L’infamia vera è l’accusa di agevolare con un po’ di trucchi il suo viso.
Uso solo l’illuminante per gli occhi.
Che sono di uno splendido e denso azzurro.
Mi hanno accusata di fare il photoshop, non sapendo che la foto sulla quale è scattato l’amichevole linciaggio, la continua burla, non era prevista, preparata. Non sapevo neanche che esistesse quel ritratto. Un signore mi chiama e dice: ho queste foto. Noto che son belle, e decidiamo di metterle sul manifesto.
Anch’io sono stato portato a pensare purtroppo che Giorgia Meloni, la volitiva, coraggiosa e giovane leader della destra italiana ricorresse a piccole levigazioni per ammorbidire le trascurabili borse sotto gli occhi.
Non metto i cerotti che mi gonfierebbero di più. Solo l’illuminante, come le ho appena certificato.
A parte che le occhiaie non hanno una decisiva rilevanza politica.
Me ne dicono di tutti i colori.
In effetti, con la sincerità che provo a rubarle, le rimproverano di essere persino un pochino coatta.
Pochino dice?
E quella carogna dell’accento così romanesco.
La denigrazione non ha confini e non ha misure.
Lei si sente sottovalutata.
Altro che! È un continuo ridurre il livello della mia prestazione politica.
Il tono oratorio così intensamente pop agevola le malelingue.
Conosco l’italiano, credo di parlare correttamente, di non abusare della consecutio temporum e di non offendere i congiuntivi.
Sabina Guzzanti dissentirebbe. Lei me fa morì. Com’è che fa? I programmi? Quarcosa sè ‘nventamo. In effetti lei si candida a sindaco di Roma e tutti le chiedono una soluzione alle rovine che affliggono la Città eterna. Non è crudele dover assicurare di risolvere ogni questione?
La campagna elettorale esige delle risposte, e noi siamo obbligate a darle, a illustrare quel che si può fare e quel che non si può.
A volte a voi candidati non vi viene di inventare qualcosa, di dire quel che diavolo vi passa per la mente e fuggire da confronti che si fanno difficili?
Due cretinate e ciao? No, io sono pignola e troppo puntigliosa per arrivare a questa forma di traviamento. Prometto ciò che penso di riuscire a garantire. Quando gli albergatori mi hanno chiesto di togliere la tassa di soggiorno per i turisti, per esempio, ho dovuto rispondere con un no. Non è possibile, ma so che non sono stati felici.
Vedo il suo pancione.
Un bel sesto mese.
Il migliore tempo della gravidanza. Nausee scomparse?
Mai avute.
Cedimenti improvvisi?
No.
Dieta equilibrata?
Purtroppo mangio con un disordine creativo.
Peccato.
Mamma dice che sono rotondetta (ed è una verità che mi perseguita). Al mattino faccio sempre una bella passeggiata a ritmo sostenuto.
Onorevole Meloni, ma perchè si è infilata in questo casino? La povera creatura è innocente, nota come scalcia quando comizia?
A volte noto. Ma per favore non riprendiamo la storia della gravidanza, della candidatura.
Giusto. Cosa fatta capo ha.
La campagna elettorale procede una meraviglia.
I pronostici la danno fantasticamente sotto.
Lei lasci fare.
Alla fine solo i suoi tutor romani, la larga famiglia dei Rampelli, brinderà all’ingresso in consiglio.
Non per contestare la sua previsione, ma ho motivo di ritenere che dalle urne uscirà fuori una sorpresina niente male.
Con Salvini, il suo alleato, che vuole far pagare il pedaggio sul raccordo?
Vede che anche lei ci casca? Salvini ha detto, ripetuto, straripetuto che non vuole far pagare il pedaggio. Non vuole. Cinque volte no. Gratis per tutti. Ok, va bene?
Non si accalori.
Ma voi giornalisti siete davvero dei manipolatori. Devo battagliare da mattina a sera con oscuramenti, dichiarazioni improbabili, parole mai profferite.
Alla Meloni sarebbe consegnata non soltanto una città bucata, sporca, inetta e corrotta ma anche un debito di tredici miliardi di euro. Questa – ripeto – è una vera e propria crudeltà.
Lei dice: ma ndo cazzo vado?
Mi pongo il tema dei limiti all’ambizione.
Se avessi ritenuto di non poter concorrere per quell’ufficio sarei stata la prima a eliminarmi dalla corsa. Non conosce il mio senso di responsabilità che ogni giorno mi sfianca. Vorrei essere padrona di ogni singolo dettaglio, di ogni questione, anche la più trascurata, la più fragile, sotterrata, periferica domanda. Vorrei dare sicurezza, quel minimo senso di comunità, a una città che trasmette in alcuni quartieri solo paure, solo cattivi pensieri. Lei poi mi interrogava sul debito? Sa che conosciamo la cifra ma non sappiamo esattamente chi siano i nostri creditori? È possibile?
Torniamo alla gravidanza. Ha fatto l’ecografia disvelatrice?
È femminuccia.
Il nome?
Ma di programmi non parliamo proprio?
Da: Il Fatto Quotidiano, 29 maggio 2016