I suoi occhi non mi piacciono. Simulano sincerità ma sanno di cattiveria”.
Presidente Crocetta, i miei occhi la guardano senza pregiudizio e senza cattiveria.
Invece no, di lei non mi fido. E devo chiederle, ora che ci siamo, il motivo per cui il vostro direttore Marco Travaglio continua a darmi del parruccone. Mi stimava qualche tempo fa, ora non più. Forse per via dei miei capelli?
Effettivamente sono neri come la pece.
Vuole toccarli? Vuole una ciocca? Vuole analizzarli? Non sono tinti, il mio corpo è questo, e la mia testa è questa. Sa qual è la più grande cazzata che ho fatto?
Un uomo di potere si trova a commettere degli errori anche a sua insaputa.
Sono uomo di governo, non di potere, prego. E mi fa specie che anche lei non lo riconosca.
La più memorabile cazzata che ha fatto?
Aver reso nota la mia omosessualità. Pensavo che la verità mi ponesse al riparo dal gossip, mi evitasse di correre dietro ai pruriti, alle velate e ipocrite suggestioni con le quali voi giornalisti tracciate la realtà. Ho sbagliato e grandemente.
Perché ora è colto dal dubbio?
Anzitutto le ricordo la lode al dubbio di Brecht (“Tu che guidi perché hai dubbi eccetera…”). Perché? Perché l’outing non è servito a niente. Perché in un mondo di omofobi l’omosessuale è concepito come un tipino frivolo che pensa sempre al sesso. Un inconsistente.
È una immagine purtroppo ricorrente.
L’idea che l’omosessuale non faccia altro gesto che puntare alla cerniera dell’altro. Secondo le cronache o le voci io starei passando da un letto all’altro, sarei divenuto amante di questo e di quell’altro. Siete prevenuti e omofobi. Forse spinti da pulsioni inconfessabili.Continue reading