Mettiamo Renzo Arbore al governo. Destiniamolo a Palazzo Chigi per un pomeriggio, sulla poltrona di Matteo Renzi. Pieni poteri sulla Rai, scriva lei il decreto legge. “Rintraccerei in paradiso Biagio Agnes, il grande Biagione democristiano. Di televisione ne capiva. Mettere uno che ne capisce non sarebbe male”.
Siamo però al de cuius.
Noto un filo di sarcasmo. Mi rifarò nel prosieguo dell’articolato.
Articolo 2.
L’auditel sta imbarbarendo la Rai, a sua volta inquinata da Mediaset. Urge rottamazione. D’ora in avanti ai dati di ascolto devono essere associati quelli del gradimento.
Alto gradimento come la trasmissione di Arbore e Boncompagni? Incorreremmo in un gravoso conflitto d’interessi.
Il capo di gabinetto troverà un sinonimo. Anzi, eccolo qua: indice di affezione. Tu telespettatore mi devi dire ciò che vedi e quanto ti piace ciò che vedi. Da uno a dieci quanto ti piace? Ci sono schifezze che fanno ottimi ascolti. Ma schifezze rimangono.Continue reading