Visto di fronte è senatore della Repubblica e vicepresidente di palazzo Madama da più di un lustro oramai. Preso di profilo Roberto Calderoli segnala invece una vocazione indiscutibile per il teatro che in politica è elemento essenziale del successo. E da attore di prim’ordine sceglie i palchi più difficili per esibire il suo talento.
“Se hai stoffa il comizio lo devi tenere ai bordi di una tavolata in cui c’è un traffico indiscriminato di costolette di maiale e di birra. La prova della tua capacità di oratore è costringere le forchette all’ozio, silenziare il tintinnìo di bicchieri”.
Come ci si comporta con le evasioni digestive, i subbugli di stomaco, le gastroenteriti da stress?
Devi semplicemente fare in modo che la tua gente smetta di mangiare e ti ascolti.
Bisogna però trovare colpi ad effetto, panzane stratosferiche, iperboli suggestive.
Alla Berghem Fest ho fatto un capolavoro. Una gag sui Casamonica di un’intensità e una vis comica che ha indotto la sala a seguirmi passo passo. È gente che non fa vacanze, anzi la sua vacanza sei te, e ha bisogno di capire attraverso esempi semplici, anche densi di ironia. Spiegare il fenomeno facendo sorridere.
Lei è una quercia di fronte a tanti arbusti. Ricordo quando disse che aveva fatto fuori 250 mila leggi in un colpo solo, e ne bruciò in pubblico alcune decine di migliaia.
Qui sbaglia. Le leggi, i regolamenti, i decreti luogotenenziali e le altre minutaglie fatte fuori da me sono 450mila. Sono servite edizioni speciali della Gazzetta Ufficiale per notificarne il decesso (da qualche parte dovrei averne copia).
Ero convinto che fosse una ciclopica cazzata.
Perché il mio modo di far politica, coniugare istinto e talento, saggezza popolare e mediazione ministeriale, induce a sottostimare la portata degli atti che a mio nome sono iscritti nella storia di questa Repubblica (bene o male, eh eh).
Anche la legge elettorale che su suo suggerimento viene comunemente definita come legge-porcata resterà nella storia. Ora i suoi 510 mila emendamenti alla riforma costituzionale rappresentano il fuoco creativo, la densità della sua ragion critica.
Me ne bastano 4 o 5 per fare un culo grande come una casa al premier Renzi.
Il quale le manda una grossa risata, cosicché lei sia serenamente seppellito dalla sua stessa forza creativa.
Calderoli è il capofila in Senato di un’opposizione che non si ferma alla Lega e che è maggioranza: rida pure. Io ripeto, anzi faccio lo spelling: caro Renzi ti faremo un culo grosso così.
Eppure appena ieri è parso che lei proponesse al governo un breve ma utile baratto: ok alle riforme se date la grazia all’uomo che ha ucciso il ladro albanese che tentava di soffiargli il Suv.
Mediazione? Baratto? Allora non ha capito niente!
Forse perché alterna all’uomo di Stato uno sguardo più pop sul mondo.
Sono pentito di alcune battute. Quella sull’orango e la Kyenge per esempio me la potevo risparmiare.
Si è detto anche vittima di una macumba.
Cazzate per far polemica.
Comunque le sono capitati accidenti in sequenza.
Due volte in rianimazione, una in terapia intensiva, una chemioterapia, altre sei operazioni.
Evitando di numerare tra gli infortuni il leoncino che l’azzannò alla coscia.
Leoncino? Quale leoncino?
Oche, galline, cinghiali, cani, e altre specie animali tra cui un leoncino a cui è affezionato. Vivete tutti insieme in un bosco ai margini di Bergamo, molto selvaggiamente e molto intensamente.
Nooo, sono due lupi. Ah, lei si riferisce alla lupa che mi afferrò.
Era una lupa?
Dunque, ero in procinto di fare un comizio a Treviso. Tento di chiudere la lupa nel recinto ma si dibatte e mi morde. Ho fretta e non do peso alla cosa. Vado a Treviso regolarmente e inizio il comizio.
Una quercia rispetto agli arbusti.
Mentre parlo e mi infervoro, Gobbo (l’ex sindaco della città, ndr) mi dice in un orecchio: guarda che la tua gamba perde copiosamente sangue.
Incredibile, lei comiziava con un’emorragia in corso.
Niente, non mi ero accorto di nulla. A quel punto dei poliziotti mi offrirono del nastro adesivo. Da medico so che fare. Stringo la vena, finisco il comizio e poi mi faccio rattoppare.
Fisicamente è uno statista.
A Linate mi rompo due dita e tre vertebre.
Sappiamo.
Sono ottimista di natura, altrimenti sai a quest’ora cosa avrei fatto?
L’oste. Lei qualche mese fa disse che avrebbe aperto un’osteria. Ed ero rimasto alla sua prova del cuoco.
Come faccio io il pasticcio di tartufo, nessuno mi creda.
L’osteria non è una priorità. E per fortuna: un Calderoni è per sempre.
Chissà: un giorno o l’altro.
Meglio l’altro.
Buonasera.
Da Il Fatto Quotidiano, 26 agosto 2015