Al momento dei saluti dico a Fausto Bertinotti: Matteo Renzi, ammesso che le legga, trasformerà le sue parole in chewingum. “Ho le mie responsabilità e ne sopporto il peso. Parlo da vinto, da commentatore, da chi ha consumato il suo impegno politico. Mica ho da domandare”.
Quanti errori però.
Uno più di tutti mi brucia: non essermi reso conto che alcuni miei comportamenti potessero essere scambiati per commistione con un ceto simigliante a una casta.
Le feste a cui partecipava col sorriso comunista, i capitalisti che frequentava, e quella comunione con volti particolarmente aderenti all’opposto vagheggiato. Un ossimoro più che un compagno.
Pensavo che la mia vita, la mia giovinezza, la mia storia familiare, il mio lavoro di operaio, le lotte a cui ho partecipato potessero immunizzarmi. Ero così tanto distante da quel mondo e ritenevo che nessuno potesse trafugare il mio volto e cambiargli colore.
Anche il cachemire ha fatto la sua parte.
Sul punto dissento.
Fatto sta che la sua storia si è conclusa e le resta sul groppone una sconfitta cosmica. Con i suoi compagni di Sel che si dividono le ultime spoglie e si incamminano a capo chino verso le tende del vincitore.
È morta la sinistra. Non dico il comunismo, c’era stato il muro di Berlino a ricordarci le pietre che schiacciavano i nostri corpi. Ma il socialismo sembra scomparso, piegato. Simultaneamente alla forma avanzata di capitalismo. Ci avevano detto che il mercato si autoregolamenta. E abbiamo visto: siamo tornati all’800.
Non c’è più sinistra e destra.
No, tutto finito. Ora è l’alto contro il basso. È il tempo della post democrazia. Molti sono gli inclusi nel sistema politico, con un partito di governo che è il Pd e un leader con tentazioni autoritarie e una luccicante venatura neobonapartista. Dileggia il ceto dirigente, riduce a un cofanetto le assemblee elettive. Poi ci sono gli esclusi, quelli che stanno fuori, i barbari.
A Nichi Vendola chiede di passare con i barbari?
Delle persone non parlo e uno come me può dare solo consigli, sperando che siano buoni consigli.
Un consiglio a noi disperati di sinistra.
Abbassare il vessillo dei partiti, chiudere le sezioni per come sono strutturate adesso. Nell’ottocento mica esistevano i partiti? Ma le idee di sinistra sì.
Chiudere ogni bottega, sparire dalla circolazione.
Far rinascere lo spirito, il senso, le idee rivoluzionarie nella grande prateria degli esclusi, in quel popolo disordinato ma vitale. Sono barbari, però siamo nelle stesse condizioni dell’800.
I barbari votano Grillo.
E meno male. In Francia votano Le Pen.
Attendere che da lì nasca qualcosa?
Solo da lì. La deriva autoritaria ha preso forma e oramai siamo ingabbiati in una condizione di sospensione della democrazia. Con la legge elettorale che sbarra, ostruisce, esclude e un governo sovranazionale di non eletti che esercita un potere abusivo. Maastricht è stata la nostra rovina e Bruxelles ha commissariato il Parlamento nazionale. Con i risultati che vediamo.
Lei parla in quale veste?
So di appartenere a un mondo concluso. Per tutta la vita abbiamo pensato che il nostro obiettivo fosse fare la rivoluzione. E s’è visto dove siamo giunti. Oggi ci sono parole innominabili. Per esempio non è più spendibile quella di padrone. I capitalisti ci dicevano meraviglie della globalizzazione, vero? Eccoci qua. Non è più pronunciabile la parola, non si può dire padrone altrimenti rechi offesa. E sempre oggi, che nel mondo esiste il più alto numero di operai, quella classe è cancellata dalla società, i diritti si assottigliano fino a divenire inconsistenti. Se tu nasci per cambiare il mondo, e poi il risultato è questo, non puoi cavartela con: scusate, abbiamo sbagliato.
È triste convenire e spero non si dispiaccia, ma lei proprio non può cavarsela così.
Lo so, lo ammetto. Sono un vinto.
Ci avete fatto tribolare, sempre a spararvi contro.
Siamo stati nani seduti sulle spalle di giganti. Ricorda?
Adesso ci tocca Renzi.
Il Partito democratico si trasformerà in un moderno Partito di governo.
È già un partito-Stato.
Arriveremo presto alla tracimazione: quando l’articolo 1 della nostra Costituzione verrà di fatto soppresso.
Solo i barbari ci salveranno.
Le idee nascono anche fuori dal Palazzo, e nelle piazze si costruisce un sentimento che forma una comunità.
Ma i barbari usavano anche le mani. Altro che feste e cachemire.
Bisogna rendersi conto che i nostri vessilli non raccontano più e non rappresentano più. Certo che in piazza non sempre il pranzo è di gala. Ma quello è il luogo, non altri.
E lei cosa fa?
Non vede? Abbiamo questa Fondazione, si chiama Cercare ancora.
Cercare ancora?
Dovremo lasciare questa sede, non ci sono più soldi”.
da: Il Fatto Quotidiano 10 luglio 2014