Lasciare questo posto è come dire a un prete di restituire la tonaca. É difficile capire la mia condizione e non voglio esagerare: ma senza la politica io muoio. Non ho faccende da sbrigare, né clientele, né tessere né affari. É questa aria che temo mi manchi, l’ossigeno che ti fa campare”. Dev’esserci amore e chi vuole ci creda. Cesare Marini ha superato da un po’ la settantina, agiato di condizione e con un portafoglio di legislature plurime. Eppure non ce la fa a dire addio. Ha chiesto la deroga al Pd, che gliel’ha data iscrivendolo nel registro degli anziani, i cosiddetti veterani. C’è qualcosa che oltrepassa il potere e prende la testa, un registro mentale che – malgrado tutto – respinge l’idea di archiviare il Palazzo persino quando esso sia finto, magari appariscente come quei fondo tinta che celano il viso sciupato e ferito dagli anni. La cattiva reputazione della politica sembra non sia sufficiente a far mollare la presa. Pochi si ricordano tra coloro che hanno smesso, hanno rotto l’incantesimo. Per esempio Raffaele Della Valle, l’avvocato di Tortora, capogruppo agli albori berlusconiani. “Avvocato ero e avvocato torno ad essere”. Così lui, e così ha fatto – per un solo tempo –Giuliano Pisapia, terminato il mandato è tornato a Milano, nel suo studio. Ma ci è rimasto poco.Continue reading