E a sud di Salerno le rotaie muoiono con l’Italia

Come becchini di un cimitero aggiorniamo quotidianamente la lista della scomparsa delle tratte ferroviarie. Ogni giorno un vagone viene mandato in rimessa, un collegamento si cancella, una locomotiva si ferma, un binario muore. È il paradosso un po’ stupefacente di questa nostra modernità: più il mondo intero diviene connesso e interattivo, la mia vita legata alla tua con un semplice clic, più gli spostamenti elementari da città a città, dalla periferia al centro, dal nord al sud del Paese divengono proibitivi. Come se potessimo conoscere la mobilità solo stando seduti, perciò immobili, davanti al computer. Oramai intere regioni d’Italia non hanno collegamenti non solo sufficienti ma minimamente decenti.

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“Il mio mestiere? Accalappiavoti”

votaAntonioAmici, di cosa dobbiamo parlare? Chi vi parla è da dieci anni che sta nel Parlamento europeo. Cortesemente un po’ d’attenzione, fate silenzio! Dobbiamo recuperare la fiducia degli elettori. E dai, parlate almeno a bassa voce!”.
Incredibilmente la sala del Crowne Plaza di Caserta, dove Forza Italia ha raccolto il meglio del suo meglio, non lo sta riconoscendo. Non ha capito che alla tribuna è stato chiamato Aldo Patriciello, funambolico, straordinario, stupefacente mietitore di voti molisani. “Modestamente”, sussurra. E modestamente ha ragione lui: settantamila voti nel 2004 con l’Udc, 120 mila nel 2009 nel Popolo della libertà, oggi punta a sbalordire.
Non conoscete Patriciello? È l’unico candidato con lo sponsor, come solo i fuoriclasse dagli ingaggi stratosferici possono esibire. Continue reading

Franco Arminio: quei comizi alla luna degli invisibili di Tsipras

Il comizio numero 40 è fissato alla pizzeria da Rocco in Andretta, Irpinia d’Oriente. Ad ascoltare l’oratore c’è suo figlio Lidio, un amico di suo figlio, poi Valentina, infine l’oste con sua moglie e io. In tutto siamo sei ed è già un buon numero perché Franco Arminio, di professione paesologo, in genere fa comizi individuali e a domicilio. Fa comizi agli umani, agli animali e anche al resto del mondo inanimato. È riuscito a parlare alle pecore del Gargano, ai pescatori di Monopoli, alle pastiere, a una vacca solitaria, a un gruppo di galline, a una pozzanghera del Formicoso, all’albero rosso, ai frequentatori del bar Carlino, a tutto il popolo di Carife, al cane di via Mancini in Avellino e a molti altri essere viventi.
IL BACCANO elettorale delle formazioni maggiori, quella vagonata di insulti e dannazioni distribuite quotidianamente su ogni fronte, ha oscurato una novità significativa di questo appuntamento. Per la prima volta, sarà per scelta consapevole o disperazione pura, la sinistra italiana ha scelto di farsi guidare da un leader di un altro paese. E quel leader, che si chiama Alexis Tsipras, guida il suo partito, Syriza, verso una vittoria straordinaria ad Atene. Tsipras è anche candidato a guidare la Commissione europea.Continue reading

Putignano, faida grillina con la pupù

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Cari amici, io vivo a Stoccolma da otto anni. Sono impiegata amministrativa. Sapete che ogni lunedì in ufficio arrivano dei cesti di frutta? Ci fanno lavorare con serenità”. Nel magico mondo a cinque stelle atterra a Putignano, in provincia di Bari, Melania Pomante, candidata a Strasburgo. “Vi confesso che non ho mai votato in vita mia”. Bravissima! “Poi mi sono accorta che il movimento mantiene le promesse, loro – a differenza di altri – si sono dimostrati sinceri”. Urrà di nuovo. In città si vota per le europee e per le comunali, e si corre, si chiama, si chiede.“Ma chi è?”. La specialità di Grillo è di contrastare la legge di gravità: più il candidato si mostra perplesso di sé meglio è per il bene comune e per l’elettore sfiduciato. Nessuna ansia da prestazione. Questa signora giunge dalla Scandinavia: non le frega approfondire, non le piace la politica e poco importa e si vede. “Nel tempo libero mi dedico ad attività culturali”. Non ha mai visto un seggio elettorale e forse quando lo varcherà per la prima volta ne uscirà eletta. Magico Grillo e magica Putignano. Però appena Melania finisce il suo speech, un sobrio intervento di nove minuti e mezzo con la domandona retorica concludente e spiazzante: “Se vi dico Europa cosa rispondete?”. Silenzio. Si passa alle questioni di casa. E qui i grillini, di nuovo magicamente, tornano ad essere pugliesi veraci. Un gruppetto di combattenti irrompe nella piazza. Portano al collo un fazzoletto bianco e rappresentano i grillini soccombenti, il meetup di serie b, i cittadini lasciati a casa. Gli iscritti incazzati. Cosicché quando la parola passa al candidato sindaco, “ecco il nostro portavoce Renzo Dipierro”, nella piazza Plebiscito si forma un vuoto. Il gruppo lascia il palco e per protesta si allinea ai bordi dello slargo, in vistoso segno di disconoscimento dell’autorità a cinquestelle.Continue reading

