Il pallottoliere di re Giorgio e i fulmini del signor spread

“Non risolutivo”. Sta in questa negazione, che ricorre come fosse biada per un cavallo affamato, il buio che sembra ingoiare l’Italia. L’incontro al Quirinale tra il presidente della Repubblica e il premier incaricato è stato lungo, si suppone non facile ma assolutamente non risolutivo. E Pier Luigi Bersani, che non ha ricevuto un mandato a costituire un governo non ha nemmeno rinunciato a quel mandato. Non vivo, non morto. Un occhietto aperto e uno chiuso. Si sa che il Pd dice per ora no al Pdl e si sa che il Movimento 5 Stelle dice no al Pd. Ma, anche in questo caso, non è chiaro né certo se sia un no definitivo o provvisorio, se duri un giorno o una vita.Continue reading

Raffaele La Capria “Infelici e smisurati ecco il precipizio”

LO SCRITTORE CLASSE 1922: “IN ITALIA SI È PERSO IL SENSO DELLE COSE. LA POVERTA DI MASSA È FRUTTO DEI TROPPI PRIVILEGI E DELLE DISEGUAGLIANZE: NON CI ORGANIZZIAMO PER IL BENE COMUNE”


Un fato ci sovrasta e ci rende irriconoscibili e ci fa vivere una delle peggiori pene umane: sapere benissimo le cose che ci portano alla rovina e non avere alcun potere per evitarle. Come analisti dei nostri difetti siamo i migliori, Freud ci fa un baffo. Spietata ma inutile diagnostica. Non ce la facciamo a redimerci, è colpa di un diavoletto che ci conduce all’infelicità anche quando potremmo fuggirla. Abbiamo dato al mondo il senso della bellezza e adesso viviamo immersi nell’orrido quotidiano”. Raffaele La Capria usa ago e filo per illustrare i nostri malanni.
È CLASSE 1922: una roccia. Ha visto e descritto l’Italia devastata e ricostruita, il fascismo e la democrazia, la monarchia e la Repubblica. “Siamo destinati a una vita sregolata, succubi della dismisura, il principio base delle nostre nefandezze. Sorvoliamo sulla logica, sulla banalità quotidiana, sull’illustrazione piana delle cose che si devono fare e di quelle che non si devono fare. Il partito della dismisura, di cui siamo ferventi militanti, ci ha condotto al precipizio. Io guardo da qui, da questa poltrona e mi dico: ma è possibile tutto questo?”. Continue reading

Tra golpe, voto, colle e rughe

BERLUSCONI FA CAMPAGNA ELETTORALE CON L’IMU E VUOLE UNO DEI SUOI AL QUIRINALE
Il budello della metropolitana mi conduce dentro il popolo di Silvio, stretto tra Terenzio, commerciante di Lucca, sua moglie Linda, in festoso girovita tricolore e Paolo, avvocato romano molto arrabbiato. Sessantenni, nonni preoccupati e se non ci fosse Lui addirittura disperati. “Dobbiamo tutto a Lui, scrivi maiuscola, e siamo tutti con Lui e si vede e non ci potete fermare perché siamo tantissimi”. Tantissimi, è vero. Popolo attempato, del resto una ventina d’anni è passata dalle prime prove di piazza. Anche la deputazione parlamentare mostra un filo di rughe d’esperienza.Continue reading

Erri De Luca “Avanza un esercito di ex ammutoliti”

LO SCRITTORE, EX OPERAIO DI SINISTRA, ELOGIA LA POVERTÀ: “PROMUOVE ENERGIE POSITIVE, ALIMENTA LA NECESSITÀ DI RICONOSCERSI E DI RISCOPRIRE IL RUOLO NELLA SOCIETÀ”
Il calendario non ha barato questa volta. La primavera si apre davanti alla casa di Erri De Luca, superato Bracciano se provenite dal lago o appena dopo il cemento della Cassia se uscite da Roma. Vive da solo e vive qui, in questa abitazione ricavata da una stalla, “me la sono fatta con le mie mani e ne conosco ogni segreto”. Dietro questi mandorli in fiore vedi l’Italia. “Sono un osservatore del piano terra e certo annoto”. Iniziamo? “Ormai è molto tempo che il potere politico aizza sentimenti di spavento. Per un mucchio di anni siamo stati spaventati dal terrorismo, poi spaventati dalle azioni militari all’estero. Poi la criminalità comune, poi il pericolo dei migranti, dei diversi. Si è giunti a definire terrorismo i fischi in piazza”. Perché dovrebbe convenire al potere spaventare la gente? “Per ridurre le libertà del cittadino”.Continue reading

Ascanio Celestini “Godo se inveisco: sei tu il mio nemico”

