Appena usciti da Livorno, città regina del caciucco e del comunismo italiano costretta dalla noia e dagli acciacchi dell’età (clientelismo, piccoli e grandi affari in cooperativa) alle cure dei grillini, una curva apre la salita verso il monastero delle suore di clausura di Santa Teresa. Il contrasto tra l’ex rosso antico e il bianco candido condurrebbe fuori strada. I livornesi atei hanno sempre considerato il presidio della fede come un segno e un bisogno. Chi farebbe a meno delle preghiere? I rapporti sono sempre stati di buon vicinato e gli affari della terra non sono mai stati mischiati all’aldilà. Il convento è su un promontorio nei pressi di Antignano, superate le ville liberty che guardano al mar Tirreno. Il sole, il mare, la villeggiatura familiare, benpensante e benestante hanno una sede elettiva: Castiglioncello. È l’idea magari falsa che offre la sua urbanistica, il rettangolo di casette ordinato e curato, apparente ritiro per dirigenti d’azienda, presidi in pensione, notai annoiati di provincia.Continue reading