Picierno e Pittella, la coppia arraffavoti

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Matteo ci ha detto: Gianni e Pina, dovete portare il Mezzogiorno in Europa. E noi lo porteremooo!”. Gianni&Pina, è una promettente coppia arraffavoti. Lui è un uomo alfa: roditore di consensi, ideatore del partito personale, podista infaticabile. Lei produce tweet, rumoreggia in tv, polemizza in ogni occasione utile. È perfetta per chiunque. Infatti si è trovata sempre promossa, e sempre a sua insaputa. Veltroni la volle capolista due legislature fa per fregare De Mita. Pina allora sembrava demitiana, aveva scelto di laurearsi con una tesi sul principe di Nusco. E così a Veltroni sembrò che chiodo schiacciasse chiodo. Renzi l’ha scelta per completare la squadra di fanciulle che devono cambiare verso al Pd. Pesi piuma rispetto agli squali in circolazione, però sorridono, frequentano i talk show, sono volti puliti e carini e sono incensurate. La coppia si sta esibendo, nel penultimo ring della giornata, all’hotel Capital di Campagna, in provincia di Salerno. Pina introduce con un colpo di sentimento: “Anzitutto buona festa della mamma”. Gianni ha un cuore arido: “Avete tre preferenze: una la date a un vostro amico, l’altra a Pina e la terza, se permettete, la date a me”.

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Candidati e condanne: una storia di successo

votaAntonioIo sono un guerriero!”. Il nuovo eroe dei due mondi si chiama Giuseppe Scopelliti: è diretto in Europa, dove farà ascoltare le ragioni della sua Calabria da cui improvvisamente è stato cacciato. “Dobbiamo dimostrare di essere una squadra coesa e all’altezza dei successi che ha mietuto in questa regione”, dice ogni volta che gli tocca stringere una mano. Le mani non si stringono più in piazza perché è passato di moda il comizio persino in questa città, l’amatissima Reggio che l’acclamava in ogni dove. Con Scopelliti fino a qualche anno fa era tutto un andirivieni di gioventù missina, Gasparri e Alemanno in uno struscio continuo, e anche Gianfranco Fini. Fascista un pochino, resa abulica da internet, Reggio si è trovata come indisposta e Giuseppe, alla prima prova pubblica, ha dovuto far traghettare un po’ di gente d’altri luoghi. Cosicché ha avuto termine la campagna di piazza e si è passati, per l’appunto, alle mani. Mani da stringere in silenzio, da incontrare in silenzio. Meno si vede e meglio è. “In questa settimana non abbiamo in agenda incontri pubblici, nella prossima qualcosina”, comunicava il suo staff qualche giorno fa. È TERRIBILE doversi acquattare, ma di necessità si fa virtù perché la storia di Giuseppone è davvero straordinaria. Governava benissimo fino a qualche mese fa poi i giudici, incaponitisi a trovare fanfaluche nel bilancio del comune di Reggio Calabria, città della quale il nostro eroe è stato sindaco riverito, tanto che si diceva “modello Reggio” per dipingere il tratto con cui amministrava, hanno rovinato con l’inchiostro di una sentenza di condanna tutto il ben di Dio che Lui aveva costruito. Sei anni di reclusione! E persino interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.Continue reading

Sicilia, i Germanà re della festa del porco. Dalla Calabria la dinasty dei Trematerra

