Undici colpi di pistola, undici proiettili di ringraziamento per il lavoro che almeno lui offre e non toglie alla Calabria. Per i contratti che onora con i lavoratori, per le retribuzioni come da tabelle di legge. Dopo dieci anni la ’Ndrangheta bussa di nuovo alla porta di Pippo Callipo, industriale del tonno, imprenditore di Pizzo Calabro. “Questa volta hanno preso di mira il resort”.
Questa volta hanno scaricato tutto il caricatore.
Dieci anni fa spararono alle finestre dell’ufficio dove mi trovo adesso. Ma allora come ora non mollo, non lascio, non mi abbatto. Io resto in Calabria dissi. Così sarà.
Ha paura però.
È un sentimento umano la paura. Che fai, sorridi? Però so che la mia vita è qua, nella mia fabbrica, tra i miei operai.
Il tonno Callipo.
Qualità assoluta, il nostro mercato non subisce i colpi della crisi. La polizia mi ha chiesto: problemi con fornitori? Operai licenziati? I nostri fornitori non hanno ansie economiche e i lavoratori non hanno incubi. Nessun licenziamento, se potessi assumerei sempre.
Non è insopportabile questa Calabria che sa solo fare male e farsi male?
È insopportabile, sì. A volte avvilente, e il quadro è desolante. Ma questa è la mia terra e io resto in Calabria. Fu il mio slogan elettorale quando mi candidai a governatore della Regione e resta la mia bussola di vita. Sparino, ma io non mi fermo.
Aveva avuto avvisaglie?
Nessuna. Quei colpi non sono soltanto diretti a me, ma ai 330 miei collaboratori. È una vergognosa reazione criminale. Sparassero pure, a costo di farmi crocifiggere davanti al cancello della mia azienda, io resto. Io non mi muovo, e spero che quella gentaglia venga presto assicurata alle galere.
La Calabria è irredimibile.
È un popolo che ha fame e vive da suddito. C’è chi spara e poi c’è la mafia con la penna.
La mafia con la penna?
La burocrazia e la malapolitica. Un tizio ha avuto 14 mila voti alle scorse elezioni. È una persona che non sa far nulla, non lo assumerei nemmeno come usciere. Allora penso: com’è stato possibile che 14 mila calabresi l’abbiano votato?
La fame.
La commistione tra fame e sudditanza. L’idea che più t’incurvi più hai chance di sopravvivenza. Qui tutto è fermo, le aziende chiudono, la gente scappa, lo Stato è un traditore.
Ha visto la dichiarazione di Renzi sul completamento dei lavori dell’autostrada?
Sì, pietoso. Ha dichiarato conclusi i lavori lasciando una porzione di essi neanche allo stato della progettazione. Il tratto da Pizzo a Vibo non è stato nemmeno iniziato, quello pericolosissimo da Cosenza a Rogliano ha subìto uguale sorte.
Altrove l’avrebbero presa a pernacchie. Dichiarare ultimati i lavori senza che una parte siano stati neanche iniziati è una truffa alla Totò.
Mi sono meravigliato del silenzio dei calabresi, dell’a f asia della sua classe dirigente.
La servitù.
La servitù che s’inchina sempre al padrone, trema persino all’idea di obiettare con riverenza. Ma la crisi sta addentando la pancia della gente. Fin quando c’erano le pensioni, anche false, le invalidità, anche false, le indennità di disoccupazione, anche false, il sistema provvedeva a un welfare illegale ma almeno orizzontale. Ora che tagliano, tolgono o decurtano ci sarà una società di affamati. E chi ha fame non ha altra chance di fare la rivoluzione.
Lei pensa che il punto di crisi sarà la fame?
La pancia, sì. Fin quando puoi avanzare, resistere, barcamenarti, supplicare e ottenere qualcosa trovi nel silenzio della connivenza il rifugio dei tuoi peccati. Ma quando vedi che neanche il piatto a tavola è sicuro, prendi paura e hai una sola alternativa alla emigrazione: la ribellione.
Lei se lo augura?
Io penso che bisogna dire basta, che questa non è vita, che i calabresi non possono morire dissanguati. La criminalità e la malapolitica procurano la desertificazione, l’inciviltà, la barbarie.
I colpi di pistola sono stati sparati al suo resort.
Questa volta al resort. La mia attività imprenditoriale, oltre al tonno, è allargata al settore alberghiero e all’export di una eccellenza di Pizzo: il suo tartufo.
Il gelato?
Va forte in Australia, Svezia, nelle Americhe. Scommessa vinta.
Solo la ’Ndrangheta è insuperabile.
È una maledizione quotidiana.
Da: Il Fatto Quotidiano, 9 aprile 2016
Ha tutto la mia stima e di tutte le persone oneste lo so non basta lo stato non esiste deve combattere da solo.
Condivido il pensiero e l’agire di Pippo Callipo. Spero che i Calabresi si sveglino ed invochino la sua scesa in campo. Solo con un Uomo come lui possiamo sperare di uscire dal tunnel in cui anni di malaffare e malgoverno hanno relegato la Calabria nel degrado totale. Non bastano le attestazioni di stima e vicinanza, ognuno prenda coraggio e si dia da fare con scelte chiare e di rottura. Sono certo che Pippo Callipo ci sarà per la Sua Calabria ……
Ma quante persone di questo spessore ci vorrebbero per fare un Italia nuova?e quante speranze abbiamo per noi stessi e i nostri figli?le persone oneste vengono fagocitate da belve feroci e ciniche in un mondo che è ormai una savana.