L’impresa del moderato Cameron che per regolare giochi di corrente ha messo il mondo sottosopra ci regala una verità strabiliante. Vi sarà capitato credo di ascoltare politici che a ogni piè sospinto si dicono “moderati”. Ogni volta che li ascolto mi chiedo cosa mai vorranno intendere: per caso che chi vota per loro, chi li appoggia sia una persona equilibrata, saggia, prudente, equa? Quindi gli avversari sono estremisti della ragione, furiosi cittadini, elettori ossessivi? Gente per bene contro gente per male?
Il cancelliere inglese Cameron ci ha finalmente regalato la verità: i moderati non esistono, sono una falsificazione, un vero sopruso della ragione. I moderati ci hanno regalato i maggiori guai anche culturalmente. Anzitutto non sono mai capaci di indicare una strada ma scelgono, per prassi e per conformismo, la via di mezzo, la categoria del gnè gnè. Un po’ con l’uno e un po’ con l’altro.
Silvio Berlusconi ha guidato la coalizione dei moderati, e s’è visto. Il tumultuoso Brunetta è un moderato: ma sicuramente! E il felpato Casini? Moderazione fa rima con manipolazione. Per fare un esempio: il ministro dell’Ambiente moderato (noi ne abbiamo uno coi fiocchi) è capace di aumentare le sanzioni a carico degli inquinatori e contemporaneamente i parametri che decidono se si inquina. I moderati amano la doppiezza e giocano sulla percezione caritatevole della parola lasciando intendere, fraudolentemente, che la radicalità delle scelte significhi estremismo. Cameron, tipico politico del nì, è finito a terra sotto il peso della propria ambiguità. E se l’Europa si trova in queste condizioni lo si deve alla permanente compromissione di ogni scelta. Il compromesso come virtù salvifica conduce nelle strettoie degli azzeccagarbugli e alla fine si perde nel suicidio inconsapevole, come oggi Londra pare a noi.
Da: Il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2016