IL SINDACATO BIANCO FA TESSERAMENTI RECORD. TRA GLI ASSUNTI CHI NON PUÒ ALZARE PACCHI, CHI NON PUÒ FARE LA NOTTE E CHI NON PUÒ STARE NELLA POLVERE
Ogni giorno che Dio manda in terra 14 mila dipendenti delle Poste restano a casa. Sono il dieci per cento dell’organico. Settemila di essi si ammalano: febbre, artrite, mal di testa, di pancia, di gamba, di schiena. Ogni mese 19mila dipendenti delle Poste restano a casa tre giorni extra per accudire, a norma della legge 104, la mamma anziana, la moglie invalida, la nonna immobile. Ogni giorno decine di postini risultano inidonei a fare i postini. C’è chi non può sopportare carichi sulle braccia, e dunque i pacchi restano a terra. Chi non è idoneo a fare i turni notturni. E dunque la posta non la può preparare. Chi non è idoneo a soggiornare in luoghi polverosi, e purtroppo la polvere si annida tra le lettere e dunque la posta non la può smistare. Ogni giorno è una battaglia nel grande Soviet delle Poste Italiane che questo governo vorrebbe privatizzare entro novembre e ricavarne una decina di miliardi di euro, uno dei cosiddetti tesoretti da spendere magari cash. Ma che sarà un capitombolo all’ingiù se il Soviet continuerà a perdere quote di mercato, come gli sta succedendo nella divisione corrispondenza, e di fatturato.
L’utile c’è, ma i conti non splendono più
L’anno si è chiuso con un bilancio che ha ridotto drammaticamente l’attivo: da un miliardo (2013) a 220 milioni di euro (nel 2014) e il comparto tradizionale (corrispondenza) ha perso 504 milioni di euro. Avanzata persino una commissione d’inchiesta parlamentare – con tanto di timbro ufficiale da una trentina di parlamentari del Pd per decifrare i nomi di mogli e mariti, cugini e sorelle, di riciclatori di denaro sporco, di etnie sindacali affamate, di assunzioni sballate e fuorilegge, conti fuori controllo.
Le Poste Italiane sono l’ultimo ring del più grandioso e feroce scontro che si sia mai visto, immortalato la settimana scorsa dagli smartphone del gruppo degli assaltatori targati Cisl: “Bastardo, cornuto, fuori di qua, vergognaaaa!”. Grida sputate in faccia a Francesco Caio, l’amministratore delegato chiamato ad esporre la sua busta paga: un milione e duecentomila euro l’anno. Pretesto perfetto perchè la falange potesse svergognarlo all’istante e sbianchettare la sua voglia di ripulire le Poste e moralizzarle un po’. “Caio pensa di essere il marchese del Grillo. Ci dice: io so’ io e voi non siete un cazzo! E invece noi ci siamo”. Parla Mario Petitto da Girifalco, provincia di Catanzaro, da dodici anni segretario dei postelegrafonici della Cisl, il sindacato monopolista, il tutore con circa 60mila tessere del popolo dei postali, l’azienda italiana più grande con i suoi 144mila dipendenti. Fino a qualche tempo fa un soviet, tecnicamente una piramide di familismo amorale che, d’un tratto, si trova a fare i conti con la sua storia imbrattata dai trucchi e dalle prebende, da vere mazzette e da un profilo clientelare promosso dal sistema dei partiti (di ogni colore) che ora ipocritamente chiede verginità.
Un ufficio di collocamento per la politica clientelare
Negli archivi di Poste italiane sono conservate le cartelline dei politici che iscrivevano – come si fosse all’ufficio di collocamento – i loro clienti nella pianta organica. Oggi quegli stessi, o quasi, avanzano a Caio, il manager napoletano con l’accento londinese, di spezzare le reni alla moltitudine di calabresi, siciliani, campani e pugliesi che popolano in maggioranza gli uffici postali. “Anch’io sono un postino, e anch’io sono calabrese. Ed è vero che noi meridionali siamo la maggioranza. Ma si fa finta di non sapere che fino alle soglie del duemila le Poste erano un traguardo lavorativo e sociale solo per noi. Piemontesi e veneti, emiliani e lombardi non avevano interesse a quell’impiego. Ricordi che la busta paga di un postino è di 1100 euro mensili e un impiegato ne prende 150 in più. Paga da fame e i meridionali sono serviti a coprire i posti vacanti”.
