Ora la piazza del Foro Boario è uno spettacolo, promessa mantenuta”. I lettori del Fatto hanno letto di Federico Borgna, sindaco di Cuneo, il 2 novembre 2012. Era primo cittadino da pochi mesi. Dal 2006 invece è cieco. Fare il sindaco e non vedere. Fare un appalto e non controllare. Mi rispose: “Io sento la città sotto i miei piedi, le pietre le accarezzo con le mani, ogni spigolo, anfratto, angolo della mia terra sono dentro di me. Non c’è giorno che passa senza che controlli, non c’è carta che mi sfugga”.
Allora complimenti, promessa mantenuta.
Non solo la piazza, deve vedere anche via Cavour com’è stata rifatta bene. Prima era uno stradone che incolonnava auto, ora è una meravigliosa via pedonale. Bici, bambini. I palazzi che le fanno da cornice sono stati ristrutturati.
Lei ha un bastone per compagno.
Un bastone e poi la gente. La interrogo: che te ne sembra? Mi faccio dire tutto, i dettagli sono per me fondamentali. E mi dicono tutto, se non sono io a chiedere mi fermano loro. E mi spiegano. La disabilità in politica è un toccasana: devi dare il meglio ma hai il meglio dai tuoi elettori.
In campagna elettorale gli oppositori dicevano: ma come fate a votare una persona con un handicap così grave? Sarà eterodiretto.
Mi vedevano sempre con le cuffie e l’iPad e pensavano che fossi come Ambra con Boncompagni. L’imbeccata del regista mattatore alla showgirl ragazzina. In realtà uso una comunissima app che trasforma in voce lo scritto.
L’app non trasforma i nullafacenti in iperattivi. Se al municipio si bivacca invece che lavorare lei come se ne accorge?
Ho le spie, ah ah. Stia sicuro che ci sarà qualcuno che racconterà. Ma a me interessa il risultato: ogni ufficio ha un obiettivo da raggiungere e un tempo per raggiungerlo. Brindino e bevano quanto vogliono, l’importante è che il lavoro lo finiscano bene e in tempo.
È un deficit importante il suo.
A dodici anni sono divenuto ipovedente, nove anni fa completamente cieco. I ricordi mi aiutano a stabilire lo sfondo, la politica agevola le relazioni. Sono divenuto un sindaco comunitario. È una comunità di occhi a mia disposizione: ciascuno vede e riferisce.
Ciascuno vede quel che vuol vedere.
Vero. Ma ho la possibilità di fare la tara. E poi ho persone fidate che interpello sistematicamente. Vivo di report visivi, e modello le immagini che immagazzino, le sovrappongo al tatto. Sento con il corpo, vedo con gli occhi degli altri.
E si innamora con le parole.
Da tre mesi convivo. Esperienza nuova e bellissima.
Nuova in che senso? Lei ha 43 anni.
Nel senso che per la prima volta mi sono deciso alla convivenza. Precedentemente solo frequentazioni. Parecchie nel numero. Sono fortunato, non ho gli occhi ma riesco sempre a trovare qualcuna che mi veda.
Per non farsi mancare nulla ha appena accettato l’incarico di presidente della Provincia. Disabile sì, ma poltronista pure.
La Provincia è un ente muto e oramai sbriciolato dalla riforma. Non esiste ma esiste. Tento di gestire al meglio le poche attività rimaste che sono però importanti. Abbiamo 3500 chilometri di strade da mantenere in ordine, e le scuole. Come sa l’ingaggio del presidente è pari a zero: è un dopolavoro molto vicino al volontariato.
Chi vota?
Devo decidermi. Non mi piace troppo il Pd, che in consiglio comunale è all’opposizione insieme a Forza Italia, ma non noto alternative.
Cuneo è più bella di quel che si pensi. Scherza?
È una città di una bellezza indomita. È elegante restando popolare, cura la terra perché i suoi abitanti e la sua provincia destinano all’agricoltura le braccia e la mente ma conserva un amore per la cultura che altrove non c’è.
Abitanti?
Cinquantaduemila.
La sua indennità di sindaco?
Tremilasettecento euro al mese. Mi sembravano un po’ troppi e dato che avevo chiesto ai concittadini di stringere la cinghia mi sono dato un taglio anch’io di ottocento euro. Ma anche così vivo benissimo.
Le cravatte come le abbina alle camicie?
Tento di farne a meno. Ma il mio armadio è organizzato in comparti che mi tolgono la preoccupazione. Se prendo una giacca so che troverò quel maglione quella camicia e quella cravatta. Prendo in blocco e non sbaglio mai.
Elegantissimo.
Non approfondirei troppo.
Da: Il Fatto Quotidiano, 9 gennaio 2016