Appena mi vedono restano un po’ freddini, distanti, come se indugiassero nel sorriso.
Spernacchiano, ironizzano?
Niente di tutto questo, semplicemente restano sulle loro. Poi mi vedono all’opera, riconoscono nel mio linguaggio il tipo pratico che sono, la capacità di aggiustare le cose. E i romani vogliono vedere aggiustata la loro città. Perciò nel prosieguo dell’incontro si aprono, hanno in me l’artigiano che manca, il falegname che non c’è, l’asfaltista che li assilla, l’operaio che latita.
Guido Bertolaso è l’uomo del fare ante litteram.
Un sindaco che sa quanti centimetri di asfalto bisogna dare, sa cos’è il tal quale, sa come si riempie una buca, si fa camminare un bus, si apre una scuola, si costruisce una casa.
Non parliamo di case che penso a L’Aquila.
Convengo che sul punto ci possono essere differenti valutazioni tra me e lei.
Sorvoli su L’Aquila.
Ho risolto i rifiuti a Napoli.
Sorvolerei anche su Napoli.
Mica possono ricordarsi di come ho organizzato i funerali del Papa?
Tutti dicono che si ritirerà dalla corsa. I sondaggi non le danno scampo.
Tutti chi?
Tutti tutti. Non c’è uno che creda a Bertolaso sindaco.
Tutti quelli che mi vogliono fottere.
La vedono bene come coordinatore nazionale di Forza Italia.
Cosa? E che mi frega di Forza Italia? Mica sono un politico? Mica mi metto nei casini?
Deve già tener testa ai giudici.
Ai romani non frega nulla dei miei guai giudiziari. Vogliono qualcuno che gli aggiusti la vita. Stop.
Oggi aveva un’udienza dal gup per non so quale questione.
Un processino. Hanno confermato la prescrizione. Io ho rinunciato ma il giudice non ha voluto sentire ragioni. Prescrizione e basta.
Lei dunque resta in corsa?
Naturale, certo, strasicuro. Confermo.
Non si ritira.
Potrei farlo solo se vedessi che la gente mi sfancula.
Finora pernacchie zero, fischi zero, contestazioni zero.
Finora solo incontri positivi. E dal momento che sono l’unico a girare la città (forse Marchini si dà da fare, ma solo lui).
Marchini la vuole nella sua squadra.
Ci risentiamo dopo il primo turno. Chi sta dietro aiuta quello che sta avanti.
Ma a Roma lei ha più possibilità di perdere e di tanto.
Mi galvanizza la lotta. Non sono mister Wolf ma risolvo ugualmente problemi. Non mi chieda di Marx, del capitalismo, del socialismo. Mi parli di buche, curve, case, aiuole e io ci sono.
I romani non sono curiosi del mondo, hanno i loro problemi.
Vengo da Centocelle, disastro completo.
Terribile.
Mi dicono che sul lungotevere c’è un traffico pazzesco, tutto bloccato. In questi casi un sindaco che s’intenda di organizzazione e mobilità sarebbe prezioso.
Ha fatto i funerali del Papa.
E tante altre cose.
La Meloni la odia.
Non so e non mi frega, l’ho conosciuta e mi basta.
Ma perché Berlusconi l’ha portata via dall’Africa?
Ha pensato a me come l’unico in grado di poter mettere d’accordo gli altri due capoccioni.
Lei è effettivamente un uomo del fare.
Pratico, immediato, disponibile, generoso. La fatica non mi fa paura, l’organizzazione ce l’ho in testa, le persone le faccio girare. Io movimento le idee, risolvo problemi, propongo soluzioni. Non mi arrendo, non fuggo, non piango.
Un po’ spendaccione però.
Nel senso?
A L’Aquila (e fosse solo là) ha speso tanti di quei quattrini.
Convengo sul punto.
Roma ha il portafogli vuoto.
Convengo sul punto.
L’asfalto come lo sistema?
Ma è una città dalle mille ricchezze. Saprei come far uscire i quattrini.
Non si ritira.
E dalli!
Ieri dov’è stato?
A Prima Porta, sulla tomba di mia madre. Ho incontrato al cimitero gente alla quale ho sottoposto i miei problemi.
Al cimitero?
Problemi relativi all’organizzazione dei servizi cimiteriali. Un sindaco questo deve fare.
Secondo me non ce la farà mai.
Facciamo scaldare la campagna elettorale e vedrà.
E se spernacchiano?
Alla gente non frega di Bertolaso, frega di Roma.
Quindi scrivo che si candida e basta.
E strabasta, cazzo!
Da: Il Fatto Quotidiano, 30/03/2016