Si può essere scettici perché questi tempi giustificano il timore che ci si imbatta di nuovo in una promessa farlocca, nel classico dico e non faccio. Si può dunque dubitare, e anche legittimamente, delle promesse di Ignazio Marino di cambiare il volto dell’amministrazione capitolina, una macchina gigante di produzione del consenso e dello spreco, parentopoli perenne in cui legami familiari e correntizi sporcano ogni iniziativa. Non si può però fare confusione tra lui e Gianni Alemanno. Si prenda la biografia di ciascuno, il senso dell’etica e persino il livello degli infortuni occorsi per avere sotto gli occhi la distanza siderale che separa il primo dal secondo. La giunta Alemanno ha mostrato un tale ragguardevole score di insuccessi e di immoralità da restare senza fiato. Continue reading