Saliamo a turno sulla scaletta e facciamo in modo che Matteo Renzi ci senta, dice Agnese, professoressa di Storia dell’arte ad Ascoli Piceno. “Mi chiamo come sua moglie, quindi prendo la parola per prima”. Sorridono gli altri sei prof, in tutto 4 donne e 3 uomini, che arrivano ai lati di Palazzo Chigi con l’intento di realizzare un Hyde Park. Saranno 7 piccole lezioni di base, brevi rudimenti ad alta voce di scuola, insegnamento e comportamento al presidente del Consiglio.
AGNESE “Iniziamo dalla cattedra. Intanto non è vero che tutte le scuole abbiano la cattedra. In quelle più sfasciate c’è un banchetto da scolaro che segna il posto del docente. Dà l’idea di come la reputazione sociale di chi insegna sia degradata. Caro Matteo, il luogo comune più becero, qualunquista e falso che ci sia è dire che noi lavoriamo 18 ore alla settimana. Abbiamo un giornalista che prende appunti. Scusi, lei (la voce verso di me, nrd) è pagato per la quantità di tempo in cui scrive un articolo? Mettiamo che lei componga questo articolo in 2 ore, sarebbe corretto se le dicessero che la sua giornata di lavoro si riduce a 2 ore?”.
ELEONORA (lettere in un liceo psicopedagocico): “Insegnare è faticosissimo e le ore mattutine se non sono preparate bene a casa nel pomeriggio che precede divengono un massacro per chi deve stare in cattedrà. Approfondire, leggere, poi correggere. Magari predisporre i piani di studio individuali… Allenarsi a gestire 25/30 adolescenti è un impegno che almeno i papà e le mamme dovrebbero poter immaginare”.
FRANCESCO (docente di Matematica, istituto tecnico commerciale): “L’ignoranza. È l’altra accusa latente, l’altro macigno con cui veniamo spinti verso il disonore. È possibile che specialmente in alcune classi di età molti insegnanti abbiano raggiunto la cattedra senza desiderio e competenza. Ma da vent’anni non è più così. Ho studiato Matematica a Torino, ho fatto un corso post laurea, ho partecipato alle selezioni di concorso. Cosa ho rubato? Esistono colleghi approssimativi, è vero. Come ovunque. I rilievi sono così banali che se volessimo argomentare con eguale demagogia potremmo dire: malgrado quattro forze dell’ordine (carabinieri, finanzieri, polizia e forestali) la malavita dilaga”.
FRANCESCA (Lettere classiche, liceo di Roma centro). Hai detto: la buona scuola. Dal momento che è un progetto immagini che adesso sia cattiva. Per fortuna al ministero della pubblica istruzione siede un capo di gabinetto, Alessandro Fusacchia, che non solo è bravo ma conosce l’Europa. Potrà dirti che la scuola italiana può vantare ottime performance. È v ro: siamo più deboli nelle materie scientifiche e nelle lingue, ma diamo punti a tutti nelle materie umanistiche. L’Italia ha una grande tradizione classica, e la forza della sua cultura si riflette sulla qualità dell’insegnamento. I nostri ragazzi che vanno all’estero, specialmente quelli negli Usa, tornano stupiti per la quantità ridotta dell’impegno che necessità di là.
LUIGI (insegna Inglese a Frosinone). Matteo fai bene a impegnare risorse nella ristrutturazione degli edifici, ma non devi fare il bullo con noi. E buttarci in faccia la promessa di assumere gente che da anni è sfruttata con la richiesta, che sa di corrispettivo, di realizzare una scala gerarchica del comando e aprire allo sponsor privato. Il 730 dei genitori che vivono nelle zone bene è diverso da quelli che vivono nelle periferie. E lo sponsor dove avrà utilità a investire? Nella scuola di qualità o in quella di prossimità con la miseria?”.
IMMACOLATA (Educazione fisica in un istituto tecnico, Roma centro). Dare al preside la scelta di valutare le qualità dell’insegnante è una tale cavolata che a te Matteo viene in mente perché ami comandare non governare. Ami le catene di comando. Vengo dalla Sicilia e immagino già cosa sarebbe la selezione. Il corpo docente si dividerebbe tra omaggianti e non omaggianti, altro che merito. Il fatto è che tu vuoi la scuola come una Asl. La politica indica i primari. E da lì si sviluppa la catena di comando. Facci valutare per esempio dall’università, che è un ente terzo, e ha le competenze disponibili”.
PINA (Filosofia e Storia in un liceo di Roma Tuscolano): permettimi un’ultima considerazione. Hai visto quanti siamo? Ti sei chiesto perché? Te lo dico io: la metà di noi si aspettava che un bene pubblico e universale come la cultura potesse essere svilito solo da un governo guidato da un uomo d’affari come Berlusconi. Mai avremmo pensato che proprio tu, proprio voi del centrosinistra, aveste utilizzato il valore del merito per sfregiare la scuola pubblica. E permettimi di togliermi un sassolino dalla scarpa: con tutti gli scienziati dell’educazione che siedono in Parlamento, filosofi, letterati, professoroni, dovevi scegliere come ministro ombra il sottosegretario Faraone che a quarant’anni ancora ha da laurearsi? Dici che è irrilevante? Penso di no”.
da: Il Fatto Quotidiano 6 maggio 2015