L’ATTORE SPIEGA: “SIAMO CONTRO A PRESCINDERE PERCHÉ AL FONDO ABBIAMO L’IDEA CHE NESSUNO PIÙ CI PUÒ RAPPRESENTARE È FINITA LA COMUNIONE DI SGUARDI, TIPICA DEL SECOLO SCORSO”
Ascanio Celestini usa le parole come un muratore fa con le pietre. Messe una sull’altra, oppure lasciate a terra, tenute strette da un bisogno, da un sogno, da una bestemmia, realizzano un pensiero, ci conducono al fondo dei nostri dubbi. Vive in una borgata romana, “dieci centimetri sotto l’appartamento dove sono nato. La mia bottega è quella di mio padre, e mia moglie è figlia del nostro ex portiere. Ci stiamo costruendo una casa nuova nella parallela della via dove abito. Tutta la mia vita in cento passi o poco più”. Dalla borgata la crisi si vede più nera: “Cambiano i volti, sono facce scure, mediamente sole, e pronunciano parole violente. Frequento il bar e lì guardo e ascolto”. La violenza ci difende dalla paura, non ti pare? “Dalla solitudine direi. A Morena, il nome della mia borgata appena dietro Ciampino, non c’è abitante che non abbia sgobbato una vita. Uno, due, tre lavori insieme. Hanno la lavatrice (la lavastoviglie non tutti), ma due o tre televisori e il computer e la verandina e il sottotetto. Hanno il salotto e la cucina Scavolini. Ma sono soli. Si sono costruiti una solitudine con grande fatica. E vedono quel minimo senso di benessere sfuggirgli di mano, andarsene via”.Continue reading

Pietro Grasso e il voto dei grillini: contate fino a venti prima di scrivere

In venti giorni l’impresa edile che avevo chiamato per ripavimentare il bagno non è riuscita a completare il lavoro. E’ un classico. In venti giorni un ufficio comunale non riesce a stilare la lista degli aventi diritto all’asilo nido gratuito. Ci vuole almeno un mese. In venti giorni l’Asl non riesce a garantirti la visita medica. E necessita un mesetto, anche in tempi di crisi nera, per ritirare l’auto acquistata di prima immatricolazione.
Sono passati venti giorni dalle elezioni e il Parlamento ha due persone degne a presiedere Camera e Senato. Hanno conquistato la stima al di fuori della politica, sanno cos’è la vita, cos’è il lavoro. Anzi: hanno un lavoro. E conoscono la passione, la paura, il dolore. Se ci sono loro lì è perché venti giorni fa qualcosa di grande, imprevisto, straordinario è successo.
Dipende sempre da dove ti metti, da come guardi le cose, dall’amicizia che hai con la questione che devi affrontare. Se io fossi un elettore del Movimento sarei felice: quel voto del 24 febbraio ha già prodotto un cambiamento visibile, ha fatto saltare vecchie alleanze, ha trasformato i rapporti di forza ha mandato in panchina almeno a questo giro vecchie cariatidi. Invece si urla al tradimento e il Grillo, titolare della ditta, intima addirittura di dimettersi. E perché? Cosa avrebbero fatto questi mascalzoni di senatori? Se la paranoia, l’ossessione della diversità, il disgusto per qualsiasi confronto, fossero stati messi a tacere dalla testa piuttosto squinternata di chi invece dovrebbe dare buoni consigli, si sarebbe inteso che questi due eletti sono presidenti di tutti, devono garantire a tutti il diritto di ciascuno. Non governano, non devono essere di parte. Dov’è lo scandalo? Qual è questo benedetto scandalo?
Invece a parecchi di voi non va giù proprio che qualcosa, in soli venti giorni, sia potuta cambiare. Questi senatori che alcuni di voi già marchiano a fuoco hanno fatto un regalo alla democrazia, all’Italia, a voi stessi. Magari a vostra insaputa.


da: Il Fatto Quotidiano, 18 marzo 2013

Fedeli ma contrari alla linea senza bussola

IL VOTO PREMIA IL SEGRETARIO, MA LA VERITÀ È CHE NESSUNO SA DOVE SI STA ANDANDO. CIVATI: “CERCHIAMO UN ALTRO PREMIER”

Si è fatta la ressa persino intorno al disorientato Stumpo (Stumpo, senza nome proprio, dirigente addetto alle tessere) ed è la prova che se il Pd è senza bussola noi giornalisti siamo prede inconsapevoli degli eventi. Largo del Nazareno in verità è stretto e per affrontarlo la rediviva Rosa Russo Jervolino ha dovuto utilizzare i gomiti. Si è quasi spaventata: e che vorranno da me? Massimo D’Alema ha invece preso spunto dai microfoni infilati alla gola per riannodare il filo del suo discorso: “Un uomo di 65 anni che prende a calci i giornalisti è il nuovo, mah”. È stato l’unico momento di invidia verso Grillo, suo coetaneo. Lui, mannaggia, può usare i piedi non essendo uomo delle Istituzioni. “Vi ricordo che siamo in diretta” aveva avvertito Rosy Bindi aprendo la giornata della riscossa, questa degli otto punti. Non dite cavolate, please. Alessandra Moretti, la signora vicentina chiamata da Bersani a fare da portavoce, era alla toilette e non ha udito la raccomandazione. “Ci hanno scippato i voti”, ha detto indicando vari ladroni. Oramai la diretta era in corso, ed è subito stata offerta la prova regina della sconfitta. Se la Moretti pensa quel che dice, anzi se lo appunta persino, è chiaro che la logica – non la politica è fuori corso.Continue reading

