L’ottimismo resiste a ogni dubbio come quei pesci gatto che in acqua spazzolano ogni cosa e affamano ogni competitore. Letto dalla parte di chi sfida i compagni a ritrovare la passione sopìta le idee perdute le battaglie da fare e le parole da ricordare, il pamphlet che Walter Veltroni manda oggi in libreria (E se noi domani. L’Italia e la sinistra che vorrei, Rizzoli) è un abecedario utile, un memo da tenere sulla scrivania. Aprirlo e riaprirlo per ricordare le ragioni che fecero nascere il Pd e poi i motivi che hanno reso quella sigla deformata, decomposta, inutile. Procedendo all’inverso il libro raccoglie il plurimo fallimento di intere generazioni di dirigenti per le quali Veltroni è stato leader e anche, a suo modo, profeta. Oggi, lui scrive, è tempo di ripartire e trovare attraverso nuove parole la costruzione di un senso, di una rotta. Veltroni affronta nell’introduzione, appena presa tra le dita la biro, ogni eventuale malanimo circa le sue intenzioni: non ha scritto il libro per ritornare in campo, non vuol rifare il segretario del Pd, non desidera promuovere un suo bel castello di potere. Deve scriverlo, purtroppo.Continue reading