È vero quel che dice Petitto, ed è giusto rammentare che la maggioranza dei dipendenti lavora sodo, che il gruppo ha un bilancio che comunque ha il segno più, che le migliaia che si sono trasferiti da Trapani a Cuneo avevano il giusto diritto di vedersi riconosciuta una vita dignitosa, un lavoro magari umile ma garantito.
Quel che è successo dopo, quella interminabile fila di migranti all’inverso, da nord verso sud, di assunzioni farlocche, di clienti aggregati nelle centinaia e centinaia di filiali è la storia abbastanza recente di un malcostume che si è fatto sistema. E di quel sistema il sindacato si è fatto garante.
Un gruppo di potere lungo dodici anni
Per dodici anni l’azienda è stata governata dallo stesso amministratore delegato, dallo stesso capo del personale, e dallo stesso segretario della Cisl. Un triumvirato. “Abbiamo fatto tutoraggio, è vero. E non nego le mie responsabilità. Ho cercato di bonificare l’ambiente, emarginare chi non si comportava bene. Ho fatto la mia parte”.
A dire dai risultati il lavoro di Petitto non è stato gratificato da un successo pieno. A novembre scorso in Sicilia scoppia lo scandalo dei figli di. Assunto il figlio del segretario provinciale di Palermo, la figlia del segretario aggiunto di Palermo, la figlia di quello di Caltanissetta, tutti e tre targati Cisl, la figlia del rappresentante della Uil di Messina e del suo collega di Agrigento, la moglie del segretario dell’Ugl di Trapani, la moglie del segretario Uil di Catania, la figlia del segretario regionale della Confsal di Catania.
da: Il Fatto Quotidiano 1° maggio 2015
7 Comments
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Visti tutti quei pragmatici che contestano le parole scritte da Antonello Caporale. L’ad di Poste ha preso finalmente atto della questione delle assenze come commentano molte notizie. Antonello la prego di volersi interessare della vicenda degli ex ctd di Poste che sono stati privati di in posto di lavoro per colpa dei sindacati. Le ho scritto una mail sulle segnalazioni pochi giorni fa. Spero mi risponda quanto prima….grazie…
Come noto dai commenti a questo articolo molti riscontrano incongruenze sull’effettiva situazione in azienda. Al contrario trovo l’articolo lo specchio fedele di quello che succede all’interno di Poste ma nessuno al coraggio di vedere la realtà senza la solita presunzione… lo scrivo da ex dipendente Ricorsista. Lo scrivo perché il sindacato c’è quando gli fa comodo….c’è per tutelare la posizione di quei lavoratori che sanno solo lamentarsi. Si sta bene ad essere stabilizzati con in procedimento giudiziario in corso..vero???…peccato che quello stesso sindacato si é dimenticato di 600 lavoratori. E allora ecco che arriva il licenziamento mentre vengono assunti tutti i figli e i parenti dei soliti noti. Bravo Antonello Caporale!!!
Volevo scrivere…. ha il coraggio di vedere…
Non credo te la debba prendere così, per me l’articolo non è per i dipendenti onesti e inabili. L’articolo affronta un malcostume che in Poste vige ancora. Saluti
Al Sig. Caporale, giornalista e scrittore…
Siamo in Italia.
paese dell’indignazione a buon mercato, del mostro sbattuto in prima pagina, delle poche idee, gettate il più delle volte qua e là, alla rinfusa.
Siamo in Italia. dove, vivaqualsivoglia divinità, il diritto di cronaca è tutelato.
Siamo in Italia.
e quindi ci sta che qualcuno metta nero su bianco informazioni senza essersi preso la briga di verificarle,
ci sta che qualcuno scriva righe pretestuose e che distorcono intenzionalmente il significato di qualcosa che nn è per niente come è stata scritta
ci sta che qualcuno scriva per apparire e nn per essere
cito testualmente uno stralcio del suo articolo
[…] ogni giorno decine di postini risultano inidonei a fare i postini. C’è chi nn può sopportare carichi sulle braccia, e dunque i pacchi restano a terra. Chi nn è idoneo a fare i turni notturni. E dunque la posta nn la può preparare. Chi nn è idoneo a soggiornare in luoghi polverosi, e purtroppo la polvere si annida tra le lettere e dunque la posta nn la può smistare.
… bordata di fischi per i postini!