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“Guardiamo al futuro, puntiamo su Germanà e saluto uno a uno voi qui presenti: Rocco, il mio assessore, la fidanzata che ha sua sorella candidata a Rometta, eccetera”. Antipasto di mare al ristorante L’Ancora di Venetico, sulla strada che da Messina porta a Palermo. Diciassette a tavola, purtroppo. Siamo ospiti del sindaco di Valdina, Gianfranco Picciotto, e in trepida attesa delle mezze maniche allo scoglio. Parla Nino Germanà, ma poco: “Ho accettato la candidatura perchè quando si scende a gamba tesa, come ho fatto io a Messina, quando si vuole stare sulla cresta dell’onda, bisogna farlo sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Messina non aveva rappresentanti in Europa e mi sono proposto io che ho un’ambizione tale da essere certo di uscire da questa campagna elettorale più forte di prima e il più forte possibile. Conto sulle preferenze, conto sui giovani che mi sostengono. Io voglio vincere, il mio programma è: Europa più vicina!”.
Nino ha mantenuto le promesse: aveva detto cinque minuti e ne ha consumati quattro. Ha capito da Renzi che è meglio non nascondere l’ambizione: lui infatti è un quarantenne già ex inquilino alla Camera dei deputati. E’ stato deputato come suo padre Basilio, e anche come suo zio Antonino. Oggi è consigliere regionale siciliano, tale quale a un altro zio, ma non gli basta, certo che no: “Devo marcare il territorio, voglio di più. La politica è una passione”.

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Fondatori Forza Italia in gabbia, Berlusconi fa il comizio ai cani

RADUNO QUADRUPEDE ORGANIZZATO DALLA BRAMBILLA SOLITI ATTACCHI AI PM: “CON ME LE VITTIME DELLA GIUSTIZIA”
Gli ultimi fotogrammi di una storia pure imponente si coalizzano con efferata crudeltà e viene voglia di non crederci. Non credere che il ventennio berlusconiano si chiude con l’anziano leader intento a comiziare ai cani: “Ci accusano di essere lontani dalla politica perché parliamo di animali, ma faremo tutta una serie di iniziative in favore di chi possiede un animale”. Detta così, davanti a una quarantina di bau raccolti dalla ossessiva Vittoria Brambilla (apparsa in dolce attesa e chiamata “Marisa” per sbaglio da Silvio) e, per sovrammercato, ricevere dal suo staff una sonora legnata: “Che cagata, non hanno portato Dudù. Sono fuori di testa”.Continue reading

Vedeva il Colosseo, ora solo le sbarre

SCAJOLA: DALLA CELLA DELL’83 A QUELLA DI OGGI. PASSANDO PER VIMINALE, IL G8 DI GENOVA E IL “ROMPICOGLIONI” BIAGI
C’è una logica anche nel paradosso e un destino nel controsenso. Il percorso circolare di Claudio Scajola è un indizio vitale della sua personalità prosperosa e tragica. Un carcere all’inizio della straordinaria scalata politica (1983) e un carcere a fine carriera (2014). Una specie di terra promessa, luogo del ritorno: cenere eri e cenere ritornerai. Quei poliziotti che ieri lo hanno condotto a Regina Coeli sono gli stessi che qualche tempo fa gli si facevano sull’attenti, che lo scortavano, tutelavano, onoravano con le mille auto blu dell’imperiale stagione del potere. E il volto di Scajola che guarda basito i giornalisti convocati apposta e perfidamente dalla Dia, è lo stesso che risponde imperturbabile alla domanda: qualcuno ti ha pagato la casa al Colosseo?

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O come Operai

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Azimut Benetti è leader mondiale della nautica d’alto bordo: nelle sue officine il conflitto teatrale tra ricchi e poveri, tra le tasche piene di dollari e la minuzia degli assegni familiari
I PACCHI di euro sbriciolati in questi venti metri quadrati sono la prova che quando la ricchezza esonda – supera cioè quel livello di guardia che permette all’umano di restare umano – prende vie di fuga irragionevoli. I ghirigori sulla tazza del cesso, i pomelli d’oro accostati al frigorifero, il mogano intarsiato per sostenere il sorbetto al limone restituiscono al superfluo un carattere elementare, basico, progressivo. Non c’è fondo al fondo né tetto all’accumulazione. Ma è sempre questione di punti di vista: qui ad Avigliana, all’imbocco della strada che conduce al cantiere del Tav, alle proteste, ai bengala e ai manganelli, mille famiglie campano grazie al superfluo che i ricconi del mondo ordinano via mail. Ai bordi del lago di Avigliana, nella Val di Susa, si costruiscono yacht dalla tripla A, imbarcazioni imbottite di preziosi, testimoni urlanti che il ricco esiste ma vive lontano da noi. “Beato lui” dice Francesco, falegname, mentre misura la curvatura del mogano, i millimetri che separano una lastra di legno dall’altra e che dunque rendono inqualificabile, perché difforme dall’ordinato, l’opera. Il riccone non transige: i suoi dollari, i suoi euro e i suoi yen devono servire a smascherare qualunque cedimento alla imperfezione.Continue reading