“Guardiamo al futuro, puntiamo su Germanà e saluto uno a uno voi qui presenti: Rocco, il mio assessore, la fidanzata che ha sua sorella candidata a Rometta, eccetera”. Antipasto di mare al ristorante L’Ancora di Venetico, sulla strada che da Messina porta a Palermo. Diciassette a tavola, purtroppo. Siamo ospiti del sindaco di Valdina, Gianfranco Picciotto, e in trepida attesa delle mezze maniche allo scoglio. Parla Nino Germanà, ma poco: “Ho accettato la candidatura perchè quando si scende a gamba tesa, come ho fatto io a Messina, quando si vuole stare sulla cresta dell’onda, bisogna farlo sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Messina non aveva rappresentanti in Europa e mi sono proposto io che ho un’ambizione tale da essere certo di uscire da questa campagna elettorale più forte di prima e il più forte possibile. Conto sulle preferenze, conto sui giovani che mi sostengono. Io voglio vincere, il mio programma è: Europa più vicina!”.
Nino ha mantenuto le promesse: aveva detto cinque minuti e ne ha consumati quattro. Ha capito da Renzi che è meglio non nascondere l’ambizione: lui infatti è un quarantenne già ex inquilino alla Camera dei deputati. E’ stato deputato come suo padre Basilio, e anche come suo zio Antonino. Oggi è consigliere regionale siciliano, tale quale a un altro zio, ma non gli basta, certo che no: “Devo marcare il territorio, voglio di più. La politica è una passione”.
I Germanà stanno a Brolo, il loro feudo nell’isola, come il Barbera sta alle Langhe. Sono una famiglia così unita, solidale, speciale e appassionata che il lavoro se lo dividono e se lo trasmettono. Prima che arrivi in tavola il secondo, Nino fa un rapido excursus familiare: “La politica è nel dna dei Germanà. Rispetto ad altri non siamo mai stati coinvolti in inchieste giudiziarie e questo è un bene per noi”. Vero, solo un piccolo accidente giudiziario, ma per fatti slegati dall’amministrazione del bene comune. Papà e zio l’anno scorso hanno subìto una condanna per bancarotta fraudolenta per via di titolarità nascoste di società immobiliari e conseguenti confusioni contabili. Ma è una condanna di primo grado e papà Basilio ha garantito che la verità verrà a galla, lui è innocente e lievemente perseguitato.
“Quando sei anni fa sono entrato alla Camera il mio papà ha finalmente spento il cellulare, ha detto che ormai si poteva rilassare. E l’ha spento per davvero!”.
Applausi. Qui sono applausi veri e sentiti, perchè di Basilio si ricorda anzitutto la generosità speciale e una festa che si tramanda negli anni: la festa del porco. “E’ una cosa meravigliosa, si mangia in un modo potente, io non ho mai visto vassoi così lunghi e tanta roba a tavola”, garantisce ai commensali il sindaco. Verissimo. La festa del maiale, il maiale nero dei Nebrodi, è stato il punto più avanzato di equilibrio tra destra e sinistra, e grazie alla famiglia Germanà un luogo di incontro della politica nazionale col territorio. Alla festa per “Sua maestà il maiale” (così il biglietto d’invito) negli anni hanno partecipato le più alte autorità dello Stato. Presente Marcello Dell’Utri, naturalmente Totò Cuffaro e un plotone di parlamentari del centrodestra e presente anche il centrosinistra guidato da Vladimiro Crisafulli. Berlusconi venne ricordato in una delle rassegne attraverso la stampa del suo volto sul fondo dei piatti della preziosa ceramica di Santo Stefano di Camastra, e il suo sorriso incorniciato da salsicce in fila indiana, l’una legata all’altra, metafora della solidarietà e dell’amicizia. Oggi però si cambia: “Potevo stare ancora con Berlusconi signori miei? E che fine facevamo? Allora mi sono detto di no. Per dare un futuro all’isola, a questa amata terra l’unica cosa da fare era scegliere di andare con Angelino Alfano. Lui è il nostro futuro, con lui la Sicilia rinascerà e io ve lo prometto”.
E’ quasi mezzanotte e anche questa cena è finita. Oramai si mangia soltanto, le preferenze si cercano piatto per piatto, e Nino non si risparmia. Sebbene filiforme, riesce a districarsi in ogni menù, e sviluppare a tavola quella sua strategia del consenso: “I santini si danno alla fine. E sono i santini che costano tanto. Poi i manifesti, e gli spot per le televisioni, e la radio. E’ durissima, io davvero non so come dividermi, ma la politica, l’ho detto, è passione. Però devo dire che malgrado sia candidato per Bruxelles, testa e cuore ce li ho a Brolo. Mio nonno ha fatto il sindaco per trent’anni, tutte le opere pubbliche sono state fatte dalla dinastia Germanà”.
In effetti con l’arrivo della spigola anche Strasburgo è stato dimenticato. Il candidato si alza improvvisamente in piedi: “Scusatemi, non resisto. Mi stanno informando da Brolo, dove si vota per il rinnovo del consiglio comunale, che i nostri avversari stanno dicendo delle sciocchezze sul mio conto. Mia cognata è candidata e mia moglie mio sta raccontando tutto in tempo reale. Devo solo fare un post su facebook: “Salvo Messina (il sindaco uscente ndr) è un ladro”. Domani mi becco una querela, ma non importa, forse a quest’ora non tutti sono collegati su facebook, ma domani sì”.
Arriva il tempo dei santini e dei saluti. “Forza che ce la facciamo, viva l’onorevole Germanà”.
Attraversato lo stretto, risaliamo la Calabria. Qui c’è un’enclave Ccd, il gruppetto della coppia Casini-Cesa ora apparentato, in evidente crisi di fiato, con l’Ncd di Alfano, più scattante e più centrale. Siamo, come avete capito, al centro del centro della politica e, in questo centro compare un duo di notevole presenza: Gino e Michele Trematerra. Gino è il papà, deputato europeo uscente, Michele è il figliolo, assessore regionale uscente. Il papà, un prestigiatore di voti sopraffino, ha rinunciato a candidarsi nelle scorse politiche ottenendo in cambio un po’ di luce per suo figlio Michele, un altro con la passione nel sangue. Papà è andato a svernare a Bruxelles, mentre il figliolo, oculista in un ospedale cosentino, è andato a svernare a Catanzaro. Prima dell’Europa babbo Gino era stato sindaco di Acri e deputato nazionale; prima di fare l’assessore all’Agricoltura il figliolo Michele era stato semplice consigliere. Oggi papà Gino è chiaramente il candidato che Michele, il suo figlio sosterrà. Tra qualche mese si voterà alle regionali. E allora sarà Gino a dare un aiutino a Michele. Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia.
da: Il Fatto Quotidiano 15 maggio 2014