La notte è stata assai più breve del previsto e mister Ombra, il dottor Enrico Bondi, ha lasciato il ministero dell’Economia abbandonando le sue rinomate forbici sulla scrivania senza neanche il tempo di riporle nel cassetto. Scomparso ai radar, evaporato in un istante. Dello squadrone tecnico il chimico Bondi (78 anni appena compiuti) sarà ricordato come il più disinvolto e veloce moralizzatore della vita pubblica italiana. Venne, vide e fuggì via. Chiamato a tagliare la spesa, per sopravvenuti e imprevisti impegni di partito ha dirottato la sua ombra sulla mole di candidature che oramai sommergono il professor Mario Monti. Toglierà le spine alle rose e firmerà la più possente review elettorale che la politica ricordi. Che esista è certo, dove sia nessun lo sa.Continue reading
Montalcini, quanto ci mancherà Nostra Signora della Scienza
RITA LEVI HA CONOSCIUTO LE PERSECUZIONI RAZZIALI, L’ESILIO E LE INFINITE DIFFICOLTÀ DE L L’ESSERE DONNA E STUDIOSA. L’ITALIA HA PERSO UN MODELLO DI RIGORE INTELLETTUALE
Il ricordo di Stato, la camera ardente, perfino le presenze istituzionali più imbarazzate e ipocrite accompagnano Rita Levi Montalcini, grande scienziata e grande italiana, nel viaggio verso la cappella di famiglia del cimitero ebraico di Torino. Un secolo e più di vita, 103 anni sono un altro record, per una donna così fragile e così forte. Ha vissuto la guerra e due mondi, ha conosciuto la violenza fascista, la paura, l’esilio, l’emancipazione e infine l’onore. Prima in tutto: nella forza del coraggio, nella sconfinata fede nella scienza e nel suo mestiere di ricercatrice, nel ruolo di donna. “Io sono anche mio marito”. L’orgoglio maestoso, la fierezza del ruolo e la convinzione di una battaglia assoluta per l’identità femminile l’hanno trasformata nel lungo tempo della sua opera ad emblema di come una donna possa fare tutto e sempre essere prima. Nasce a Torino nel 1909 da famiglia ebrea, dopo la laurea e nel pieno delle leggi razziali, che ne segnano il carattere e l’identità politica, decide di lasciare l’Italia. Va negli Stati Uniti e lì prosegue, arricchendola, la sua ricerca sui fattori di contrasto alle degenerazioni nervose e alle altre patologie neurologiche. Va poi in Brasile. L’Italia la conosce nel 1986, quando viene chiamata a Stoccolma per ricevere il Nobel per la Medicina in ragione della scoperta del fattore di crescita delle fibre nervose. È quella cerimonia solenne che rimanda nelle case del nostro Paese questa donna minuta e già anziana, ma integra nel suo portamento, dalla voce flebile ma dalle convinzioni ferme. Non ha il volto dell’amica, parla da professoressa. È la sua vita, la sua intelligenza a rimarcarne sempre la capacità, e la voglia di segnare una distanza e obbligare all’ossequio, al rispetto.Continue reading