Cos’è la periferia? La coda perduta di una città? Il luogo degli avanzi urbani? L’esposizione permanente del brutto? La periferia finora è stata considerata come il recinto delle vite abusive, malmesse, poco considerate. Massimo Alvisi è uno dei nomi emergenti dell’architettura umanista, sentimentale, cooperativa. L’architettura considerata come attività di promozione del bello, come tecnica di inclusione sociale, sguardo di frontiera.
La periferia pare sempre una città perduta, una sfida in cui gli uomini sono soccombenti. Una disgrazia e un problema.
Cambiamo punto di vista e iniziamo a vedere anzitutto cosa di bello ha la periferia.
Il bello, finalmente.
Se è frontiera è un luogo aperto a un orizzonte, agli sguardi vicini. In periferia ci sarà più luce che al centro della città, ci sarà posto per gli alberi e i prati. Dunque per la vita sociale, per l’identità territoriale, per la diversità culturale.
Perché le periferie sono brutte allora?
Per la mediocrità dei progettisti. Un edificio osceno può costare quanto una costruzione viva, degna, bella. A volte si spende molto per l’orrido.Continue reading