Sogno infranto della rinascita affamata dai soldi

Quale gesto, quale fatto, quale disgrazia deve ancora accadere a Napoli? Il rogo della Città della Scienza è il rogo di una speranza. Degrada quella città a teatro selvaggio di ogni crimine e di ogni colpa e la apre alla paura che altro possa ancora accadere. Il nero infinito. Le fiamme hanno arso i musei, un falò maestoso sulla spiaggia è stata l’orribile visione. Quasi ventiquattr’ore è durata l’operazione di spegnimento: cosicchè tutti hanno potuto assistere alla rovina, ora per ora, capannone per capannone.
LA SPIAGGIA di Coroglio. Bagnoli, l’Italsider. Fu un sogno: ripulire il mare e l’aria, restituire al mondo intero l’anfiteatro naturale, la curva che si apre a Nisida, si distende verso Pozzuoli e chiude la vista dell’abitato ai pini marittimi, a un panorama magnifico, indimenticabile. Una cartolina. Togliere la puzza e il degrado, svuotare Bagnoli delle sue miserie. Era la palingenesi. L’idea di raccogliere sotto i capannoni la forza vitale della cultura avvinse e si dimostrò una proposta possibile, percorribile. Fu Vittorio Silvestrini, scienziato coraggioso e tenace, a rendere fattibile il sogno. Continue reading

Bersani è fuori, ora nomi nuovi

Stiamo ruzzolando verso le urne. Giugno, ora si dice. Un capitombolo ai confini dell’ignoto, una prova senz’appello di suicidio collettivo. Il vincitore, se mai dovesse accadere di vederne uno prevalere sugli altri, si troverebbe seduto sopra un cumulo di macerie. Pier Luigi Bersani dovrebbe guardare oltre la sua porta e la sua poltrona e valutare se non sia il caso, prima ancora di chiederlo a Grillo, di esibire un suo gesto di responsabilità. Come non comprendere che il proprio nome in campo, malgrado ogni buona volontà, edifica solo un muro di insulti, strangola la vita del Partito democratico dentro il rito consumato di una prova di forza inconcludente? Non è lo sconfitto che “stana” il vincitore di queste elezioni. E poi: perché mai il Movimento 5 stelle dovrebbe concedere la fiducia al capostipite dei suoi detrattori? Qual è la formuletta magica, la domandina finale: o così oppure a casa? Il tono padronale di questo aut aut, invece che ricomporre, allarga, dilata, chiama alla battaglia. Battaglia già persa, sconfitta annunciata. E se è impensabile per il Pd fare un governo della moralità pubblica col sostegno del più grande corruttore in circolazione, è indiscutibile che la sfida a cui è chiamato il maggior partito della sinistra è cercare, in ogni modo, un sistema che ponga l’Italia al riparo da una ulteriore prova elettorale che forse la manderebbe definitivamente in rovina. Servono occhi nuovi per guardare questo nuovo mondo. Esistono nomi di valore, personalità dal profilo adeguato a sollecitare nel variegato e caotico movimento grillino una riflessione, una prova di fiducia, magari tecnica, per segnare l’idea di un cambiamento possibile, da subito. Questo giornale ha già illustrato l’esperienza e le qualità di Stefano Rodotà. Altri, come per esempio Fabrizio Barca, potrebbero ugualmente essere chiamati a immaginare (servirà uno sforzo davvero creativo!) una via di fuga, una luce alla fine di questo tunnel.

da: Il Fatto Quotidiano, 5 marzo 2013

Elezioni 2013, cari (e)lettori, facciamo due conti?

Cari amici, utilizzo in queste ore in modo piuttosto intensivo lo spazio che ilfattoquotidiano.it mi mette a disposizione. Credo che la situazione politica e civile del Paese meriti però il massimo dell’attenzione e della riflessione.
Andiamo dunque per ordine.
Il capo dello Stato sta orientadosi chiaramente a incaricare una personalità al di fuori del Parlamento (si parla insistentemente del governatore della Banca d’Italia), che trovi sulla base del suo programma la maggioranza sufficiente per comporre un governo di emergenza. Delle quattro forze rappresentate, una è dichiaratamente indisponibile a farne parte. Una seconda, quella intorno a Monti, non ha i numeri per segnare col suo voto la tenuta dell’esecutivo. Non c’è altra scelta: Pd e Pdl dovranno votarlo.Continue reading