…sdegno della gente che lavora sul serio!
… invettive di coloro che se lo sognano di notte il posto fisso!
Siamo in Italia. Ma nn ci sta!
Nn ci sto.
Proprio nn posso fare la parte del mangiapane a tradimento e nn risentirmi.
E nn mettere nero su bianco la realtà. Quelle vera!
Nn quella presunta e pure mistificata!
Chiedo in anticipo scusa a chiunque io abbia offeso con il mio comportamento delittuoso: mi chiamo Gigliola sono una “postina” , ho 53 anni, un compagno, due figli,un cane, sono sul motomezzo dal 1982.
Vi risparmio la triste storia e arrivo subito al punto:
dopo svariate vicissitudini lavorative, purtroppo comuni a tutti i postini, infortuni, broncopolmoniti , morsi di cani, qualche osso rotto ect ,aggravate ad un certo punto pure dalla decisione dell’azienda di sostituire il vecchio glorioso Piaggio free 50 con un “fichissimo” Liberty 125 -che può essere caricato per un peso considerevolmente superiore a quello che costituiva il carico del precedente motorino – che è poco maneggevole a pieno carico dal momento che il peso maggiore si colloca nel bauletto, che è poco manovrabile per lo scarso raggio di sterzata, che in caso di pioggia diventa estremamente pericoloso e in caso di caduta, visto il peso richiede uno sforzo considerevole per essere “tirato su”.
a marzo del 2014 il mio medico decide di farmi fare un RX da cui risultano delle protrusioni, segni di spondiloartrosi a livello cervicale dorsale. Prossima tappa un ortopedico che mi consiglia una risonanza magnetica dalla quale salta fuori un’ernia del disco L5- S1 espulsa, che in teoria dovrebbe essere operata. Passaggio d’obbligo a medicina del lavoro e preventiva, dal momento che sono già in possesso di piede piatto bilaterale di I e II grado e clavicola sx con esiti di callo deforme, il cui parere finale è: la Sig.ra Gigliola idonea ad attività lavorativa che prevede ridotto impegno del rachide cervicale , compresa la guida di motomezzi aziendali e prolungato camminamento e stazione eretta.
Tradotto in termini pratici sono Inidonea ovverosia non idonea, priva dei requisiti e delle capacità necessarie per una determinata attività
La mia inidoneità è incompatibile con le mansioni di portalettere, deduco io
Ovviamente lo faccio presente a Poste che attiva l’iter e … a dicembre dello stesso anno mi “sposta” a 60 km di distanza da dove lavoro per effettuare il recapito… in auto.
Mi crolla il mondo addosso. nn è giusto? Intanto sono andata.
Sto facendo i miei passi. Ho interpellato il sindacato. Ho consultato un avvocato. Intanto continuo a fare la postina. In macchina!
Qualcuno di Poste nei colloqui che sono intercorsi al tempo dell’iter, mi ha reso edotta sull’articolo 81 del contratto di poste che le consiglio, gentile Sig. Caporale giornalista e scrittore di leggere la prossima volta che le commissionano un articolo sugli “inabili” di poste.
Le consiglierei anche in futuro di nn scrivere più per sentito dire, di nn dare ascolto alle sirene di questo o di quel sindacato per scrivere di un argomento, che evidentemente nn conosce e soprattutto di fare magari, anche 5 minuti di sana vergogna, per aver offeso, con la sua superficialità, la dignità di tutti i lavoratori e le lavoratrici di poste italiane che ogni mattina si alzano “soggiornano” e lavorano anche in luoghi polverosi, che mi creda a volte, molte volte, sono molto più vicini al terzo mondo che ad una SpA di fama internazionale
cordialità
gigliola
Probabilmente l’autore dell’articolo non ha mai fatto l’impiegato e non ha idea del fatto che il 10% di malattie al giorno sull’organico corrisponde alla media di malattie di una qualsiasi azienda (basta interrogare i dati INAIL, non è richiesta laurea specifica). Per quel che concerne le assunzioni politiche, c’è cosi ignoranza in materia da pensare che anche l’azienda privata non faccia un favorino al politico locale?! IN ITALIA?? Luoghi comuni e tante parole al vento, questo il problema dell’Italia e degli italiani, che abboccano ancora ai discorsi, alle promesse politiche…e ad articoli come questi (palesemente politico)
Buona scrittura
Grande Antonello. Aspettiamo il seguito