In cinquecento al pascolo libero. E nessuna che si perde, si allontana, s’incapriccia. Nessuna che abbia bisogno di qualcosa di più del campanaccio. Al mattino ci facciamo trovare al punto di incontro, dove gli animali si fanno prendere il latte.
Immagino che le andiate a trovare anche al pomeriggio.
Certamente. I miei fratelli conoscono ciascuna, e loro sanno chi siamo. Hanno ottima memoria, grande autonomia e senso di responsabilità. L’autonomia. Ciascuna ha un gusto particolare e cerca l’erba migliore. Si allontana ma poi ritorna. Vivono un benessere che le loro colleghe rinchiuse in stalla non conoscono.
Sono beate.
Non hanno malesseri: salute di ferro, vita lunghissima. Le nostre mucche oltrepassano la soglia dei sedici anni. Alcune di quelle tenute in stalla collassano dopo il primo parto. E vogliamo parlare del latte?
Parliamo del latte.
Iniezioni di antibiotici e anabolizzanti sulle bestie da stalla, assolutamente nulla quelle che hanno la fortuna di stare con noi.
Il vostro latte sarà magnifico.
È superiore, è eccezionale. Lo trasformiamo in formaggio tenero, il noto caciocavallo, o nella manteca, un burro leggero ma dal gusto denso.
Fate soldi?
Sappiamo fare gli allevatori, ma non c’è modo di fare quattrini.
Perché?
Perché la nostra produzione è limitatissima, i costi sono comunque alti, la fatica ti strema e il mercato non ti onora della passione con la quale conduciamo una vita dura.
Voi fate la transumanza.
L’ultimo giorno di luna piena di maggio le mucche lasciano la Puglia, dove hanno svernato, per dirigersi sulle alture del Molise, dove c’è fresco.
Come le governate?
Abbiamo otto cavalli, poi c’è chi li segue a piedi. Le gravide invece sono trasportate su camion. Ma per effettuare la transumanza c’è bisogno di una grande organizzazione. Allertare polizia, carabinieri, Asl, Ferrovie dello Stato. Il tratturo che seguiamo attraversa centri abitati, binari, strade nazionali. Dobbiamo comunicare gli spostamenti a due regioni, tre province e una ventina di comuni.
Quanto tempo dura la transumanza?
Quattro giorni, a volte cinque se abbiamo vitelli ancora piccini.
Avrete aree di sosta.
Lungo il tracciato del tratturo esistono luoghi in cui gli animali possono sostare.
Aree pic-nic
Quando ero bambina la transumanza per me era una pena. Lasciavo papà con gli animali e sapevo di rivederlo dopo sei mesi. Se era autunno sarebbe ritornato in primavera. E mio padre viveva con loro, andava in Puglia con suo fratello e abitava in una masseria di fianco alla piana che fittavamo. Senza luce, senza acqua, senza telefono.
Ora si sta meglio.
Quando viene il tempo di partire sono i miei fratelli a fare le valige. Certo che molto è cambiato, ma resta che i miei nipotini ancora adesso vedono il papà sei mesi all’anno, più qualche week end.
Cambierebbe la sua vita?
Non saprei cosa fare di meglio. La mia famiglia è numerosa e legata al mondo animale. È una connessione sentimentale, non c’è modo.
In Italia quanti siete ad allevare allo stato brado?
Non saprei. Nel Mezzogiorno solo noi. Al Nord si pratica l’alpeggio, il trasferimento dalla valle alla montagna. Tratti brevi, distanze ravvicinate.
Lei conosce tutte le sue mucche?
Io no, mio padre sì. Anzi riesce a ricordare esattamente il nome di una mucca di trenta o quaranta anni fa.
È stupefacente.
La mucca è un animale meraviglioso: conosce e riconosce. Sa essere amichevole, grata, cortese, disponibile. Abbiamo bisogno del suo latte e lei c’è. Si presenta all’ora prevista, nel luogo convenuto. Ed è sempre felice.
Da: Il Fatto Quotidiano, 14 agosto 2016