GIACE IN PARLAMENTO UNA PROPOSTA DI LEGGE FIRMATA PROPRIO DALL’ATTUALE MINISTRO DELLA GIUSTIZIA. CHE FARÀ ORA? “LA RIMETTEREMO IN CARREGGIATA”
Sta raggomitolato sulla penultima sedia, con lo sguardo lievemente assente. L’unica volta che il corpo di Andrea Orlando si inarca è quando il premier gli consegna la bacchetta magica: “Il ministro preparerà una riforma della Giustizia entro giugno”. Una rogna peggiore non poteva capitargli. Quando esce dall’aula sembra provato.
TUTTO insieme, tutto troppo presto e tutto troppo pesante. Si siede in un cantuccio e inizia a spiegarsi: “Stavo benissimo all’Ambiente e non ho mosso un dito per traslocare, ma proprio niente, nemmeno un alito di pressione, un cenno con la testa. Lo premetto a scanso di equivoci perché aggiungo che conosco bene questo mondo e ogni singola procura, e le stratificazioni, le connessioni, i problemi, i veti e le speranze che suscitano ogni volta l’annuncio della grande riforma. Sono prudente per costituzione, e sarò fatto male, ma so che se vuoi vedere premiato il tuo lavoro è bene che si dispieghi con misura e determinazione e ogni singola norma vada studiata con la cura di un artigiano”. La chiameranno l’Orlando pensoso, il ministro tartaruga: “Avranno modo di ricredersi. Un passo, poi l’altro, poi l’altro ancora. Attività espansiva ma con un ordine gerarchico che deve tener conto dell’urgenza e dell’emergenza. Prima di ogni cosa dobbiamo metter mano al processo civile: la gente deve poter esercitare il diritto alla giustizia in tempi decenti, umani. Così non si può andare avanti”. Seconda urgenza: “Dare onore a chi onora la magistratura e ascoltare, prendere nota e trascrivere le proposte contenute nel dossier che due magistrati eccellenti, Cantone e Gratteri, avanzano da tempo. Li incontrerò e mi confronterò. Accoglierò ogni consiglio utile: inizieremo dall’introduzione del reato di autoriciclaggio. Inizieremo ho detto, e non significa che finiremo lì”. In Parlamento giace una proposta a firma del deputato Andrea Orlando per la reintroduzione del reato di falso in bilancio. Oggi che è ministro fa finta di non conoscere più quel parlamentare? “La ricordo benissimo e sarà rimessa in carreggiata. Non ho mai immaginato di avere due volti, una doppia morale e un doppio binario. Quel che serve all’Italia si farà”.
TORNA IL FALSO in bilancio, dunque, e vedremo cosa dirà Silvio Berlusconi. “Ogni cosa che si tocca nel codice penale muoverà conflitti, ne sono consapevole. Ma il premier mi sembra risoluto a dare una svolta, e i segnali devono essere conseguenti. Non farò il gradasso, qui non serve. Bisognerà solo lavorare e far capire a tutti che è finito il tempo dei rinvii, che l’amministrazione della giustizia è il primo bene da salvaguardare e i cittadini devono tornare a credere nell’equità e nella giusta dose di forza che lo Stato mette per contrastare i reati. Gli italiani devono andare in tribunale certi che la loro domanda sarà un’impellenza e non una scartoffia da sotterrare”. Chissà se questo governo avrà la forza e questa maggioranza la voglia. Tra il dire e il fare… Il suo Renzi è bravo con gli effetti speciali. “Al punto in cui siamo della crisi istituzionale ed economica, non possiamo risparmiarci. È venuto il tempo di mettere da parte ogni riserva e affrontare il mare aperto. Significa anche rischiare”. Renzi è il campione del rischiatutto. Non per nulla ha gareggiato alla Ruota della fortuna. “Mette sul piatto la sua faccia, il suo successo, i suoi voti e anche il suo avvenire. Ai ministri tocca assecondare il cambiamento e non retrocedere davanti a decisioni che rompono col passato, organizzare i provvedimenti affinché siano efficaci, lavorare sodo perché la ciambella riesca col buco”. Mi sembra piuttosto preoccupato. “Vorrei vedere lei?”. Inspiri forte e incroci le dita. “Mi hanno consegnato problemi così enormi che farebbero stramazzare chiunque. Però sono qua, e mi tocca pedalare”.
da: Il Fatto Quotidiano 25 febbraio 2014