Nessun cedimento alla ‘ndrangheta e nessuna riduzione di fatturato. Pippo Callipo fa un buon tonno e lo vende a caro prezzo. Segmento premium del mercato, costa più del doppio rispetto ai concorrenti. “Nonostante la crisi abbiamo retto bene, e ci ha aiutato molto il target cui ci rivolgiamo. Fascia alta dei consumatori e doviziosa ricerca delle materie prime”. Callipo non è un mecenate ma non è un imprenditore asservito. Ha goduto dei finanziamenti pubblici ma non li ha inguattati, dispersi, sprecati. Quello che ha preso dalla Calabria ha restituito alla Calabria. Lui è nato a Pizzo Calabro e la sua fabbrica è a Pizzo Calabro. Qualche pallottola gli è stata recapitata ma non ha mai accettato lo scambio mafioso: protezione contro danaro. “Ho avuto incontri ravvicinati con la malavita ma sono orgoglioso di non aver mai abbassato la testa. Loro parlavano (anche con le armi) e io andavo dai carabinieri a denunciare. Quando non ero certo della determinazione degli inquirenti cambiavo caserma, salivo di grado per avvertire del pericolo”.
É STATO L’UNICO presidente di Confindustria ad attaccare il governo clientelare del centrodestra, l’unico imprenditore a prendersela con i colleghi, a non cercare rifugio nelle parole accomodanti ma a sfoderare la spada. Ha scelto l’impegno politico e civile dimostrando di essere un animale atipico nel panorama regionale. Si è candidato nel 2010 a governatore, ha perso (“anche se ho avuto 48 mila voti sul mio nome contro i 21mila di Scopelliti”) ma non ha smesso di dire: “Io resto in Calabria”. Non tutte le sue idee sono condivisibili, non è immune da errori, ma è un capitalista che non trafuga i capitali all’estero, che non negozia indulgenze e non sversa le sue vergogne nella grande rete del familismo amorale. É un potente – altra rarità sottoposto a una capillare quanto illecita manovra ritorsiva da parte della politica locale, registrata nei verbali delle intercettazioni con le quali un assessore all’Ambiente imponeva al direttore dell’agenzia anti inquinamento controlli quotidiani, asfissianti, plurimi. “Mi devi fare la cortesia, è una questione che mi affligge….”.
LA QUESTIONE CHE AFFLIGGEVA l’assessore Basile, al tempo della giunta Chiaravalloti, era di regolare i conti con Pippo Callipo e punirlo per le accuse che muoveva all’amministrazione regionale. “C’è un potere marcio in questa regione, colluso, vergognoso. Ed è mio dovere denunciarlo. L’ho fatto sempre, sapendo che le buone azioni alla fine ripagano”. I controlli ci sono stati ma non hanno documentato errori: “Bastava un niente per mettermi in ginocchio. Puntavano al pelo nell’uovo per farmi male”. La sua industria è florida e ora il gruppo, che ha allargato le attività (esporta gelati, è impegnato nel settore alberghiero) conta 370 dipendenti. “Sono felice che siano calabresi, che vivano la loro vita qui con serenità. Che abbiano un contratto, che lavorino in uno stabilimento pulito, organizzato, moderno. Sono contento che il nostro prodotto sia apprezzato, che il marketing sia vincente. Sono soprattutto felice di non aver mai traslocato. Sono calabrese e malgrado ogni disperante emergenza resto calabrese. Io resto qui”.
da: Il Fatto Quotidiano 12 aprile 2014