Forte della laurea honoris causa in management appena attribuitagli dall’università di Salerno, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ha invitato i colleghi di Pompei a non esagerare. Lotta dura ma con misura. Bonanni è il più giovane manager dell’industria di Stato. Per insignirlo del prestigioso titolo una settimana fa si è scomodata il ministro dell’Università Stefania Giannini e giustamente. Tutti sanno che dove c’è Cisl c’è scuola. E non si muove foglia al ministero, nelle università, tra gli impiegati (e anche tra gli sfaccendati) senza che il sindacato non voglia. Cambia il mondo ma Bonanni è lì. Il suo pizzetto, il volto paffutello lo rendono simpatico, disponibile come un titolo negoziabile, pronto sempre a dare una mano all’Italia. Purtroppo sono gli italiani a non voler più essere aiutati da lui. E qui veniamo al punto. Il sindacalista – uomo o donna che sia è un soggetto oramai prevalentemente narrato per via endoscopica. È valutato più per la soverchiante capacità digestiva che per il rigore col quale attende ai suoi compiti, l’onestà con cui negozia i diritti e i doveri dei lavoratori. Sindacalista a chi? Rasenta l’offesa se non la vera e propria insolenza l’appellativo. Pompei è la bandiera eterna di quella che purtroppo appare una profonda crisi di incoscienza.
NON C’È ANNO, mese e giorno che i custodi dell’area archeologica più conosciuta e preziosa al mondo non abbiano un contrasto, una vertenza con i dirigenti. Se ritengono i turisti possono rimanere in fila, come è successo qualche settimana fa alle centinaia di visitatori in attesa di guadagnare la vista del Colosseo. E non esiste un venerdì senza la chiamata allo sciopero degli autisti di bus e metro in città, non c’è evento importante senza la serrata delle sigle dei tassisti. Svuotate le fabbriche, dove la crisi economica le ha trascinate nell’inerzia e nella paura, le sigle principali e la gran varietà di quelle settoriali si sono chiuse nella ridotta del pubblico impiego e da lì offrono segni di una vitalità regressiva, un amore appassionato unicamente verso l’ostruzionismo, come se il blocco fosse l’ultima spiaggia, il solo mezzo per dire: noi esistiamo ancora. C’è una squadra di intramontabili che governa a dispetto di tutti. Luigi Angeletti, per esempio, da quanti anni è imbullonato alla poltrona di segretario della Uil? E cos’è adesso la Uil? Fu ineguagliabile Renata Polverini, al tempo segretaria dell’Ugl, quando rifiutò di rispondere a una domanda semplice: quanti seguaci ha il suo sindacato. Uno, nessuno, centomila? La Polverini non se la sentì di violare la privacy degli iscritti. Siamo ancora nell’attesa di conoscere la cifra e già il suo successore, Giovanni Centrella, si è visto notificare un’indagine per associazione a delinquere al fine di realizzare un’appropriazione indebita. I giudici sospettano che insieme alla moglie e a una collaboratrice abbia deviato il corso di 500mila euro, il tesoro in cassa, per acquisti privati. Tra cui orologi di marca, gioielli, borse. Centrella si è protestato innocente e si è dimesso dall’in carico. Ben fatto ma basterà? Un sindacalista è per sempre. Ricordate Sergio D’Antoni? Cisl per una vita, poi l’ingresso in politica. Quindi la fuoriuscita per via degli elettori che, cinici, gli hanno consigliato di godersi le giornate nel riposo. Ma D’Antoni, stakanovista come pochi, ha rifiutato l’inazione. E per merito di Giovanni Malagò, presidente fantasista del Coni, è stato eletto alla presidenza del Coni siciliano. Questa la sua prima dichiarazione. “Bisogna impegnare le cospicue risorse europee a favore dello sport siciliano”. Ci sono soldi da spendere. Tremate.
da: Il Fatto Quotidiano 24 giugno 2014