IL PONTE DELLA MUSICA È GIÀ ALLA TERZA INAUGURAZIONE. QUESTA VOLTA IL SINDACO E I VIP SONO LÌ PER L’INTITOLAZIONE A TROVAJOLI
Un filo d’erba, un tronco d’albero, due metri di rotaia di tram, il cancello del cimitero, mezzo ponte, l’asfalto nuovo o – in mancanza – anche solo una toppa di bitume. In campagna elettorale è tutto un fremito inaugurale, una fanfara felliniana che scivola via da un luogo all’altro, una truppa plaudente e peripatetica estasiata, convinta, col cuore gonfio di premure e di gratitudine. Anche stasera, e per nostra fortuna, si inaugura qualcosa. In campagna elettorale le città infatti rifioriscono di nuove opere mai viste prima, e andare al ballottaggio significa godere di quel di più, vedere ciò che non si è visto, e ogni sera fare “ohhhh”, perchè un altro sogno si è avverato. Roma è la più fortunata di tutte. Siamo al Ponte della Musica, che è un gran bel pezzo architettonico, e ci sembrava che fosse stato già inaugurato non una ma due volte. Però stasera è diverso: oggi quel ponte anonimo, bianco fuscello di ferro che congiunge il Tevere appena dopo i circoli nautici, ha un nome: Armando Trovajoli. Al grandissimo musicista si leva una targa grazie al laborioso impegno sulla toponomastica di Gianni Alemanno, il sindaco che ha fortissimamente voluto la targa (l’opera è farina del sacco di Rutelli ma non è il caso ora di ricordarlo).
“SONO ANCH’IO qui”, dice un grande teatrante: è Carlo Giuffrè. Vecchia e nuova generazione di attori si scambiano pacche e complimenti. La nuova leva di Enrico Brignano, comico dell’oggi, affronta l’impegno con brio: “Scatta sta foto, daje e famola finita”. Sul ponte si aspetta il sindaco, nell’attesa qualche fotografia con i nostri beniamini. Ecco Serena Autieri, ma come sta bene? Stasera c’è anche Christian De Sica. Attempato, simpaticissimo, rovina per distrazione sulle tette di una signora, ma non se ne accorge. La poveretta sì, è perdonato e poi è simpatico veramente. “Il grande Battistoni ha voluto che al grande Trovajoli fosse intestato questo grande ponte”. Applausi: “Farei un bell’applauso anch’io al sindaco Alemanno”. Lo farebbe se solo potesse. Se cioè Umberto Broccoli, giornalista e archeologo, conduttore radiofonico e sovrintendente, potesse vestire i panni del fan. Mannaggia che non può. Broccoli è un egregio fantuttone, riesce a coniugare Eschilo e il cià cià cià, conosce Agamennone e Lando Fiorini. È un perfetto padrone di casa, e se solo non si fosse in campagna elettorale, farebbe l’applauso: “Vedo anche la signora Rauti”. Un bell’applauso dal cuore di Broccoli, il sovrintendente capitolino entusiasta del sindaco gattone. Alemanno, per l’emergenza Marino, si è fatto simpaticamente ritrarre con unmaestoso gatto di apparenti origini certosine (se almeno fosse stato persiano Broccoli avrebbe potuto parlare per ore sui confini, i tesori, l’arte e i mici della Mesopotamia) ed è giunto all’appuntamento con la signora Maria Paola, vedova Trovajoli, quasi in orario. “È in forma, asciutto, sicuro di farcela, temprato, voglioso di combattere”: il suo staff è strasicuro, anche questa volta vincerà lui. “Lo chiamiamo Rocky Balboa per la forza che mette nelle cose e la volontà di ferro”. Vedessi l’agenda! L’agenda di Gianni è pienissima di impegni “al mercato è un successo, e anche stamane al campo nomadi, proprio non riusciamo a capire”.
LUI C’È. È ottimista come qualunque candidato sia finito al ballottaggio, appare perdente ma sarà vincente: “Alla fine la spunterò”. E se piove la domenica del ballottaggio? “Meglio se piove”. Non si è ancora capito se il meteo aiuti oppure no. Certo che questo freddo che va e viene, e il cielo che sgrulla, come dicono i romani, a tradimento, produce confusione. “Da noi la gente viene, da Marino invece?”. Come abbia fatto a staccare Gianni di dodici punti è un mistero glorioso. “Ahò, siete una zecca, manco i cinesi!”. È Brignano che non trova conforto nella solitudine (deve trovare ispirazione perché è atteso sul palco per un breve ritratto umoristico). Sempre cineprese, cronisti affaccendati, microfoni e belle signore attempate: “Te faresti na fo to Enrì?”. C’è tutto il cinema delle fiction, volti televisivi amati e seguiti. Il meglio del meglio possibile. Abbiamo detto che c’è anche Enrico Montesano? Ingrigito ma vitale, fa ridere di meno ma pensare di più. Alemanno (gli avversari continuano a storpiargli il nome in Aledanno) ha fatto tutto quel che poteva. Ha inaugurato il parco Ottoboni, il Don Picchi, il giardino di via Statilia, Villa Lais, il tram 8 (due volte) il corridoio Laurentino e altre numerose opere a noi sconosciute ma ai romani no. E non troverà pace fino a quando anche l’ultimo filo d’erba non sarà festeggiato a dovere, come stasera. Il ballottaggio è una vera fortuna, beati gli italiani che ce l’hanno. da: Il Fatto Quotidiano, 31 maggio 2013