Pier Luigi Spompo no, ma Nico Stumpo? Chi potrà negare anche a un fedelissimo dell’ex capo Bersani – appena ritargato da Renzi come signor Spompo (da spompato, consumato, diesilizzato, dunque finito), come Nicola il calabrese, pancia dell’apparato del Pd, calcolatrice vivente di Pierluigi, una improvvisa ma legittima crisi di coscienza? Se persino la F di Fioroni si rialloca e si riadegua, con la V di Veltroni già stabile e posizionata a fianco di Matteo, e la D di D’Alema, dopo un periodo interrogativo (“Volevo conoscere che libri leggesse, quale fosse il suo pensiero. Non l’ho capito”), sembra essersi adagiata nei pressi del sindaco, sta per concludersi la più riuscita operazione di salita sul carro. Con le migliori o peggiori intenzioni, la fila indiana s’ingrossa e il carro già è diventato treno. Tempo qualche settimana che sarà bastimento e per Renzi il Sol dell’avvenire s’alzerà dietro casa senza un filo di nebbia o una nuvola a fargli ombra.
NON SARÒ Brontolo e non voglio il partito dei sette nani”, assicura lui. Si dimenerà, proverà a ri-rottamare, fuggirà dall’abbraccio mortale che i dirigenti, d’ogni specie e colore, sentono di offrirgli. Sarà fatica indicibile, operazione complessa, fattore di rischio. Perché è davvero tanto l’entusiasmo e largo il consenso, che la dirigenza del Pd – connessa al cuore della base – ha deciso di elargigli ogni solidarietà. Vecchi e nuovi amici. Nuovi e nuovissimi. Stamane Matteo bicicletterà ai Fori Imperiali con una vecchia conoscenza: Ignazio Marino. Sono tante le città di Matteo, ma Roma è la capitale e, nell’alfabeto del potere del Pd, con la M di Marino siamo ai vertici. Lasciamo pure da parte la F di Franceschini, perché non si è capito bene se sta con lui per davvero o per finta, se è andato a dichiarargli l’amore su mandato di Enrico Letta, se insomma è tutta una fregatura o è cotta sincera, esplosiva. Resta l’in tesa profonda con la F di Fassino, presidente dell’Anci, dunque suo successore e collega sindaco di Torino e anche predecessore alla guida del partito. Non c’è possibilità di fuga, l’abbraccio è totale, finale, finanche compulsivo. Renzi ha fatto il pieno alle feste dell’Unità dell’Emilia, tra le cucine, i tortellini e ogni tipo di militante: l’anziano, lo studente, la professoressa, l’antico e il moderno. E pensare che l’anno scorso si erano quasi dimenticati di invitarlo. Il tempo passa e porta consiglio: con i display giganti di Bologna, Reggio Emilia, Genova tutti hanno capito che il vento è cambiato.
RESTA LA B di Bersani fuori dal campo, ma – come le C di Cuperlo e di Civati – sembrano lettere inutili. A parte che, solo volesse, Matteo potrebbe esporre, a suo favore, la B di Bianco (Enzo) dominus di Catania, antico repubblicano, moderato, equilibrato, saggio. Non c’è partita e da qualunque posto in tribuna la si guardi, il risultato con cambia. Per uno Zoggia, deputato semplice, che parla contro, Matteo, anche se siamo alla fine dell’alfabeto e potrebbe pure sorvolare, ha due zeta a suo favore. Secondo voi Zanda (Luigi), capogruppo al Senato, chi voterà? E un altro rilevantissimo supporter, il signor Zambuto, sindaco di Agrigento, ha già scelto. Bisogna ascoltare anche le voci della periferia, le anime del territorio. Questo Zambuto ha radar di elevata capacità selettiva: stava col Pdl, poi ha capito e ha fatto un salto nell’Udc. Non si è fermato, non si è acquietato. Dall’Udc ha spiccato il volo verso il Pd. Da lì a Renzi il passo è stato semplice, da finale atteso. Congratulazioni. Come nelle squadre di calcio, il problema della rosa però, quando è troppo ampia, è sfoltirla. É sempre un’operazione delicata, è chirurgia selettiva, ha bisogno di mano ferma e larga esperienza di mercato. Come general manager della sinistra italiana Renzi promette bene: sfoltirà e tanto. Perchè alla fine di questa torntata di comizi elettorali troverà la sua corrente (“Una super-corrente”, secondo Bersani) gonfiata come la pancia di una rana.
SAREMO alle liste d’attesa, all’over booking, con un plotone di amici-nemici. Sul tavolo fritture miste, quei piatti pieni di spine. Cosa mangiare e cosa scartare? In effetti ai suoi fedelissimi la fifa è comparsa: vuoi vedere che? Paolo Gentiloni è super prudente perché ha capito che la questione dal cuore scivola lentamente verso il portafoglio. E se persino la Alessandra Moretti (alla M c’è davvero una fila paurosa), ex valletta televisiva bersaniana, sembra oramai decisa a completare l’autocritica, non c’è più ragione o rottamazione che tenga. Gli applausi non finiscono più. I guai sono appena iniziati.
da: Il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2013